Il rifugio dello scrittore

Tutorial - Il prologo

La struttura del Racconto / Romanzo

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    Carissimi,

    la domanda è ricorrente ma, il più delle volte, otteniamo una risposta più o meno vaga.
    In questa sede, sebbene non intraprenderemo "un trattato", scopriremo che cos'è un prologo.
    Iniziamo col dire cosa non è:

    non è l'introduzione
    non è la prefazione
    non è l'incipit
    non è la premessa
    non è la trama
    non è il soggetto
    non è la sinossi
    non è la dedica
    non è il ringraziamento


    Il prologo nasce in tempi assai remoti, nelle tragedie greche, quando le stesse erano mostrate in una nuova veste: l'opera teatrale, con attori, trucchi di scena, scenografie e... pubblico pagante.
    A quei tempi lo spettatore necessitava di aiuto nella comprensione di ciò che, in seguito, avrebbe visto e sentito. Pertanto un attore, delegato al prologo, si presentava sul palcoscenico e narrava in versi oppure in linguaggio forbito, e comunque con piglio prosaico, i fatti salienti, tramite un monologo con cui esternava l'antefatto, che aveva funzione preparatoria.
    Parlava delle famiglie coinvolte, dei figli e gli altri parenti, dei loro fatti, o misfatti, del potere che esercitavano sul popolo, o su altre famiglie altolocate. Spiegava "che cosa era accaduto fino a quel momento", sia alle persone citate e sia la situazione della guerra, di un amore o delle gesta eroiche trascorse. L'attore esternava in rigoroso tempo al presente e, per i tratti in cui gli avvenimenti concernevano i trascorsi remoti, usava il presente storico, ancora oggi usato in alcune occasioni dai giornalistici storici, appunto.
    Il prologo serviva a far capire agli spettatori il punto temporale esatto, e la situazione scenica in cui, al termine della narrazione, iniziava la recitazione vera e propria, nello splendore della scenografia.

    Oggi, in narrativa creativa, il prologo non è affatto necessario, a meno che la storia non sia complicata a tal punto da meritare una o più spiegazioni prettamente tematiche che facilitino la comprensione dei più minuziosi dettagli storico-ambiental-temporal-contestuali.
    Se abbiamo scritto una storia inventata ma ambientata nella Francia napoleonica, allora il prologo potrà servire per spiegare la situazione politica di quel momento, il perché Napoleone fu generale già a ventisette anni, chi era suo padre, com'era stata la sua infanzia... Come si comportavano le persone comuni, se mangiavano, se tutti lo adoravano, oppure l'avrebbero... ...

    In definitiva, il prologo è un antefatto, utile alla comprensione di quel che avverrà in seguito, nella storia che andremo a costruire e concertare.


    Tuttavia, se ci priviamo del prologo, nel racconto o nel romanzo non lasceremo nulla al caso e non avremo dato nulla per scontato poiché ciò che scriviamo dovrà risultare comprensibile a chicchessia, dal muratore all'architetto, dal giornalaio al giornalista, non solo ai "litterati".

    Oggi, il genere che meriterebbe un prologo, è il Fantasy, ma soltanto se cogliamo la necessità di spiegare su quale pianeta siamo, sul perché ci sono draghi volanti e senzienti che prima non c'erano, persone con poteri sovrannaturali, che prima non ne avevano, contadini diventati o scopertisi maghi, sacerdotesse, oracoli e quant'altro esuli dalla realtà concreta e risaputa. Un cavallo ha quattro zampe, ma se per noi ne ha sette, ecco che il dettaglio va argomentato.

    Stesso valore, sebbene in fatto di tecnologia, assume il genere fantascientifico poiché se le persone abitano in palazzi sospesi per aria, dovremo, almeno, spiegare che si tratta di tecnologia anti-gravitazionale, scoperta dal "Prof. XYZ, nel tardo 2126".
    E così altri dettagli sui mezzi di trasporto, tipo di propulsione, perché svolazzano nelle città alla stregua di bolle di sapone governabili dal pilota...
    Se abbiamo "armi a particelle", nel prologo dovremmo scrivere che nella storia ci sono anche quelle "al plasma", quelle "laser", quelle paralizzanti, quelle neuro attive...

    L'altro genere che merita un prologo è il Fantapolitico (sovente confuso col Post atomico o con il Catastrofico).
    Spiegheremo il tipo di governo, le leggi, le conquiste sociali, oppure le regressioni (schiavitù, privazione dei diritti), i ceti, le caste, i poteri delle forze dell'ordine, le modalità con cui si svolge e dirama la gerarchia dell'ordine pubblico...

    Se siamo capaci di comunicare ogni cosa, ogni minimo dettaglio, all'interno del narrato, allora il prologo si rende totalmente inutile. Non sarà bello, né figo... un prologo, che prologo non è.




    Fonte: autonoma (me medesimo).

    Edited by Axum - 17/10/2017, 01:03
     
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    La poesia non ha bisogno di seguaci, ma ... di amanti

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    Compreso e sistemato nella valigetta di cui all'incipit! Sei un grande Axum! ;)
    Ps: Mi è piaciuta assai l'idea fantascientifica, nel durante delle spiegazioni, dei palazzi fluttuanti...dove più nessun terremoto li colpirebbe! :D
     
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    Madadayo!

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    Mhh sono un pò confuso a dire il vero.

    Ho sempre visto il prologo come una cosa direttamente collegata
    ai personaggi o alle vicende. Della serie: nel prologo assistiamo alla
    nascita della principessa salvata dal fedele cavaliere prima che questa
    venga assassinata dal malefico consigliere.

    Cosicché quando la storia inizia, anni dopo, sappiamo chi è la principessa e che
    un giorno dovrà tornare a vendicarsi e a riprendersi il trono.

    Forse mi starò magari confondendo con l'incipit...
     
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  4. Liborio
     
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    Se ho ben inteso, il prologo è un quadro; e, come tale, un accessorio non sempre necessario. Grazie
     
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    "A trattar le persone secondo il merito, chi mai si salverebbe dalle frustate?"

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    Xarthin avevo anch'io la stessa convinzione. Ne approfitto per porre una domanda in merito.
    Scena iniziale
    Pippo viene trovato morto in un vicolo e il commissario Basettoni arriva sul luogo del crimine per investigare.
    Capitolo 1,2,3,4...
    Si inizia a narrare la storia di Topolino e le sue indagini, fino a quella in cui, insieme a Pippo, incontra due criminali che uccidono appunto Pippo. La storia procede e Topolino vendica l'amico. Fine.

    Come si definisce quel capitolo iniziale, apparentemente slegato dalla storia, il cui senso si coglie solo a un certo punto della trama?
     
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    Quindi se volessi fare che nel mio prologo ci fosse un salto temporale in un'altro posto, non potrei farlo?
     
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    Ti faccio un esempio:

    Quell'ombra che si aggira nella notte è alla ricerca di un tesoro che non consiste in pietre preziose e metalli luccicanti. Approfittando delle tenebre, col favore del mantello scuro, penetra nell'edificio e...

    Il tempo al presente è fondamentale per un prologo, e lo è anche lo stile "forbito", a tratti altisonante, proprio come se a parlare fosse un attore sul palcoscenico. I salti temporali sono proprio alla base, perché, pur esponendo il tutto al presente, ci si riferisce a qualsiasi episodio già avvenuto (presente storico). :)
     
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6 replies since 16/10/2017, 23:07   206 views
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