Il rifugio dello scrittore

Non ho ancora in mente il titolo per la mia storia

Prologo

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    L’oscurità era scesa col tramontare del sole, in un cielo completamente nero, tranne che per le stelle. Neppure la luna era presente in quella notte buia.
    D’innanzi ad una montagna, qualcuno stava fissando una montagna verde con delle spirali nere che si stagliavano in alto. L’individuo indossava un mantello nero, il cui colore lo mimetizzava con le tenebre, che ricopriva tutto il suo corpo fino ai piedi, con tanto di cappuccio che gli copriva il volto, e un paio di guanti della medesima tonalità. Con la mano sinistra reggeva un bastone di bambù e, sulla destra, indossava un anello d’oro con un sigillo a stella a cinque punte fatta di lapislazzuli.
    Quell’individuo poggiò il suo bastone a terra e tirò fuori dalla sua veste un libro dalla copertina color carne putrefatta, su cui c’era un volto urlante di sofferenza con gli occhi color sangue. Lo aprì cercando tra i contenuti di esso e, trovando quello che cercava, iniziò a leggere le parole che vi erano scritte. Mentre lo faceva la terra cominciò a tremare e una voragine si aprì vomitando fuoco, da essa si potevano sentire urla di dolore. Dalla essa spuntò fuori una zampa leonina, e tirò su con forza per far emergere il proprietario, una creatura dal corpo da leone e la testa d’asino. L’individuo incappucciato non perse tempo e corse verso la creatura prima che uscisse fuori completamente dalla voragine, e poggiò l’anello sulla sua fronte. Il contatto del sigillo sulla fronte della creatura fu molto bruciante, come se fosse incandescente e la bestia cacciò un ruggito di dolore. Quando il contatto si concluse, sulla fronte dell’essere era apparso il segno della stella a cinque punte, come se fosse stato marchiato a fuoco.

    «Dannazione,» disse la creatura, dopo aver finito di emergere «Proprio quando finalmente posso riemergere nel mondo, mi tocca questo?» Il suo sguardo si posò poi sull’anello dell’individuo. «Ma dimmi, mago, come hai fatto a trovare quel maledetto anello?»

    «Non sono affari tuoi». Rispose quest’ultimo con una voce metallica e distorta mentre recuperava il bastone. «Piuttosto, ora che sei sotto il mio controllo ti dirò tutto, devo rubare qualcosa, ed ho bisogno che tu mi aiuti».

    «Se volevi rubare qualcosa, perché non me lo hai chiesto e basta? Io adoro aiutare i ladri. Ma almeno, quando mi hai evocato, sapevi chi stavi chiamando?»

    «Certo che lo so. Sei Valefar, duca degli inferi, e demone dei ladri. Ed è per questo che non mi fido di te. Comunque, per questo furto, ho bisogno che tu mi crei un diversivo mentre prendo quello che voglio». Puntò l’anello verso di lui e continuò «Raduna le tue legioni e attacca immediatamente quel posto» spiegò indicando le spirali sulla montagna, «Aspetta ovviamente che sia dentro prima di agire. E quando sarò scappato potrai ritirarti, ovviamente richiudi il passaggio quando sarai scappato, non lasciare alcuna traccia di tè e, nel caso ti catturassero, non dire chi ti ha ordinato di fare questo».

    «Perché non mandi direttamente me, dato che ormai mi hai chiamato?»

    «Pensi che mi fidi abbastanza di te da farti vedere cosa voglio prendere o affidartelo anche solo momentaneamente? Mi occuperò personalmente e da solo di quello che voglio rubare».

    «E perché hai chiamato proprio me allora? Lo sai che esistono demoni più potenti e battaglieri di me, e con una maggiore quantità di legioni».

    «Ovvio. Ma, se chiamassi uno qualunque di loro, mi serberebbe rancore per il fatto che lo abbia scomodato per farci poco e niente, mentre tu, nonostante ti abbia costretto, sarai più che felice, di contribuire ad un furto, indipendentemente dal suo contesto».

    «Vedo che mi conosci bene. E hai ragione. Se chiamassi un demone più pericoloso e lo sottomettessi, facendogli fare qualcosa di troppo piccolo per i suoi gusti, non smetterebbe mai di cercare una scappatoia per provare a vendicarsi».

    «Se hai finito di parlare possiamo procedere. Vai a chiamare le tue legioni e attacca laggiù»

    «D’accordo,» rispose il demone, «Farò come dici».

    «Un ultima cosa. Quando avrò fatto ti invierò un segnale. E quello sarà il momento giusto per tornartene da dove sei venuto».

    Chiarito quell’ultimo dettaglio, il demone annuì e tornò nella voragine.
    Il mago, sicuro del fatto che avrebbe obbedito all’ordine, grazie all’anello, che si tolse mettendolo in tasca insieme al libro, si avviò verso le grandi spirali nere.
    Camminando verso la montagna le spirali diventarono sempre più grandi, fino a quando lo sovrastarono completamente.
    La figura incappucciata si fermò all’angolo di un incrocio riparato da una recinzione. Si concesse di ammirare lo spettacolo offertogli da quel posto. Le spirali nere sulla montagna, erano in realtà erano enormi edifici, senza porte né scale, ma solo delle grandi finestre che si alzavano imponenti in cielo, un fiume scorreva nel bel mezzo di quella che pareva una strana città fino ad una cascata, gli alberi aggiungevano un tocco decorativo alle strade di pietra compattata insieme. Ciò che saltava più nell’occhio era il fatto che la città era gigantesca e fuori misura rispetto a lui. Edifici, strade, tutto enorme sproporzionato e fuori misura, facendolo apparire piccolo ed insignificante in quel posto glorioso, anche se questo non gli avrebbe impedito di mettere in atto quello che aveva in mente. Tutto era stato pianificato nei minimi dettagli, con la massima cura e attenzione. Aveva passato notti a imparare la topografia del luogo, capire gli spostamenti delle guardie in modo da capire il momento giusto per passare e ad individuare dove si potesse ubicare ciò che cercava. Di solito non si esponeva direttamente, ma per quello che voleva fare questa volta era fondamentale che agisse di persona. A tal fine si era camuffato, curandosi anche di sostituire il bastone del potere che adoperava di solito, per non farsi riconoscere. Non poteva permettersi di fallire, lo sapeva fin troppo bene. Se gli abitanti avessero scoperto la sua presenza sarebbe sicuramente stata la sua fine. Un piccolo errore e tutto sarebbe andato in fumo.
    Come se lo avesse profetizzato, un’ombra gigantesca si stava avvicinando in volo dirigendosi verso di lui e, prima che riuscisse a vederlo, si buttò a terra mettendosi nel bel mezzo del recinto. Fortunatamente l’ombra passò e lui poté proseguire.
    Giunto di fronte all’enorme parete rocciosa di uno degli edifici che stavano proprio vicino alla cascata, puntò la propria mano contro sé stesso e cominciò a pensare a qualcosa di terribile che scatenasse la sua rabbia, ma anche a qualcosa di felice per tenerla sotto controllo, compiendo anche gesti precisi e complessi con la mano. Il mago cominciò ad essere sempre più sfocato, fino a diventare trasparente come un fantasma. Dopodiché si addentrò dentro all’edificio, passando attraverso il muro, ritornando poi tangibile. Fatto questo il suo corpo fu pervaso da una stanchezza micidiale, come se avesse fatto una lunga corsa. L’incantesimo era stato faticoso, ed ora aveva bisogno di riprendere fiato. Avrebbe dovuto farne a meno quando sarebbe scappato al ritorno.
    Recuperate le forze, si avventurò per il corridoio oltre il muro, arrivando ad una rampa di scale gigantesche e fuori misura che portavano verso il basso, non sorprendendosi della cosa, dato che le erano per qualcosa di molto grosso.
    La scalinata era molto lunga, ed era difficile scendere ogni gradino senza rischiare di farsi male. Alla fine vide un bagliore di luce arancione che veniva verso il basso, e vide il fondo delle scale. Improvvisamente vide un ombra proiettata dalla luce e, capendo cosa fosse, si buttò a terra in un angolo e si coprì completamente con il mantello, coprendo anche il suo bastone, mimetizzandosi con il colore nero delle scale. Il cuore gli batteva forte per la paura mentre i passi si facevano sempre più forti. Alla fine dalle tenebre vide passare un grosso drago che andò oltre non accorgendosi della sua presenza, non voltandosi neanche verso la sua direzione. L'animale aveva il muso da rettile, denti e corna appuntiti ed era ricoperto di squame color giallo. Mentre andava avanti, il cuore gli batteva forte per la paura. Se quella bestia lo vedeva o fiutava, sarebbe stata la fine per lui. La tensione continuò per tutto il momento in la bestia continuava a passare d’avanti a lui, ma continuò anche quando passò oltre ma fu ancora visibile. Solo dopo che fu abbastanza lontano da non farsi più vedere il mago tirò un sospiro di sollievo, per il pericolo scampato.

    Meno male. Pensò. L’incantesimo per isolare il rumore del battito del mio cuore ed il mio odore ha funzionato anche su di lui. Per fortuna questi sciocchi non hanno preso le adeguate precauzioni e contro le cose di taglia piccola.

    Recuperando il controllo continuò ad avanzare e, raggiunta la luce, entrò nella stanza illuminata. Essa era come un’enorme cupola sotterranea. C’erano miriadi di tesori e gioielli sparsi sul pavimento. Intere montagne di ricchezze a perdita d’occhio, monete d’oro e d’argento, pietre preziose, armi rare e di pregiata fattura, illuminate solo dalle luci di flebili fiammelle. Ignorò tutto quanto come se si trovasse davanti ad una montagna di banale ciarpame. Il suo obiettivo era un altro ben più prezioso di quei ninnoli. Sollevò un poco la mano e iniziò ad agitare le dita, mentre la sua mente rievocava di nuovo una rabbia, facendo attenzione a tenerla sotto controllo. Sbatté a terra il bastone e una brezza leggera si levò alle sue spalle. Il mantello iniziò a muoversi in tutte le direzioni e il suo corpo parve perdere peso. Come un foglio di carta, fu sollevato in aria e, levitando sopra le grosse ricchezze, si mise alla ricerca di quello per cui era venuto. Venne attratto all’improvviso dal rumore di un lento e possente respiro di qualcosa di molto grande e, dirigendosi in direzione di quel rumore, vide adagiata sopra le immense montagne d’oro e gioielli un altro drago, questa volta addormentato. L'animale, a differenza del precedente, era leggermente più piccolo e aveva le squame color argento. Respirava facendo sollevare le squame del dorso, la coda continuava a fare scatti nervosi nel sonno facendo tentennare i filamenti posti sulla punta. Uno spostamento dell’ala da pipistrello gli mostrò che il drago teneva amorevolmente e delicatamente tra le zampe artigliate un uovo.

    Molto bene. Lei deve essere la mamma del piccolo. Ora devo aspettare e trovare l’uscita che ho visto dall’esterno.

    Così, muovendosi con attenzione e prudenza per i muri, trovò un corridoio scavato nella pietra, che conduceva fuori verso l’esterno. Il corridoio probabilmente, insieme ad altri, che erano nella stanza, serviva a far entrare aria in essa. E, anche se era troppo piccolo per un drago, era abbastanza grande per lui. Localizzato il punto, si nascose tra le montagne di tesori ed attese continuando a tenere d’occhio il drago. Come aveva previsto, dopo un’attesa non troppo lunga, si udì il rumore di un’esplosione proveniente da fuori, il cui rumore svegliò la dragonessa. Inizialmente rimase a guardare il suo uovo, ma poi, sentendo il rumore di altre esplosioni, decise di andare a controllare cosa stesse succedendo, lasciando la stanza incustodita. Per sicurezza decise di aspettare ancora un po’per assicurarsi che la madre del piccolo si fosse allontanata completamente.
    Durante l’attesa sentì delle voci venire appena fuori dalla stanza.

    «Ma cosa sta succedendo?» disse una voce femminile.

    «Siamo sotto attacco, devo andare a combattere». Rispose una voce maschile.

    «Vengo con te, non ti lascio solo. E l’uovo è al sicuro qua sotto Andiamo».

    Dopodiché udì dei rumori di passi che si allontanavano sempre di più. Quando il suono scomparve completamente, si avvicinò all’uovo, tirò fuori, una lunga borsa nera dal mantello, e ce lo mise dentro. Poi, cominciò a correre verso il corridoio di roccia, con l’uovo nella sacca e vi entrò dentro. Mentre correva poteva sentire sempre più forte i rumori del trambusto di fuori.
    Arrivato alla fine del corridoio vide la cascata ed il vuoto che passava dal buco nella roccia, e, non volendo perdere tempo, puntò il bastone del potere verso l’altro e si gettò nel vuoto. Mentre cadeva il bastone si illuminò di una luce flebile, e la caduta del mago rallentò notevolmente, come se fosse diventato leggero come una piuma. Una volta atterrato sul fondo della cascata, cominciò a correre, non osando neppure voltarsi per vedere la battaglia che infuriava tra draghi e demoni.
    Alla fine arrivò all’ingresso di una caverna e, voltandosi, vedendo in lontananza il fumo, le esplosioni, e le fiammate che stavano accadendo alla città dei draghi, alzò il bastone in alto e sparò un raggio di energia verde da esso. Dopodiché si inoltrò all’interno del corridoio oscuro scavato nella roccia.

    *



    I draghi stavano festeggiando la vittoria, quando videro che i demoni si erano ritirati. Le truppe le inseguirono, e videro inoltrarsi nella voragine di fuoco che si chiuse poi sotto i loro occhi. Dopo aver ispezionato tutto il perimetro per vedere se c’erano altre voragini, conclusero che il tutto era di nuovo sicuro.

    «Li abbiamo sconfitti e non abbiamo subito perdite». Disse un drago marrone. «I danni che hanno fatto possono essere sistemati»

    «Ma non pensate che sia strano? Non erano dei demoni di grado eccessivamente alto, e non erano così numerosi da attaccare e distruggere la città. Oltretutto come sono arrivati qui? Non possono averci trovati da soli. E non pensate che sia stato troppo facile?» commentò un drago color verde.

    «Non mi sorprenderebbe se fosse stata opera di Jormungand». Propose un drago viola «Quello è capace di tutto».

    Durante la discussione, che poteva protrarsi parecchio, dove vennero tirate fuori le più svariate teorie, un drago d’oro si fece sentire da tutti e disse.

    «Questo doveva essere un diversivo per qualcosa! Tornate nei vostri nidi, presto!»

    A quelle parole i draghi si sbrigarono ad obbedire.
    La dragonessa d’argento e quello giallo tornarono nella loro tana, e cominciarono a scendere le scale con una grande preoccupazione nel cuore. Quando alla fine arrivarono nella stanza del tesoro, videro con grande orrore che l’uovo era scomparso senza lasciare traccia. La dragonessa d’argento si sentì mancare il fiato a quella vista. Entrambi i draghi fiutarono disperatamente per sentire l’odore del ladro ma non sentirono nulla.
    Allora tornarono all’uscita e diedero l’allarme. Ma, per quanto i draghi cercarono di aiutarli, non riuscirono a trovare l’uovo, né a capire chi fosse il responsabile di quella tragedia.

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    Versione vecchia 2

    L’oscurità era scesa col tramontare del sole, in un cielo completamente nero, tranne che per le stelle. Neppure la luna era presente in quella notte buia.
    Un’ombra si aggirava furtivamente, protetta dal favore delle tenebre. Vista più da vicino si poteva distinguere una persona avvolta in un mantello nero che ricopriva tutto il suo corpo fino ai piedi, con tanto di cappuccio che gli copriva il volto, e un paio di guanti della medesima tonalità. Con la mano destra reggeva un bastone di bambù e, su di essa, indossava un anello d’oro con un sigillo a stella a cinque punte fatta di lapislazzuli.
    La figura incappucciata si fermò all’angolo di un incrocio riparato da una recinzione. Si concesse di ammirare lo spettacolo offertogli da quel posto. Enormi edifici neri, costruiti a spirale, senza porte né scale, ma solo delle grandi finestre, si alzavano imponenti in cielo, costruiti in una pendente area di montagna, su cui scorreva un fiume che portava a una cascata, gli alberi aggiungevano un tocco decorativo alle strade di pietra compattata insieme. Ciò che saltava più nell’occhio era il fatto che la città era gigantesca e fuori misura rispetto a lui. Edifici, strade, tutto enorme sproporzionato e fuori misura, facendolo apparire piccolo ed insignificante in quel posto glorioso, anche se questo non gli avrebbe impedito di mettere in atto quello che aveva in mente. Tutto era stato pianificato nei minimi dettagli, con la massima cura e attenzione. Aveva passato notti a imparare la topografia del luogo e ad individuare dove si potesse ubicare ciò che cercava. Di solito non si esponeva direttamente, ma per quello che voleva fare questa volta era fondamentale che agisse di persona. A tal fine si era camuffato, curandosi anche di sostituire il bastone del potere che adoperava di solito, per non farsi riconoscere. Non poteva permettersi di fallire, lo sapeva fin troppo bene. Se gli abitanti avessero scoperto la sua presenza sarebbe sicuramente stata la sua fine. Un piccolo errore e tutto sarebbe andato in fumo.
    Come se lo avesse profetizzato, un’ombra gigantesca si stava avvicinando in volo dirigendosi verso di lui e, prima che riuscisse a vederlo, si buttò a terra mettendosi nel bel mezzo del recinto. Quando l’ombra passò oltre, l’individuo incappucciato tirò un sospiro di sollievo e proseguì.
    Giunto di fronte all’enorme parete rocciosa di uno degli edifici più vicini, puntò la propria mano contro sé stesso e cominciò a richiamare alla mente i suoi sentimenti più forti, accompagnandoli a gesti precisi e complessi della mano. A chi fosse capitato di vedere quella persona, l’avrebbe vista farsi sempre più sfocata fino a diventare trasparente come un fantasma. Dopodiché si addentrò dentro all’edificio, come se non ci fosse alcun muro, ritornando subito tangibile.
    Al suo interno, trovò un altro corridoio enorme e, proseguendo, arrivò ad una rampa di scale gigantesche e fuori misura, ed iniziò a salirle, trovando serie difficoltà in ogni gradino. Ma mentre passava si accorse di nuovo di una gigantesca creatura, che stava passando per le scale. Si appiattì allora all’angolo del gradino, e la vide mentre passava oltre lui. Il cuore gli batteva forte per la paura. Se quella creatura lo vedeva o fiutava, sarebbe stata la fine per lui. La tensione continuò per tutto il momento in cui la creatura passò d’avanti, fino a quando non si passò oltre. Il tipo incappucciato tirò un sospiro di sollievo.

    "Meno male. L’incantesimo per isolare il rumore del battito del mio cuore ed il mio odore ha funzionato anche su di lui. Per fortuna questi sciocchi non hanno preso le adeguate precauzioni contro le cose piccole."

    Passato il momento di paura, quando la creatura si fu allontanata, proseguì nel corridoio, fino ad entrare in una gigantesca, vasta stanza dove trovò miriadi di tesori e gioielli sparsi sul pavimento. Intere montagne di ricchezze a perdita d’occhio, monete d’oro e d’argento, pietre preziose, armi rare e di pregiata fattura, illuminate solo dalle luci di flebili fiammelle. Ignorò tutto quanto come se si trovasse davanti ad una montagna di banale ciarpame. Il suo obiettivo era un altro ben più prezioso di quei ninnoli. Sollevò un poco la mano e iniziò ad agitare le dita, mentre attingeva di nuovo alle sue più forti emozioni, facendo attenzione a non perdere il controllo. Sbatté a terra il bastone e una brezza leggera si levò alle sue spalle. Il mantello iniziò a muoversi in tutte le direzioni e il suo corpo parve perdere peso. Come un foglio di carta, fu sollevato in aria e, levitando sopra le grosse ricchezze, si mise alla ricerca di quello per cui era venuto. Venne attratto all’improvviso dal rumore di un lento e possente respiro di qualcosa di molto grande e, dirigendosi in direzione di quel rumore, vide adagiata sopra le immense montagne d’oro e gioielli un’enorme bestia addormentata. Un drago. L'animale aveva il muso da rettile, denti e corna appuntiti ed era ricoperto di squame color argento. Respirava facendo sollevare le squame del dorso, la coda continuava a fare scatti nervosi nel sonno facendo tentennare i filamenti posti sulla punta. Poi eccolo! Uno spostamento dell’ala da pipistrello gli mostrò ciò che più desiderava: un uovo, grande quanto quello di uno struzzo, che il drago teneva amorevolmente e delicatamente tra le zampe artigliate.
    Si avvicinò lentamente alla bestia. Quando fu abbastanza vicino, puntò la mano libera verso l’uovo e cominciò a pronunciare la formula nella mente per evitare di svegliare la creatura, ed ecco che l’uovo si sollevò in aria, e volò verso di lui, fino ad arrivare nelle sue mani. Era pesante, leggermente ruvido, ma soprattutto era caldo. Poteva percepire chiaramente la vita che pulsava dentro di esso.
    Non c’era tempo per fare altre considerazioni, la madre si sarebbe svegliata presto, percependo la mancanza della sua prole. Lui era potente, ma non abbastanza per fronteggiare la furia di una simile creatura. Così allora cominciò ad andarsene, muovendosi il più velocemente possibile, facendo attenzione a non rompere l’uovo. Questa volta fu più facile uscirne, dato che gli bastò solo levitare ad una finestra più vicina e aprirla dall’interno.

    *

    Fuggiva correndo più veloce che poteva, con l’uovo stretto al petto. Quello che aveva attuato era pura follia, tuttavia l’adrenalina lo rendeva quasi euforico. Un ringhio agghiacciante fece vibrare gli edifici nel momento stesso in cui lui si ritrovò in strada. Come aveva intuito, la madre si era svegliata e aveva appena avvisato tutti gli altri. Gigantesche creature alate iniziarono a coprire il cielo, lanciando grida di rabbia. Accelerò ancora di più, richiamando quante più emozioni possibili, non era il momento di essere parsimoniosi. Entrare era stata la parte più facile, uscire vivo da lì avrebbe richiesto attenzione e fortuna. Sentì una vibrazione sorda nel petto.

    "Dannazione," pensò, "l’uovo sta rispondendo al richiamo materno."

    Fu proprio la prima a raggiungerlo. Gli piombò addosso nel disperato tentativo di bloccare quella figura incappucciata e recuperare il suo uovo, ma questa la schivò abilmente richiamando di nuovo le sue emozioni generando un’onda d’urto alle sue spalle che gli diede una momentanea spinta in avanti, mentre la madre, essendosi buttata nel vuoto con troppa velocità, finì per sbattere contro un palazzo con grande violenza, mentre la figura atterrò in piedi e continuò a muoversi dirigendosi verso i confini della città. Altri draghi erano giunti nel frattempo a dare man forte. Fu allora che il ladro sollevò il bastone, dalla cui punta scaturì una luce abbagliante, che accecò momentaneamente i draghi, concedendogli un discreto vantaggio. Approfittando del disordine e della distanza raggiunta la figura si fermò, prese una pietra e la trasmutò. Adesso in mano aveva due uova identiche, se non fosse che all’interno di una delle due non era presente la vita. In quel momento una fiammata lo sfiorò. I draghi si erano ripresi e gli erano quasi addosso. Fu così che passò alla parte più complicata del suo piano. Si girò e scagliò la pietra trasmutata contro la madre che disperata fece di tutto per afferrare l’uovo senza riuscirci. Il falso uovo finì poco più in là e il drago si precipitò a cercarlo. Gli altri draghi però avevano un altro compito: uccidere l’intruso, il ladro, l’empio essere che aveva invaso la loro terra.
    Continuarono ad inseguirlo fino alle porte della città. Qui, il ladro si fermò. Rise mentre i draghi lo investivano con le loro fiamme e non si mosse. Il vantaggio guadagnato gli aveva permesso di fermarsi per concentrarsi. Quando il fumo si dissolse, di lui non vi erano più tracce.
    Le creature, credendo di aver assolto al loro dovere, tornarono indietro ad aiutare la madre nella ricerca del suo uovo, ma questa ormai aveva scoperto il tranello e il dolore per la perdita e l’umiliazione l’avevano devastata. Il suo compagno, per quanto affranto, tentava di consolarla, avvolgendola tra le sue ali, ma il dolore della femmina era incontenibile.
    Fu un evento cupo per i draghi quella notte. Qualcuno era riuscito a intrufolarsi nella città, a rapire uno dei loro piccoli, senza neanche che avesse avuto la possibilità di nascere, e a beffarsi di loro. Tornarono alle porte della città ma vi trovarono solo resti carbonizzati. Del vero uovo nessuna traccia.



    Versione vecchia 1
    una cosa che posso dirvi su questo prologo è che non l'ho scritto proprio io. Lo avevo scritto da solo all'inizio ma un mio beta reader poi me lo aveva revisionato perché lo riteneva pieno di errori ed incongruenze. Una cosa che mi sarebbe piaciuto tenere era che non si dicesse subito che le creature che venivano derubate erano draghi, ma prima il beta reader che mi ha demolito mi dice che devo descrivere il loro aspetto anche se non dico che cosa sono, poi un'altro me lo revisiona riscrivendomelo completamente, anche se la scena è simile a come la dicevo io e poi l'ho modificato un po' riadattandolo alle mie idee. Avevo conservato il prologo originale scritto da me, e modificato secondo quello che mi aveva detto lui per sicurezza, ma un'altro Beta Reader che ha letto entrambi i prologhi ha preferito quello revisionato e mi ha detto che tanto non sono capace di fare questa scena senza nascondere il fatto che ci siano i draghi, e così mi sono rassegnato. :( Mi hanno anche consigliato di non dire se chi ruba l'uovo è maschio o femmina (anche se io non pensavo fosse così importante) ed allora ho obbedito.


    PROLOGO



    Era una notte buia e senza luna. Dall'interno delle costruzioni che formavano l’antica città si poteva udire il respiro tranquillo degli abitanti che dormivano.
    Un’ombra si aggirava furtivamente, protetta dal favore delle tenebre. Vista più da vicino si poteva distinguere una persona, piccola rispetto agli edifici circostanti, avvolta in un mantello nero con indosso un paio di guanti del medesimo colore. In mano reggeva un bastone di bambù.
    La figura incappucciata si fermò all'angolo di un incrocio riparato da una recinzione. Si concesse di ammirare lo spettacolo offertogli da quel posto. Enormi edifici costruiti a spirale, senza porte né scale, ma solo delle grandi finestre, si alzavano imponenti in cielo. Non poteva descrivere la meraviglia che provava in quel momento, al trovarsi finalmente lì, dopo tutte le ricerche svolte. Era riuscita a trovare quelle creature scomparse da tempo. Da anni avevano lasciato il mondo senza che nessuno sapesse dove fossero finite, ed ora lei le aveva trovate, quando nessun’altro c’era riuscito. Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli, con la massima cura e attenzione. Aveva passato notti a imparare la topografia del luogo e ad individuare dove si potesse ubicare ciò che cercava. Di solito non si esponeva direttamente, ma per quello che voleva fare questa volta era fondamentale che agisse di persona. A tal fine si era camuffata, curandosi anche di sostituire il bastone che adoperava di solito, per non farsi riconoscere. Non poteva permettersi di fallire, lo sapeva fin troppo bene. Se l’avessero scoperta, gli abitanti l’avrebbero sicuramente uccisa senza pensarci due volte. Sarebbe bastato un piccolo errore e tutto sarebbe andato in fumo.
    Stringendo di più il bastone, pronto ad usarlo per difendersi, svoltò l’angolo e, al riparo dalle fonti di luce, si avvicinò alla sua destinazione. Giunta di fronte all’enorme parete rocciosa di uno degli edifici, puntò la propria mano contro sé stessa e cominciò a richiamare alla mente i suoi sentimenti più forti, accompagnandoli a gesti precisi e complessi della mano. A chi fosse capitato di vedere quell’ombra, l’avrebbe vista farsi sempre più sfocata fino a diventare trasparente come un fantasma. Dopodiché si addentrò dentro all’edificio, come se non ci fosse alcun muro. Aggirandosi con attenzione nei corridoi la figura non incontrò alcun ostacolo. Sorrise beffardamente sotto il cappuccio. Gli ignari abitanti non sospettavano minimamente che qualcuno potesse introdursi.

    “Sciocchi”, pensò.

    Fu così che in tutta tranquillità entrò in una gigantesca, vasta stanza dove trovò miriadi di tesori e gioielli sparsi sul pavimento. Intere montagne ricchezze a perdita d’occhio, monete d’oro e d’argento, pietre preziose, e armi rare e di nobile fattura, illuminate solo dalle luci di flebili fiammelle.
    Ignorò tutto quanto come se si trovasse davanti ad una montagna di banale ciarpame. Il suo obiettivo era altro e ben più prezioso di quei ninnoli. Sollevò un poco la mano e iniziò ad agitare le dita, mentre attingeva di nuovo alle sue più forti emozioni, facendo attenzione a non perdere il controllo. Sbatté a terra il bastone e una brezza leggera si levò alle sue spalle. Il mantello iniziò a oscillare in tutte le direzioni e il suo corpo parve perdere peso. Come un foglio di carta, fu sollevata in aria e, levitando sopra le grosse ricchezze, si mise alla ricerca di quello per cui era venuto. Venne attratta all’improvviso dal rumore di un lento e possente respiro di qualcosa di molto grande e, dirigendosi in direzione di quel rumore, vide adagiata sopra le immense montagne d’oro e gioielli un’enorme bestia addormentata. Un drago. L'animale aveva il muso da rettile, denti e corna appuntiti ed era ricoperto di squame color argento. Respirava facendo sollevare le squame del dorso, la coda continuava a fare scatti nervosi nel sonno facendo tentennare i filamenti posti sulla punta. Poi eccolo! Uno spostamento dell’ala da pipistrello gli mostrò ciò che più desiderava: un uovo, grande quanto quello di uno struzzo, che il drago teneva amorevolmente e delicatamente tra le zampe artigliate.
    Si avvicinò lentamente alla bestia. Quando fu abbastanza vicino, puntò la mano libera verso l’uovo e cominciò a pronunciare la formula nella mente per evitare di svegliare la creatura, ed ecco che l’uovo si sollevò in aria, come sorretto da mani invisibili, fino ad arrivare nelle sue mani. Era pesante, leggermente ruvido, ma soprattutto era caldo. Poteva percepire chiaramente la vita che pulsava dentro di esso.
    Non c’era tempo per fare altre considerazioni, la madre si sarebbe svegliata presto, percependo la mancanza della sua prole. Era potente, ma non abbastanza per fronteggiare la furia di una simile creatura. Fuggì presto svelto sui propri passi.

    *



    Si dirigeva più veloce che poteva, continuando a levitare con l’uovo stretto al petto. Quello che aveva attuato era pura follia, tuttavia l’adrenalina la rendeva quasi euforica. Un ringhio agghiacciante fece vibrare gli edifici nel momento stesso in cui lui si ritrovò in strada. Come aveva intuito, la madre si era svegliata e aveva appena avvisato tutti gli altri. Gigantesche creature alate iniziarono a coprire il cielo, lanciando grida di rabbia. Accelerò ancora di più, richiamando quante più emozioni possibili, non era il momento di essere parsimoniosi. Entrare era stata la parte più facile, uscire vivo da lì avrebbe richiesto attenzione e fortuna. Sentì una vibrazione sorda nel petto. “Dannazione”, pensò, “l’uovo sta rispondendo al richiamo materno”. Fu proprio lei la prima a raggiungerlo. Gli piombò addosso nel disperato tentativo di bloccare quella figura incappucciata e recuperare la sua creatura, ma questa la schivò abilmente richiamando di nuovo le sue emozioni generando un’onda d’urto alle sue spalle che gli diede una momentanea spinta in avanti, mentre la madre, essendosi buttata nel vuoto con troppa velocità, finì per sbattere contro un palazzo con grande violenza, mentre la figura atterrò in piedi e continuò a muoversi dirigendosi verso i confini della città. Altri draghi erano giunti nel frattempo a dare man forte. Fu allora che l’essere fatto d’ombra sollevò il bastone dalla cui punta scaturì una luce abbagliante, che accecò momentaneamente le creature concedendole un discreto vantaggio. Approfittando del disordine da lei stesso creato e dalla distanza raggiunta la figura si fermò, prese una pietra e la trasmutò. Adesso in mano aveva due uova identiche, se non fosse che all'interno di una delle due la vita non esisteva. In quel momento una fiammata lo sfiorò. A quanto pareva, si erano ripresi e gli erano quasi addosso. Fu così che passò alla parte più complicata del suo piano. Si girò e scagliò la pietra trasmutata contro la madre che disperata fece di tutto per afferrare l’uovo senza riuscirci. Il falso uovo finì poco più in là e il drago si precipitò a cercarlo. Gli altri draghi però avevano un altro compito: uccidere l’intruso, il ladro, l’empio essere che aveva invaso la loro terra.
    Continuarono ad inseguirlo fino alle porte della città. Qui, l’essere fatto d’ombra si fermò. Rise mentre i draghi lo investivano con le loro fiamme e non si mosse. Il vantaggio guadagnato gli aveva permesso di fermarsi per concentrarsi. Quando il fumo si dissolse, di lei non vi erano più tracce.
    Le creature, credendo di aver assolto al loro dovere, tornarono indietro ad aiutare la madre nella ricerca del suo uovo, ma questa ormai aveva scoperto il tranello e il dolore per la perdita e l’umiliazione le stavano strappando via la vita. Il suo compagno, per quanto affranto, tentava di consolarla, avvolgendola tra le sue ali, ma il dolore della femmina era incontenibile.
    Fu un evento cupo per i draghi quella notte. Qualcuno era riuscito a intrufolarsi nella città, a rubare e a beffarli. Tornarono alle porte della città ma vi trovarono solo resti carbonizzati. Del vero uovo nessuna traccia.


    Edited by l.pallad - 12/2/2020, 16:25
     
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    Ciao l.pallad,
    è interessante quello che dici, perché in giro si sono diffusi molti pseudo esperti sedicenti che si basano soltanto sui gusti personali, e questo è il modo più errato per analizzare un testo. Sono un editor di professione, e faccio questo mestiere da 33 anni. L'editor non "riscrive" mai nulla, altrimenti dimostra di non conoscere il mestiere. Il buon editor mette in gabbia il proprio ego e butta via la chiave, entra nella testa dell'autore e si immedesima in lui fino in fondo; esalta tutto ciò che è obiettivamente valido e segnala (semplicemente) tutto ciò che può essere migliorato. In sostanza, prima di modificare un testo chiede l'autorizzazione all'autore, discutendone a fondo. Dal dialogo tra i due nasce un compromesso, ovvero ciò che, al termine, risulta come il massimo del risultato possibile. D'altro canto ci sono autori che, non avendo idea del fatto che l'editor ha una funzione ineludibile, si illudono di aver scritto un capolavoro e si ostinano sul proprio testo, anche se è pieno di errori, che siano di logica o che siano grammatical-sintattici, interpuntivi o semplicemente semantici.
    Perché è ineludibile il ruolo dell'editor? Poiché nessun autore è in grado di analizzare il proprio testo in maniera obiettiva e neutra, nemmeno se l'autore è un... editor.

    Prima che io mi immerga nel tuo testo, vorrei che tu mi dicessi se quello che hai postato è il tuo originale o se è quello revisionato. Vorrei che tu mostrassi quello di prima penna, quello che tu ritenevi giusto. Comunque sia, quello sopra non è un prologo, perché il prologo ha caratteristiche specifiche e regole consolidate di esposizione.
    Poi: quel tipo di incipit è fortemente sconsigliato, sia perché è iper inflazionato e sia perché rimanda a - famosi - aneddoti scherzosi. :)

    In attesa di risposta, ti faccio tanti auguri.
     
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    CITAZIONE (Axum @ 7/10/2019, 12:03) 
    Ciao l.pallad,
    è interessante quello che dici, perché in giro si sono diffusi molti pseudo esperti sedicenti che si basano soltanto sui gusti personali, e questo è il modo più errato per analizzare un testo. Sono un editor di professione, e faccio questo mestiere da 33 anni. L'editor non "riscrive" mai nulla, altrimenti dimostra di non conoscere il mestiere. Il buon editor mette in gabbia il proprio ego e butta via la chiave, entra nella testa dell'autore e si immedesima in lui fino in fondo; esalta tutto ciò che è obiettivamente valido e segnala (semplicemente) tutto ciò che può essere migliorato. In sostanza, prima di modificare un testo chiede l'autorizzazione all'autore, discutendone a fondo. Dal dialogo tra i due nasce un compromesso, ovvero ciò che, al termine, risulta come il massimo del risultato possibile. D'altro canto ci sono autori che, non avendo idea del fatto che l'editor ha una funzione ineludibile, si illudono di aver scritto un capolavoro e si ostinano sul proprio testo, anche se è pieno di errori, che siano di logica o che siano grammatical-sintattici, interpuntivi o semplicemente semantici.
    Perché è ineludibile il ruolo dell'editor? Poiché nessun autore è in grado di analizzare il proprio testo in maniera obiettiva e neutra, nemmeno se l'autore è un... editor.

    Prima che io mi immerga nel tuo testo, vorrei che tu mi dicessi se quello che hai postato è il tuo originale o se è quello revisionato. Vorrei che tu mostrassi quello di prima penna, quello che tu ritenevi giusto. Comunque sia, quello sopra non è un prologo, perché il prologo ha caratteristiche specifiche e regole consolidate di esposizione.
    Poi: quel tipo di incipit è fortemente sconsigliato, sia perché è iper inflazionato e sia perché rimanda a - famosi - aneddoti scherzosi. :)

    In attesa di risposta, ti faccio tanti auguri.

    Ok. Appena torno a casa ti posto lo script originale che avevo conservato (anche se il beta reader che aveva completamente demolito il mio modo di scrivere, mi ha fatto fare qualche modifica anche a quello (ma l'ho modificato da solo perché quando mi diceva che dovevo cambiare qualcosa, non mi diceva come cambiarla, né me lo faceva lui, mi diceva di farlo e basta (tra le cose che mi ha detto infatti mi ha perfino detto che i draghi non possono ruggire perché sono rettili ed è scientificamente impossibile che i rettili ruggiscano))). Questo è quello revisionato, ma non posso mostrare quello originale perché adesso sono al lavoro e non ho il file con me. Se ho sbagliato qualcosa con il prologo rendendo impossibile definirlo tale, cosa avrei dovuto fare di preciso?
     
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    Capisco... Come ti dicevo, il tuo beta ha usato soltanto l'ego. ;)
    Per la tua domanda, ecco la risposta https://forumaspirantiscrittori.forumcommu...net/?t=60310191 Buon lavoro!
     
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    CITAZIONE (Axum @ 7/10/2019, 12:27) 
    Capisco... Come ti dicevo, il tuo beta ha usato soltanto l'ego. ;)
    Per la tua domanda, ecco la risposta https://forumaspirantiscrittori.forumcommu...net/?t=60310191 Buon lavoro!

    Molto lieto di sentire questo. In effetti quel beta che mi ha demolito mi diceva cose del tipo non metto abbastanza dettagli, non so creare tensione, i miei dialoghi sono troppo teatrali. Faccio dire ai personaggi cose ovvie che il lettore capisce da solo anche senza il bisogno che vengano dette, rivelo le cose troppo presto, dico le cose quando invece dovrei mostrarle (io ci provo a mostrarle, ma a quanto pare lo faccio male). Ci sono scene anche che semplifico perché non so cosa fare che si dicono i personaggi, ma appunto secondo lui non posso farlo e devo dirlo per forza cosa si dicono. Metto cose inutili. Personaggi surreali, e non credibili. Non metto abbastanza sottotrame. Ci sono momenti in cui secondo lui succedono cose senza che mandi avanti la storia. Non riesco a rispettare le leggi della fisica. Do cognomi sbagliati ai personaggi rispetto all'ambiente in cui si trovano. Creo personaggi assurdi e surreali. Lo induco a porsi domande per il quale non riesco a dargli una risposta soddisfacente. Mi contraddico da solo. Non posso mettere nessuna citazione (infatti nella mia storia mi ha perfino fatto togliere una battuta innocua, ovvero "ma dove caspita sono finito? A Jurassic Park?") (e questo mi limita parecchio, perché non potrei crearmi nessun personaggio nerd ed oltretutto se volessi fare che un mio personaggio riesce a prevedere e a salvarsi da un complotto per ucciderlo grazie al fatto di essersi visto il trono di spade, non potrei farlo perché secondo lui non posso mettere citazioni). Alla fine ha anche smesso di leggere quello che scrivo perché dice ripeto sempre gli stessi errori e che dovrei mettermi a scrivere da capo facendo più pratica con la scrittura prima di riscrivere il mio libro.

    Comunque ho letto quello che c'è scritto sulla funzione del prologo. Ed in effetti, secondo quelle funzioni, questo ha una ragione di esistere, ma riguarda quello che accade più avanti. Perché appunto accadrà una cosa per il quale il lettore si porrà una domanda ed il prologo darà subito la risposta a quella domanda. Sperando ovviamente che lo abbia fatto bene ovviamente. Ovvio che dovresti arrivare a quella parte per vedere se va bene oppure no. In effetti, stavo pensando, io in questo forum intendo rendere pubblico solo fino al capitolo 4. Ma se vuoi posso inviarti tramite messaggio privato il riassunto del mio libro, così capisci quale idea ho in mente, ed anche tutti gli altri capitoli che ho scritto fino a questo momento. Così magari puoi aiutarmi a sistemarlo, dato che sei un professionista. ;)

    Edit:

    Avrei preferito fare un doppio post per questo, ma appunto non volevo correre rischi. Ecco qui il prologo originale. Ah, la parte sottolineata l'avrò anche scritta da solo ma non la volevo mettere nella maniera più assoluta, ma il beta reader che mi ha demolito dice che dovevo farlo perché ritiene che siccome ho scritto il prologo dal punto di vista del ladro, allora deve anche finire dal punto di vista del ladro.


    Era una notte buia, senza luna, in un'antica città. Si poteva udire il respiro dei suoi abitanti che dormivano all'interno delle costruzioni.
    A loro insaputa, una figura incappucciata, ammantata di nero con tanto di guanti del medesimo colore e con in mano un bastone in bambù, si aggirava tra i palazzi della città. La persona era piuttosto piccola rispetto alle costruzioni. In effetti quegli edifici erano immensi, sproporzionati per un essere umano. Ma, nonostante tutto fosse più grande di lei, essa passava senza problemi in quel luogo.
    La figura incappucciata riusciva a vedere oltre il suo cappuccio, con grande meraviglia, la magnificenza del luogo in cui si trovava. Essere già riuscita a trovarlo era una grande soddisfazione, probabilmente era la prima persona ad entrarvi da chissà quanti anni, ed aveva pianificato quello che stava per fare con la massima cura ed attenzione. Infatti era stata già lì altre notti di nascosto per non farsi vedere o fiutare da chi abitava in quel posto, in modo da poter imparare tutto sulla topografia del luogo ed apprendere dove si trovava quello per cui era venuto. Di solito non era qualcuno che si esponeva direttamente, ma per quello che voleva fare questa volta doveva agire di persona. Naturalmente aveva nascosto il volto per non farsi riconoscere e si era creata un nuovo bastone che avrebbe usato solo in quella circostanza per evitare che chi abitava lì potesse riconoscerla direttamente da esso. Se avesse fallito probabilmente gli abitanti l’avrebbero uccisa, quindi doveva fare attenzione, prendere quello per cui era venuta e scappare il più velocemente possibile.
    Tenendo in pugno il bastone pronto ad usarlo per difendersi, l’individuo misterioso si avvicinò all’abitazione più vicina e, puntando la mano contro se stesso, cominciò a concentrarsi, facendo leva sulle cose che gli causavano maggiore emotività, mentre faceva gesti complessi con la mano. Durante il procedimento egli cominciò a sparire, anche se non completamente e, quando ebbe finito divenne trasparente come un fantasma. Fatto questo, si avvicinò alle mura dell’abitazione e vi passò attraverso come se non esistessero, entrando dentro il grande edificio. Per sua fortuna gli abitanti del posto avevano la guardia abbassata perché non pensavano che qualcuno potesse trovarli e questo le avrebbe facilitato il lavoro. Addentrandosi con attenzione nel grande edificio, la persona incappucciata entrò in una gigantesca e vasta stanza dove trovò una miriadi di tesori e gioielli sparsi sul pavimento. Intere montagne ricchezze a perdita d’occhio, illuminate solo dalle luci di flebili fiammelle, ma lei ignorò tutto quanto, senza prendere neanche una moneta, perché aveva qualcosa di più importante da rubare.
    La figura si arrestò di fronte le alte montagne dorate. Qui sollevò un poco la mano e iniziò ad agitare le dita, mentre attingeva di nuovo alle sue più forti emozioni facendo attenzione a non perdere il controllo. Infine sbatté a terra il bastone es ecco che una brezza leggera risuonò alle sue spalle. Il suo mantello iniziò a oscillare in tutte le direzioni e la figura parve perdere peso. Come un foglio di carta fu sollevata in aria e, levitando sopra le grosse ricchezze, si mise alla ricerca di quello per cui era venuta. Passando oltre tutte le ricchezze ed i tesori, venne attratto dal rumore di un lento e possente respiro di qualcosa di molto grande e, dirigendosi in direzione di quel rumore, vide sopra le immense ricchezze su cui stava fluttuando, una enorme bestia addormentata. L'animale respirava facendo sollevare le squame del dorso, la coda continuava a fare scatti nervosi nel sonno facendo tentennare i filamenti posti sulla punta e teneva amorevolmente e delicatamente tra le sue zampe artigliate un uovo, grande quanto quello di uno struzzo. L’individuo misterioso si avvicinò minacciosamente alla bestia, sovrastandola con la sua ombra, puntò la mano libera verso l’uovo e cominciò a formulare qualcosa nella mente per evitare che la creatura si svegliasse per il rumore e la scoprisse. Finito di pronunciare quelle parole l’uovo si sollevò in aria, e lentamente volò verso di lei.
    Essa fu molto attenta a quello che stava facendo ed alla fine riuscì a mettere le mani sull’uovo e si sbrigò ad uscire di lì prima che qualcuno lo vedesse o la bestia si svegliasse.
    Come aveva intuito, la creatura addormentata ovvero la madre dell’uovo, cominciò ad agitarsi nel sonno, come se percepisse che qualcosa non andava, e quando aprì gli occhi, si accorse subito della mancanza del suo uovo.

    *



    La persona, con ciò che aveva rubato tra le mani, continuando ad essere sollevata da terra, si diresse a più veloce che poteva verso l'uscita. Quello che aveva fatto era pura follia, e non ci sarebbe voluto molto prima che la scoprissero. Infatti, come aveva intuito, un forte verso che sicuramente apparteneva alla bestia a cui aveva rubato l’uovo si levò in aria. Si erano accorti di tutto! Dopo quel verso se ne levarono molti altri ed in breve tempo gigantesche creature alate si librarono in cielo dagli edifici. La figura in nero accelerò il volo dato che, come aveva previsto, entrare in città con il favore delle tenebre e mettere le mani su di un uovo era stato facile, ma riuscire ad uscirne senza essere scoperta, avendo il tempo di dileguarsi, sarebbe stato una grande impresa, che avrebbe richiesto anche molta abilità, attenzione e fortuna.
    La stessa bestia che aveva sorpreso nel palazzo fu la prima a raggiungerla, e saltò addosso alla persona incappucciata per bloccarla a terra e riprendere l’uovo, ma lei la schivò abilmente e continuò ad andare verso l’uscita. Le altre creature si librarono in volo pronte ad attaccare, fu allora che la figura in nero sollevò in aria il bastone dalla cui punta scaturì improvvisamente una luce abbagliante di un’intensità luminosa davvero alta. Tale luce fu solo momentanea, ma sufficiente ad accecare temporaneamente e le creature, la cui vista superiore alla norma, li aveva anche resi più vulnerabili a tale attacco. Approfittando del disordine che si era creato “la figura in nero” decise che era il momento di fare la sua mossa e scappare. Per cui, continuando a muoversi in volo, approfittando che nessuno la vedesse, mise l’uovo nella tasca del suo mantello, che scomparve all’interno di essa, tirando fuori al suo posto un uovo di struzzo che lei aveva magicamente modificato in modo che fosse identico a quello che aveva deciso di rubare, fece poi cadere l’uovo falso a terra, rompendolo.
    La madre, quando recuperò la vista, vedendo l’uovo rotto, credette che la figura incappucciata lo avesse distrutto e a quella vista qualcosa si ruppe in lei ed attaccò con una fiammata la figura incappucciata. Quest’ultima approfittò della cosa, tirò fuori dalla tasca uno scheletro identico al suo, che aveva rubato in un cimitero con una selezione accurata, i cui pezzi aveva provveduto a tenerli attaccati insieme, e, lo ricoprì con il suo stesso sangue, che aveva accumulato gradualmente per giorni in una boccetta.
    La figura incappucciata era quasi arrivata all’uscita quando apparentemente venne colpita in pieno dalle fiamme della bestia.
    Quando le fiamme si dissolsero, le creature si avvicinarono al punto dove si era trovata la figura incappucciata e videro che quel che rimaneva di lei era solo uno scheletro. Non potendo più scoprire la sua identità, rimasero con il dubbio di chi fosse ed allo stesso tempo provavano un senso di sconvolgimento per il fatto che qualcuno fosse entrato da loro. Come era stato possibile? Avrebbero dovuto essere ben nascosti alla vista degli umani.
    La madre invece, guardando quello che credeva il suo uovo infranto a terra, aveva il cuore a pezzi e pativa tutto il dolore che una madre può provare per la perdita di un figlio. Il suo compagno la avvolse amorevolmente tra le sue ali altrettanto addolorato, cercando invano di consolarla. Ma lei, abbandonandosi al suo abbraccio, e con le lacrime che gli scendevano a fiumi sul muso squamoso, lanciò al cielo un immenso verso dando sfogo a tutto il suo dolore.

    *



    La figura misteriosa si materializzò dal nulla nel bel mezzo di una foresta e tirò un sospiro di sollievo. Non poteva crederci, era riuscita ad uscire fuori da quel posto. Usare quello scheletro per far credere la propria morte era stata un’ottima idea, e la rendeva immensamente felice che aveva funzionato. Aveva anche dovuto sacrificare il bastone che aveva usato per rendere il tutto più credibile, ma in fondo non era quello che usava di solito, e quindi non era un problema. Ora che la credevano morta e l’uovo distrutto, non avrebbero mai provato a cercarla. Tirò fuori dalla tasca l’uovo e guardandolo con un ghigno soddisfatto pensò a come gli sarebbe tornato utile per ottenere quello che voleva, e di come anche gli avrebbe fatto comodo e dato molta soddisfazione avere una di quelle creature tra la sua collezione.


    Edited by l.pallad - 8/10/2019, 14:11
     
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    Le critiche di quel tipo talvolta, e diffusamente, sono tutte vere (non parlo di te...), ma ciò che nessuno capisce è la gentilezza con cui vanno esposte, ma soprattutto l'argomentazione minuziosa e concreta di ogni cosa segnalata, altrimenti "l'analizzato" non può capire né migliorare.
    Ti linko un altro dei miei tutorial, che parla del famoso, o famigerato "Show, don't tell", uno di quei sani dettami che tuttavia variano in significato da idioma a idioma. https://forumaspirantiscrittori.forumcommu...net/?t=60310246
    Si pensa che gli anglofoni siano altamente comunicativi, ma la verità è che i loro lettori si aspettano narrazioni simili a quelle che fanno i nostri bambini mentre giocano "alle storie". L'inglese, come dice un grande filosofo vivente, è "soltanto un tedesco andato a male". ;) Se leggiamo un libro tradotto, non stiamo leggendo l'autore bensì l'immensa bravura dei nostri traduttori, che fanno un lavoro di altissima letteratura per farci godere i contenuti in un italiano raffinato, e dunque iper comunicativo.

    L'unica cosa che non posso fare è aiutarti in privato, perché in tal modo il forum perde la sua funzione, ovvero la divulgazione e la trasmissione pubblica della conoscenza condivisa con chiunque legga le nostre pagine.
     
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    CITAZIONE (Axum @ 7/10/2019, 13:44) 
    Le critiche di quel tipo talvolta, e diffusamente, sono tutte vere (non parlo di te...), ma ciò che nessuno capisce è la gentilezza con cui vanno esposte, ma soprattutto l'argomentazione minuziosa e concreta di ogni cosa segnalata, altrimenti "l'analizzato" non può capire né migliorare.
    Ti linko un altro dei miei tutorial, che parla del famoso, o famigerato "Show, don't tell", uno di quei sani dettami che tuttavia variano in significato da idioma a idioma. https://forumaspirantiscrittori.forumcommu...net/?t=60310246
    Si pensa che gli anglofoni siano altamente comunicativi, ma la verità è che i loro lettori si aspettano narrazioni simili a quelle che fanno i nostri bambini mentre giocano "alle storie". L'inglese, come dice un grande filosofo vivente, è "soltanto un tedesco andato a male". ;) Se leggiamo un libro tradotto, non stiamo leggendo l'autore bensì l'immensa bravura dei nostri traduttori, che fanno un lavoro di altissima letteratura per farci godere i contenuti in un italiano raffinato, e dunque iper comunicativo.

    L'unica cosa che non posso fare è aiutarti in privato, perché in tal modo il forum perde la sua funzione, ovvero la divulgazione e la trasmissione pubblica della conoscenza condivisa con chiunque legga le nostre pagine.

    Il problema è che temo che se rendessi pubblico tutto tutto quello che ho scritto fin'ora, nessuno poi vorrebbe comprare il mio libro quando uscirà (semmai riuscissi a farlo pubblicare). Perché appunto, che motivo avrebbero di comprarlo se possono leggerlo gratis qui? Certo, non lo faccio per soldi, ma vorrei che piacesse davvero. Già un mio amico pensa che non dovrei mostrare niente a nessuno perché altrimenti potrebbero rubarmelo. E quindi già con quello che sto facendo per ora potrei dire che rischio.
     
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    Sì, è il massimo problema di tutti. Potrebbe confortarti, oppure addirittura smontarti, quanto segue: l'editore, che è soltanto un commerciante, sottopone il tuo manoscritto ad ulteriori "giri di bozze", ovvero una consultazione tra 4 o 5 editor "suoi" che rivedono il testo a turno. Al termine, il prodotto che pubblicherà non sarà mai il tuo testo originale, così come lo avevi vergato, bensì un testo che rispetta e rispecchia tutta la sua linea editoriale, compresa la "policy mission". Nessuno, e dico nessuno, vede mai pubblicato il testo così come lo aveva scritto, nemmeno il compianto e gigantesco Camilleri, o Dario Fo.
    Rubare una storia, intesa come soggetto, è ormai una cosa impossibile perché nessuno è in grado di pubblicare una storia davvero originale, nuova in tutto. E poi, l'autore stesso sa che dovrà scrivere "le cose di sempre" però con lo stile proprio, altrimenti il lettore non vede soddisfatte le sue aspettative. In soldoni: non è affatto una passeggiata, però chi scrive per passione non si arrende, cascassero tutte le editrici del mondo! :D
     
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    CITAZIONE (Axum @ 7/10/2019, 14:17) 
    Sì, è il massimo problema di tutti. Potrebbe confortarti, oppure addirittura smontarti, quanto segue: l'editore, che è soltanto un commerciante, sottopone il tuo manoscritto ad ulteriori "giri di bozze", ovvero una consultazione tra 4 o 5 editor "suoi" che rivedono il testo a turno. Al termine, il prodotto che pubblicherà non sarà mai il tuo testo originale, così come lo avevi vergato, bensì un testo che rispetta e rispecchia tutta la sua linea editoriale, compresa la "policy mission". Nessuno, e dico nessuno, vede mai pubblicato il testo così come lo aveva scritto, nemmeno il compianto e gigantesco Camilleri, o Dario Fo.
    Rubare una storia, intesa come soggetto, è ormai una cosa impossibile perché nessuno è in grado di pubblicare una storia davvero originale, nuova in tutto. E poi, l'autore stesso sa che dovrà scrivere "le cose di sempre" però con lo stile proprio, altrimenti il lettore non vede soddisfatte le sue aspettative. In soldoni: non è affatto una passeggiata, però chi scrive per passione non si arrende, cascassero tutte le editrici del mondo! :D

    Quindi pensi che dovrei mostrare comunque il resto che ho scritto? Ah, a proposito, uno dei messaggi precedenti l'ho modificato aggiungendo il prologo originale che mi hai chiesto. Che ne pensi ora che puoi vedere entrambi?
     
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    Sì, mostralo; lo fanno tutti e, come sai, forumcommunity non è quel che si dice "una platea".
    Per la nuova, anzi, vecchia versione: la leggerò appena mi sarà possibile, e poi ti dirò.
     
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    CITAZIONE (Axum @ 7/10/2019, 14:36) 
    Sì, mostralo; lo fanno tutti e, come sai, forumcommunity non è quel che si dice "una platea".
    Per la nuova, anzi, vecchia versione: la leggerò appena mi sarà possibile, e poi ti dirò.

    Molto bene allora. Per questo ovviamente, secondo le regole del forum, posterò 3 capitoli nuovi ogni 24 ore. Altrimenti avrei potuto postare tutto subito.
     
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    Ecco un nuovo prologo che ho modificato, non certo grazie a voi. <_<


    L’oscurità era scesa col tramontare del sole, in un cielo completamente nero, tranne che per le stelle. Neppure la luna era presente in quella notte buia.
    Un’ombra si aggirava furtivamente, protetta dal favore delle tenebre. Vista più da vicino si poteva distinguere una persona avvolta in un mantello nero che ricopriva tutto il suo corpo fino ai piedi, con tanto di cappuccio che gli copriva il volto, e un paio di guanti della medesima tonalità. Con la mano destra reggeva un bastone di bambù e, su di essa, indossava un anello d’oro con un sigillo a stella a cinque punte fatta di lapislazzuli.
    La figura incappucciata si fermò all’angolo di un incrocio riparato da una recinzione. Si concesse di ammirare lo spettacolo offertogli da quel posto. Enormi edifici neri, costruiti a spirale, senza porte né scale, ma solo delle grandi finestre, si alzavano imponenti in cielo, costruiti in una pendente area di montagna, su cui scorreva un fiume che portava a una cascata, gli alberi aggiungevano un tocco decorativo alle strade di pietra compattata insieme. Ciò che saltava più nell’occhio era il fatto che la città era gigantesca e fuori misura rispetto a lui. Edifici, strade, tutto enorme sproporzionato e fuori misura, facendolo apparire piccolo ed insignificante in quel posto glorioso, anche se questo non gli avrebbe impedito di mettere in atto quello che aveva in mente. Tutto era stato pianificato nei minimi dettagli, con la massima cura e attenzione. Aveva passato notti a imparare la topografia del luogo e ad individuare dove si potesse ubicare ciò che cercava. Di solito non si esponeva direttamente, ma per quello che voleva fare questa volta era fondamentale che agisse di persona. A tal fine si era camuffato, curandosi anche di sostituire il bastone del potere che adoperava di solito, per non farsi riconoscere. Non poteva permettersi di fallire, lo sapeva fin troppo bene. Se gli abitanti avessero scoperto la sua presenza sarebbe sicuramente stata la sua fine. Un piccolo errore e tutto sarebbe andato in fumo.
    Come se lo avesse profetizzato, un’ombra gigantesca si stava avvicinando in volo dirigendosi verso di lui e, prima che riuscisse a vederlo, si buttò a terra mettendosi nel bel mezzo del recinto. Quando l’ombra passò oltre, l’individuo incappucciato tirò un sospiro di sollievo e proseguì.
    Giunto di fronte all’enorme parete rocciosa di uno degli edifici più vicini, puntò la propria mano contro sé stesso e cominciò a richiamare alla mente i suoi sentimenti più forti, accompagnandoli a gesti precisi e complessi della mano. A chi fosse capitato di vedere quella persona, l’avrebbe vista farsi sempre più sfocata fino a diventare trasparente come un fantasma. Dopodiché si addentrò dentro all’edificio, come se non ci fosse alcun muro, ritornando subito tangibile.
    Al suo interno, trovò un altro corridoio enorme e, proseguendo, arrivò ad una rampa di scale gigantesche e fuori misura, ed iniziò a salirle, trovando serie difficoltà in ogni gradino. Ma mentre passava si accorse di nuovo di una gigantesca creatura, che stava passando per le scale. Si appiattì allora all’angolo del gradino, e la vide mentre passava oltre lui. Il cuore gli batteva forte per la paura. Se quella creatura lo vedeva o fiutava, sarebbe stata la fine per lui. La tensione continuò per tutto il momento in cui la creatura passò d’avanti, fino a quando non si passò oltre. Il tipo incappucciato tirò un sospiro di sollievo.

    "Meno male. L’incantesimo per isolare il rumore del battito del mio cuore ed il mio odore ha funzionato anche su di lui. Per fortuna questi sciocchi non hanno preso le adeguate precauzioni contro le cose piccole."

    Passato il momento di paura, quando la creatura si fu allontanata, proseguì nel corridoio, fino ad entrare in una gigantesca, vasta stanza dove trovò miriadi di tesori e gioielli sparsi sul pavimento. Intere montagne di ricchezze a perdita d’occhio, monete d’oro e d’argento, pietre preziose, armi rare e di pregiata fattura, illuminate solo dalle luci di flebili fiammelle. Ignorò tutto quanto come se si trovasse davanti ad una montagna di banale ciarpame. Il suo obiettivo era un altro ben più prezioso di quei ninnoli. Sollevò un poco la mano e iniziò ad agitare le dita, mentre attingeva di nuovo alle sue più forti emozioni, facendo attenzione a non perdere il controllo. Sbatté a terra il bastone e una brezza leggera si levò alle sue spalle. Il mantello iniziò a muoversi in tutte le direzioni e il suo corpo parve perdere peso. Come un foglio di carta, fu sollevato in aria e, levitando sopra le grosse ricchezze, si mise alla ricerca di quello per cui era venuto. Venne attratto all’improvviso dal rumore di un lento e possente respiro di qualcosa di molto grande e, dirigendosi in direzione di quel rumore, vide adagiata sopra le immense montagne d’oro e gioielli un’enorme bestia addormentata. Un drago. L'animale aveva il muso da rettile, denti e corna appuntiti ed era ricoperto di squame color argento. Respirava facendo sollevare le squame del dorso, la coda continuava a fare scatti nervosi nel sonno facendo tentennare i filamenti posti sulla punta. Poi eccolo! Uno spostamento dell’ala da pipistrello gli mostrò ciò che più desiderava: un uovo, grande quanto quello di uno struzzo, che il drago teneva amorevolmente e delicatamente tra le zampe artigliate.
    Si avvicinò lentamente alla bestia. Quando fu abbastanza vicino, puntò la mano libera verso l’uovo e cominciò a pronunciare la formula nella mente per evitare di svegliare la creatura, ed ecco che l’uovo si sollevò in aria, e volò verso di lui, fino ad arrivare nelle sue mani. Era pesante, leggermente ruvido, ma soprattutto era caldo. Poteva percepire chiaramente la vita che pulsava dentro di esso.
    Non c’era tempo per fare altre considerazioni, la madre si sarebbe svegliata presto, percependo la mancanza della sua prole. Lui era potente, ma non abbastanza per fronteggiare la furia di una simile creatura. Così allora cominciò ad andarsene, muovendosi il più velocemente possibile, facendo attenzione a non rompere l’uovo. Questa volta fu più facile uscirne, dato che gli bastò solo levitare ad una finestra più vicina e aprirla dall’interno.

    *

    Fuggiva correndo più veloce che poteva, con l’uovo stretto al petto. Quello che aveva attuato era pura follia, tuttavia l’adrenalina lo rendeva quasi euforico. Un ringhio agghiacciante fece vibrare gli edifici nel momento stesso in cui lui si ritrovò in strada. Come aveva intuito, la madre si era svegliata e aveva appena avvisato tutti gli altri. Gigantesche creature alate iniziarono a coprire il cielo, lanciando grida di rabbia. Accelerò ancora di più, richiamando quante più emozioni possibili, non era il momento di essere parsimoniosi. Entrare era stata la parte più facile, uscire vivo da lì avrebbe richiesto attenzione e fortuna. Sentì una vibrazione sorda nel petto.

    "Dannazione," pensò, "l’uovo sta rispondendo al richiamo materno."

    Fu proprio la prima a raggiungerlo. Gli piombò addosso nel disperato tentativo di bloccare quella figura incappucciata e recuperare il suo uovo, ma questa la schivò abilmente richiamando di nuovo le sue emozioni generando un’onda d’urto alle sue spalle che gli diede una momentanea spinta in avanti, mentre la madre, essendosi buttata nel vuoto con troppa velocità, finì per sbattere contro un palazzo con grande violenza, mentre la figura atterrò in piedi e continuò a muoversi dirigendosi verso i confini della città. Altri draghi erano giunti nel frattempo a dare man forte. Fu allora che il ladro sollevò il bastone, dalla cui punta scaturì una luce abbagliante, che accecò momentaneamente i draghi, concedendogli un discreto vantaggio. Approfittando del disordine e della distanza raggiunta la figura si fermò, prese una pietra e la trasmutò. Adesso in mano aveva due uova identiche, se non fosse che all’interno di una delle due non era presente la vita. In quel momento una fiammata lo sfiorò. I draghi si erano ripresi e gli erano quasi addosso. Fu così che passò alla parte più complicata del suo piano. Si girò e scagliò la pietra trasmutata contro la madre che disperata fece di tutto per afferrare l’uovo senza riuscirci. Il falso uovo finì poco più in là e il drago si precipitò a cercarlo. Gli altri draghi però avevano un altro compito: uccidere l’intruso, il ladro, l’empio essere che aveva invaso la loro terra.
    Continuarono ad inseguirlo fino alle porte della città. Qui, il ladro si fermò. Rise mentre i draghi lo investivano con le loro fiamme e non si mosse. Il vantaggio guadagnato gli aveva permesso di fermarsi per concentrarsi. Quando il fumo si dissolse, di lui non vi erano più tracce.
    Le creature, credendo di aver assolto al loro dovere, tornarono indietro ad aiutare la madre nella ricerca del suo uovo, ma questa ormai aveva scoperto il tranello e il dolore per la perdita e l’umiliazione l’avevano devastata. Il suo compagno, per quanto affranto, tentava di consolarla, avvolgendola tra le sue ali, ma il dolore della femmina era incontenibile.
    Fu un evento cupo per i draghi quella notte. Qualcuno era riuscito a intrufolarsi nella città, a rapire uno dei loro piccoli, senza neanche che avesse avuto la possibilità di nascere, e a beffarsi di loro. Tornarono alle porte della città ma vi trovarono solo resti carbonizzati. Del vero uovo nessuna traccia.
     
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    Salve, ho letto l'ultima versione del prologo e devo dire che è ben scritto, complimenti!
    Non sono un grande fan del narratore esterno ed onnisciente, secondo me toglie molto all'immedesimazione ed ai personaggi, sopratutto nelle scene più "emotive" come quando raccoglie l'uovo o quando fugge; è un tipo di narrazione che non ti permette di descrivere bene cosa passa per la testa dei personaggi, cosa li spinge e come riflettono, ma ti limita in un certo senso a scrivere solo quello che si vede all'esterno, come se fossimo davanti ad un film, perdendo tutta la parte intima di chi agisce sulla pagina
    Credo che sia per creare tensione, però forse ti conviene descrivere i draghi già da quando ne passa uno accanto al protagonista, invece di dire "la creatura": in fondo il personaggio sa che si tratta di un drago, lo riconosce, e quindi può tranquillamente dirlo anche al lettore

    Qualche domanda di carattere "tecnico":
    che significa che il personaggio "richiama le sue emozioni"? si concentra sulla rabbia, sulla paura, sull'amore e da queste ricava la magia? non capisco bene cosa faccia di preciso

    come fa, correndo, a tenere il passo con dei draghi in volo? da come li hai descritti sono degli esseri molto grandi, quindi come è possibile che una persona, a piedi, riesca a non essere raggiunta da loro?

    domanda forse stupida, ma perché il protagonista prima entra attraverso un muro diventando incorporeo, e poi esce da una finestra? non poteva fare la stessa cosa?
     
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    L'ho modificato un'altra volta. Così va meglio?

    L’oscurità era scesa col tramontare del sole, in un cielo completamente nero, tranne che per le stelle. Neppure la luna era presente in quella notte buia.
    D’innanzi ad una montagna, qualcuno stava fissando una montagna verde con delle spirali nere che si stagliavano in alto. L’individuo indossava un mantello nero, il cui colore lo mimetizzava con le tenebre, che ricopriva tutto il suo corpo fino ai piedi, con tanto di cappuccio che gli copriva il volto, e un paio di guanti della medesima tonalità. Con la mano sinistra reggeva un bastone di bambù e, sulla destra, indossava un anello d’oro con un sigillo a stella a cinque punte fatta di lapislazzuli.
    Quell’individuo poggiò il suo bastone a terra e tirò fuori dalla sua veste un libro dalla copertina color carne putrefatta, su cui c’era un volto urlante di sofferenza con gli occhi color sangue. Lo aprì cercando tra i contenuti di esso e, trovando quello che cercava, iniziò a leggere le parole che vi erano scritte. Mentre lo faceva la terra cominciò a tremare e una voragine si aprì vomitando fuoco, da essa si potevano sentire urla di dolore. Dalla essa spuntò fuori una zampa leonina, e tirò su con forza per far emergere il proprietario, una creatura dal corpo da leone e la testa d’asino. L’individuo incappucciato non perse tempo e corse verso la creatura prima che uscisse fuori completamente dalla voragine, e poggiò l’anello sulla sua fronte. Il contatto del sigillo sulla fronte della creatura fu molto bruciante, come se fosse incandescente e la bestia cacciò un ruggito di dolore. Quando il contatto si concluse, sulla fronte dell’essere era apparso il segno della stella a cinque punte, come se fosse stato marchiato a fuoco.

    «Dannazione,» disse la creatura, dopo aver finito di emergere «Proprio quando finalmente posso riemergere nel mondo, mi tocca questo?» Il suo sguardo si posò poi sull’anello dell’individuo. «Ma dimmi, mago, come hai fatto a trovare quel maledetto anello?»

    «Non sono affari tuoi». Rispose quest’ultimo con una voce metallica e distorta mentre recuperava il bastone. «Piuttosto, ora che sei sotto il mio controllo ti dirò tutto, devo rubare qualcosa, ed ho bisogno che tu mi aiuti».

    «Se volevi rubare qualcosa, perché non me lo hai chiesto e basta? Io adoro aiutare i ladri. Ma almeno, quando mi hai evocato, sapevi chi stavi chiamando?»

    «Certo che lo so. Sei Valefar, duca degli inferi, e demone dei ladri. Ed è per questo che non mi fido di te. Comunque, per questo furto ho bisogno che tu mi crei un diversivo mentre prendo quello che voglio». Puntò l’anello verso di lui e continuò «Raduna le tue legioni e attacca immediatamente quel posto» spiegò indicando le spirali sulla montagna, «Aspetta ovviamente che sia dentro prima di agire. E quando sarò scappato potrai ritirarti, ovviamente richiudi il passaggio quando sarai scappato, non lasciare alcuna traccia di tè e, nel caso ti catturassero, non dire chi ti ha ordinato di fare questo».

    «D’accordo,» rispose il demone malvolentieri e sottomesso, «Farò come dici».

    «Il segnale che ti farà capire che ce l’ho fatta e sono riuscito a scappare sarà un fascio di luce verde in cielo. Adesso va e sbrigati».

    A quelle parole il demone annuì ed entrò nella voragine.
    Il mago, del fatto che avrebbe obbedito all’ordine, grazie all’anello, che si tolse mettendolo in tasca insieme al libro, si avviò verso le grandi spirali nere.
    Camminando verso la montagna le spirali diventarono sempre più grandi, fino a quando lo sovrastarono completamente.
    La figura incappucciata si fermò all’angolo di un incrocio riparato da una recinzione. Si concesse di ammirare lo spettacolo offertogli da quel posto. Le spirali nere sulla montagna, erano in realtà erano enormi edifici, senza porte né scale, ma solo delle grandi finestre che si alzavano imponenti in cielo, un fiume scorreva nel bel mezzo di quella che pareva una strana città fino ad una cascata, gli alberi aggiungevano un tocco decorativo alle strade di pietra compattata insieme. Ciò che saltava più nell’occhio era il fatto che la città era gigantesca e fuori misura rispetto a lui. Edifici, strade, tutto enorme sproporzionato e fuori misura, facendolo apparire piccolo ed insignificante in quel posto glorioso, anche se questo non gli avrebbe impedito di mettere in atto quello che aveva in mente. Tutto era stato pianificato nei minimi dettagli, con la massima cura e attenzione. Aveva passato notti a imparare la topografia del luogo, capire gli spostamenti delle guardie in modo da capire il momento giusto per passare e ad individuare dove si potesse ubicare ciò che cercava. Di solito non si esponeva direttamente, ma per quello che voleva fare questa volta era fondamentale che agisse di persona. A tal fine si era camuffato, curandosi anche di sostituire il bastone del potere che adoperava di solito, per non farsi riconoscere. Non poteva permettersi di fallire, lo sapeva fin troppo bene. Se gli abitanti avessero scoperto la sua presenza sarebbe sicuramente stata la sua fine. Un piccolo errore e tutto sarebbe andato in fumo.
    Come se lo avesse profetizzato, un’ombra gigantesca si stava avvicinando in volo dirigendosi verso di lui e, prima che riuscisse a vederlo, si buttò a terra mettendosi nel bel mezzo del recinto. Quando l’ombra passò oltre, l’individuo incappucciato tirò un sospiro di sollievo e proseguì.
    Giunto di fronte all’enorme parete rocciosa di uno degli edifici che stavano proprio vicino alla cascata, puntò la propria mano contro sé stesso e cominciò a richiamare alla mente i suoi sentimenti più forti, accompagnandoli a gesti precisi e complessi della mano. A chi fosse capitato di vedere quella persona, l’avrebbe vista farsi sempre più sfocata fino a diventare trasparente come un fantasma. Dopodiché si addentrò dentro all’edificio, come se non ci fosse alcun muro, ritornando subito tangibile. Una volta finito di attraversare il muro, l’uomo incappucciato tornò tangibile e il suo corpo fu pervaso da una stanchezza micidiale, come se avesse fatto una lunga corsa. L’incantesimo era stato stancante, ed ora aveva bisogno di riprendere fiato. Avrebbe dovuto farne a meno quando sarebbe scappato al ritorno.
    Recuperate le forze, si avventurò per il corridoio oltre il muro, arrivando ad una rampa di scale gigantesche e fuori misura che portavano verso il basso, non sorprendendosi della cosa, dato che le erano per qualcosa di molto grosso.
    La scalinata era molto lunga, ed era difficile scendere ogni gradino senza rischiare di farsi male. Alla fine vide un bagliore di luce arancione che veniva verso il basso, e vide il fondo delle scale. Tirò un sospiro di sollievo per il fatto che le scale fossero finite ma, improvvisamente vide un ombra proiettata dalla luce, e capendo cosa fosse, si buttò a terra in un angolo e si coprì completamente con il mantello, coprendo anche il suo bastone, mimetizzandosi con il colore nero delle scale. Il cuore gli batteva forte per la paura mentre i passi si facevano sempre più forti. Alla fine dalle tenebre vide passare un grosso drago che andò oltre non accorgendosi della sua presenza, non voltandosi neanche verso la sua direzione. L'animale aveva il muso da rettile, denti e corna appuntiti ed era ricoperto di squame color giallo. Mentre andava avanti, il cuore gli batteva forte per la paura. Se quella bestia lo vedeva o fiutava, sarebbe stata la fine per lui. La tensione continuò per tutto il momento in la bestia continuava a passare d’avanti a lui, ma continuò anche quando passò oltre ma fu ancora visibile. Solo dopo che fu abbastanza lontano da non farsi più vedere il mago tirò un sospiro di sollievo, per il pericolo scampato.

    Meno male. Pensò. L’incantesimo per isolare il rumore del battito del mio cuore ed il mio odore ha funzionato anche su di lui. Per fortuna questi sciocchi non hanno preso le adeguate precauzioni e contro le cose di taglia piccola.

    Recuperando il controllo continuò ad avanzare e, raggiunta la luce, entrò nella stanza illuminata. Essa era come un’enorme cupola sotterranea. Era piena di miriadi di tesori e gioielli sparsi sul pavimento. Intere montagne di ricchezze a perdita d’occhio, monete d’oro e d’argento, pietre preziose, armi rare e di pregiata fattura, illuminate solo dalle luci di flebili fiammelle. Ignorò tutto quanto come se si trovasse davanti ad una montagna di banale ciarpame. Il suo obiettivo era un altro ben più prezioso di quei ninnoli. Sollevò un poco la mano e iniziò ad agitare le dita, mentre attingeva di nuovo alle sue più forti emozioni, facendo attenzione a non perdere il controllo. Sbatté a terra il bastone e una brezza leggera si levò alle sue spalle. Il mantello iniziò a muoversi in tutte le direzioni e il suo corpo parve perdere peso. Come un foglio di carta, fu sollevato in aria e, levitando sopra le grosse ricchezze, si mise alla ricerca di quello per cui era venuto. Venne attratto all’improvviso dal rumore di un lento e possente respiro di qualcosa di molto grande e, dirigendosi in direzione di quel rumore, vide adagiata sopra le immense montagne d’oro e gioielli un altro drago, questa volta addormentato. L'animale, a differenza del precedente, era leggermente più piccolo e aveva le squame color argento. Respirava facendo sollevare le squame del dorso, la coda continuava a fare scatti nervosi nel sonno facendo tentennare i filamenti posti sulla punta. Uno spostamento dell’ala da pipistrello gli mostrò che il drago teneva amorevolmente e delicatamente tra le zampe artigliate un uovo.

    Molto bene. Lei deve essere la mamma del piccolo. Ora devo aspettare e trovare l’uscita che ho visto dall’esterno.

    Così, muovendosi con attenzione e prudenza per i muri, trovò un corridoio scavato nella pietra, che conduceva fuori, e come aveva calcolato, verso l’esterno. Il corridoio probabilmente, insieme ad altri, che erano nella stanza, serviva a far entrare aria in essa. Ed, anche se era troppo piccolo per un drago, era abbastanza grande per lui. Localizzato il punto, si nascose tra le montagne di tesori ed attese continuando a tenere d’occhio il drago. Come aveva previsto, dopo un’attesa non troppo lunga, si udì il rumore di un’esplosione proveniente da fuori, il cui rumore svegliò la dragonessa. Inizialmente rimase a guardare il suo uovo, ma poi, sentendo il rumore di altre esplosioni, decise di andare a controllare cosa stesse succedendo, lasciando la stanza incustodita. Per sicurezza decise di aspettare ancora un po’per assicurarsi che la madre del piccolo si fosse allontanata completamente.
    Durante l’attesa sentì delle voci venire appena fuori dalla stanza.

    «Ma cosa sta succedendo?» disse una voce femminile.

    «Siamo sotto attacco, devo andare a combattere». Rispose una voce maschile.

    «Vengo con te, non ti lascio solo. E l’uovo è al sicuro qua sotto Andiamo».

    Dopodiché udì dei rumori di passi che si allontanavano sempre di più. Quando il suono scomparve completamente, si avvicinò all’uovo, tirò fuori, una lunga borsa nera dal mantello, e ce lo mise dentro. Poi, cominciò a correre verso il corridoio di roccia, con l’uovo nella sacca e vi si mise dentro. Mentre correva poteva sentire sempre più forte i rumori della battaglia che si stava svolgendo fuori.
    Arrivato alla fine del corridoio vide la cascata ed il vuoto che passava dalla roccia, e, non volendo perdere tempo, puntò il bastone del potere verso l’altro e si alzò in volo, passando oltre l’acqua, arrivò a terra. Fatto questo cominciò a correre, non osando neppure voltarsi per vedere la battaglia che infuriava tra draghi e demoni. Continuando a correre arrivò all’ingresso di una caverna, e voltandosi per vedere il fumo, le esplosioni, e le fiammate che stavano accadendo alla città dei draghi, alzò il bastone in alto e sparò un raggio di energia verde da esso. Dopodiché corse verso la caverna inoltrandosi in essa.

    *



    I draghi stavano festeggiando la vittoria, quando videro che i demoni si erano ritirati. Le truppe le inseguirono, e videro inoltrarsi nella voragine di fuoco che si chiuse poi sotto i loro occhi. Dopo aver ispezionato tutto il perimetro per vedere se c’erano altre voragini, conclusero che il tutto era di nuovo sicuro.

    «Li abbiamo sconfitti e non abbiamo subito perdite». Disse un drago marrone. «I danni che hanno fatto possono essere sistemati»

    «Ma non pensate che sia strano? Non erano dei demoni di grado eccessivamente alto, e non erano così numerosi da attaccare e distruggere la città. Oltretutto come sono arrivati qui? Non possono averci trovati da soli. E non pensate che sia stato troppo facile?» commentò un drago color verde.

    «Non mi sorprenderebbe se fosse stata opera di Jormungand». Propose un drago viola «Quello è capace di tutto».

    Durante la discussione, che poteva protrarsi parecchio, dove vennero tirate fuori le più svariate teorie, un drago d’oro si fece sentire da tutti e disse.

    «Questo doveva essere un diversivo per qualcosa! Tornate nei vostri nidi, presto!»

    A quelle parole i draghi si sbrigarono ad obbedire.
    La dragonessa d’argento e quello giallo tornarono nella loro tana, e cominciarono a scendere le scale con una grande preoccupazione nel cuore. Quando alla fine arrivarono nella stanza del tesoro, videro con grande orrore che l’uovo era scomparso senza lasciare traccia. La dragonessa d’argento si sentì mancare il fiato a quella vista. Entrambi i draghi fiutarono disperatamente per sentire l’odore del ladro ma non sentirono nulla.
    Allora tornarono all’uscita e diedero l’allarme. Ma, per quanto i draghi cercarono di aiutarli, non riuscirono a trovare l’uovo, né a capire chi fosse il responsabile di quella tragedia.
     
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    I.pallad, devi postare la nuova versione nel post di apertura (in cima alla discussione) modificando il testo da te già postato. Le vecchie versioni, invece, le puoi copia-incollare subito sotto, nello stesso post, usando la funzione "spoiler" per nasconderle/rimpicciolirle così che non tolgano visibilità alla versione ultima.
    Esempio:

    -------
    Versione nuova

    « Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisci elit, sed do eiusmod tempor incidunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrum exercitationem ullamco laboriosam, nisi ut aliquid ex ea commodi consequatur. Duis aute irure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint obcaecat cupiditat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum.»


    Versione vecchia 2
    « Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisci elit, sed do eiusmod tempor incidunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrum exercitationem ullamco laboriosam, nisi ut aliquid ex ea commodi consequatur. Duis aute irure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint obcaecat cupiditat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum.»



    Versione vecchia 1
    « Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisci elit, sed do eiusmod tempor incidunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrum exercitationem ullamco laboriosam, nisi ut aliquid ex ea commodi consequatur. Duis aute irure reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint obcaecat cupiditat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum.»



    Occorre fare così per evitare che a ogni modifica l'autore della discussione uppi (riporti in alto la discussione) a discapito degli scritti degli altri utenti.
    Puoi avvisare i tuoi lettori delle modifiche rispondendo a un commento - se non lo hai già fatto- o con un messaggio privato.
    Grazie. ;)
     
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