Il rifugio dello scrittore

OMNI

Capitolo 2, parte 2

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    Il Fulmine Verde

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    Cap II


    vai al capitolo 2, parte 1

    Per la gioia degli utenti che leggono i miei testi, ci sarà una rivisitazione degli errori stilistici e di alcune cose che non stavano né in cielo né in terra. Per ora posterò il libro così com'è.


    Un silenzio di tomba prese posto alla voce timida, calda e profonda del capo di stato, dopo una breve pausa di qualche secondo, Eleida Cisma fece un lungo passo alla sua destra chinando il capo e sorridendo avendosi preparato una risposta anche ad una simile domanda
    -Per qualche mese, da quando sono diventata la direttrice della CISP, abbiamo tentato di inviare una chiamata con il flusso poterico di una nostra poterica... sono felice di affermare che finalmente Omni ha risposto alla nostra chiamata. Meda Mill, la nostra inviata, ha incontrato di persona il soggetto e ha detto che lui sta cercando il suo passato... per noi è stata una rivelazione! Abbiamo capito che Omni poteva fare ogni cosa, ma non può sapere tutto, la sua unica limitazione è la conoscenza!-
    Il capo di stato francese si fece nuovamente avanti alzandosi in piedi dallo stupore
    -Volete dire che...?!-
    -Sì, noi vogliamo aiutare il soggetto! Voglio che venga ripagato di tutto l'aiuto che ha dato restando nell'ombra, farò tutto quello che è in mio potere per aiutare Omni! Personalmente, so che lui farà fare un balzo in avanti alla CISP, ci aiuterà e tutti, compreso lui, avranno ciò che vogliono-
    Il capo di stato russo si risedette, così come quello francese, tutti restarono in silenzio e timidamente la prima tra le donne parlò: la capo di stato Israele
    -Ha intenzione di risolvere il nostro problema, quindi? Lo scopo non è aiutare questo individuo, ma sfruttarlo in primo luogo. Lei comprende che se capirà le nostre intenzioni la situazione potrebbe diventare come quella di Chicago...?-
    -Il mio scopo è di aiutarlo. Noi tutti abbiamo un debito nei suoi confronti... in secondo luogo, forse, lui potrebbe aiutarci nel recente “problema”, nulla di più!-
    Nuovamente, la capo di stato israeliana fece una domanda, mentre la prete utilizzata per il proiettore tornò perfettamente come prima
    -Se ha già trovato Omni, lo ha contattato, una poterica gli ha parlato e ora sa che voi potete aiutarlo... questa assemblea a cosa serve?-
    -Voglio solo un'autorizzazione generale. Lo abbiamo contattato e non sappiamo nemmeno se lui si degnerà di venire nel nostro centro... ma ho bisogno dell'autorizzazione di tutti voi per far entrare qualcosa che non si può nemmeno definire “poterico” negli affari internazionali, ho indetto l'assemblea solo dopo aver mandato una mia inviata solo perché così avrei avuto la certezza di una possibilità di un nuovo incontro con il soggetto...-
    L'assemblea delle nazioni unite era giunta ormai al termine, ora che tutti i fatti erano venuti a galla, tutti si guardarono attorno ed un lieve vocio prese posto alle risposte date dalla direttrice della CISP.
    Tutti annuirono e si guardarono nuovamente attorno per trovare chi avrebbe riferito il risultato, così, alzandosi in piedi, il capo di stato russo con voce tuonante disse il pensiero di tutti gli stati...
    -Abbiamo deciso di darle l'autorizzazione a finalizzare il suo obbiettivo con un simile individuo! Ma... dopo i nuovi fatti che lei stessa ci ha mostrato, vogliamo una certezza. Lei aiuterà il soggetto “Omni”, ma vogliamo anche che la CISP trovi un modo per ucciderlo in caso diventi un pericolo troppo grande da controllare!-
    Eleida Cisma non ci pensò due volte, socchiuse gli occhi e guardò dritto in faccia quell'uomo così come tutte le persone presenti in sala: lei non si aspettava una simile richiesta...
    Sistemandosi gli occhiali con l'indice annuì, con brevi e chiare parole terminò l'assemblea con il rimorso di dover rispettare quel patto e quelle richieste.
    Lei, che era stata aiutata anni prima dal suo stesso soggetto esposto, dopo che un poterico delirante aveva attaccato lei ed i suoi famigliari, prima ancora che fosse a capo della CISP, doveva aiutarlo per ripagare il debito.
    Con il semplice desiderio di aiutare qualcuno di così buono e così incompreso, nonché incarnazione stessa dell'onnipotenza, Eleida Cisma avrebbe dovuto anche trovare un modo per uccidere la stessa “persona” che avrebbe aiutato...
    -A nome dell'intera CISP, mi impegnerò per rispettare la condizione e ripagare il debito che l'intera umanità ha nei confronti del soggetto “Omni”-

    “Onnipotenza”: un termine estremamente difficile da pronunciare in un determinato contesto, eppure chiunque io incontri mi ritiene incarnazione di tale parola.
    Scrutai tra le nuvole, che come macchie bianche nel cielo restavano fisse ed intoccate, fissando con i miei occhi il sole senza alcun ripensamento o danno alla mia vista, guardando in quell'immensa luce senza eguali...
    Mi ero spostato dall'ultima città visitata, avevo fatto capolino ad una ancor più grande e rumorosa, molto diversa dall'altra in quanto sembrava più rustica, più “industriale”, almeno sarei stato notato meno con tutto il trambusto che avevo attorno.
    Le case erano immense, tutto aveva un colorino marrone, quasi rossiccio, anche la strada non era affatto di asfalto, ma di piccoli cubetti di pietra grigia, smossi e tremolanti al passare di un qualsiasi veicolo.
    Non mi sembrava facesse freddo, eppure qualche persona camminava per le strade portandosi grossi e pesanti giacconi, guardandosi sempre alle spalle come se qualcuno seguisse qualcun altro.
    Ero fermo davanti ad una stradina da cui passò qualche auto nera, a pochi passi da una lunga scala metallica che portava sulla cima di una specie di enorme muraglia composta da mattoni rossi, sopra di essa vi era l'intera linea ferroviaria di un treno apposito per quel laborioso paese.
    Una persona scese quelle scale ed io mi spostai scusandomi per aver bloccato il passaggio, così, notando che qualche altra persona cominciava a salire, mi incamminai anch'io a passo lento.
    Il metallo tintinnava sotto i miei piedi, guardavo alla mia destra vedendo il fumo dei camini salire e più mi innalzavo, più la città si estendeva a perdita d'occhio, in lontananza non potevo vedere oltre a causa di una strana nebbia in avvicinamento nonostante ci fosse il sole.
    Salii tenendomi alla ringhiera, da sotto quella cinta passò qualche auto tramite un arco che fungeva da passaggio per superarla dal basso, ma la mia attenzione si spostò velocemente sulla stazione.
    Io ero vestito in maglietta e pantaloncini, mi sentivo molto fuori luogo, ma finite quelle scale mi resi conto che quasi nessuno era da ritenersi “normale”.
    Finalmente in cima mi ritrovai alla fermata del treno, quella stazione sospesa era colma di gente ad aspettare, sia dalla mia che dall'altra banchina molte persone stavano appoggiate al muro, chi sedute e chi in piedi, ad attendere...
    Due tettoie mi oscuravano dal sole, solo i due binari, per gli unici due treni, erano illuminati e quella sporca stazione non consentiva nemmeno di spostarsi dalla copertura che mi copriva.
    Non vedendo una biglietteria: compresi che il treno, utilizzato dagli abitanti, era pubblico ed alquanto vecchio data la mancanza dei fili elettrici sopra i binari, ma perché ero in quel luogo?
    Mi aveva semplicemente mosso la curiosità, ma il mio vero obbiettivo era di fare una scelta: accettare l'aiuto che mi era stato garantito la notte precedente o rifiutarlo senza recarmi alla CISP.
    Presi il biglietto dalla tasca dei pantaloni blu, lo guardai e con un semplice tocco lo rimisi a nuovo facendo tornare aguzzi gli angoli smussati e facendogli riprendere tutto il colore bianco originario
    -Confederazione internazionale sullo studio dei poterici... chi avrebbe un motivo per aiutarmi...?-
    La mia domanda aveva perfettamente senso in fondo, quale umano poterico o non avrebbe avuto un qualsiasi motivo per aiutare “qualcosa” come me? Io stesso mi ritenevo anormale, mi giudicavo estremamente diverso dai miei coetanei e nemmeno io avrei aiutato qualcuno come me...
    Avevo anche salvato mille o più persone, aiutato cento o più città, ma nessuno poteva perdonare tutte quelle volte che qualcuno era morto a causa mia.
    “Quiescenza” è un modo come un altro per cercare di dimenticare tutto quello che avevo fatto, abbandonarlo e ritrovare il passato che giustificava il mio agire.
    Scossi lievemente la testa chiudendo gli occhi: pensavo troppo, sentivo troppo, avevo un'estrema voglia di stendermi e dormire, ma ciò avrebbe solo dato vita ad un nuovo incubo ed un nuovo motivo per tenermi sveglio sempre e comunque
    -Bambini, state calmi. Vi conteremo per fare l'appello, il treno arriverà tra qualche minuto!-
    Due insegnanti ed una miriade di bambini con tanto di zainetti e fasce identificative al braccio (in caso uno si perda) entrarono in stazione arrivando dalle scale.
    Tra schiamazzi, un bambino volteggiante a mezz'aria tenuto per mano dalla maestra e fiammelle da parte di qualche comune giovane poterico piromane livello 1 mi liberai la mente.
    Sorrisi guardando quei piccoli correre lungo tutta la stazione, qualche persona si fece distante appoggiandosi al muro per farli correre lungo tutta la banchina, ma qualcosa non era al posto giusto.
    Un classe 4 livello 8 stava in mezzo a bambini, qualche ragazzo e due uomini in giacca e cravatta, spaventoso, letteralmente senza volto.
    Un individuo del genere è raro a vedersi, ancor di più il potere... non possedeva bocca, né occhi, né naso, né orecchie, né capelli: nemmeno una caratteristica fisica, era una specie di maschera pallida con due cavità al posto degli occhi, riempite dalla sola pelle liscia e tirata.
    Distolsi lo sguardo da un simile individuo, ma nonostante fosse nel mezzo di quella gente nessuno lo notava, al singolo sguardo avevo perfettamente compreso i suoi poteri e quasi ne ero spaventato.
    Indossava una giacca beige come quella dei classici investigatori, jeans lunghi e neri, ma solo per la testa doveva essere molto appariscente, con una mano stringeva qualche cioccolatino facendolo scomparire, come se attraversasse la sua pelle biancastra.
    Il suo potere era tanto grande da farsi mostrare solo a coloro che possedevano il suo stesso livello, infatti solo io riuscivo a vederlo, ma non era questione di invisibilità: letteralmente “essere notato”.
    Una persona si fece avanti avvicinandosi al limite della banchina, ma appena passò, il poterico era scomparso nel nulla. Non potevo sapere se teneva d'occhio me, ma potevo intuire che non era lì a caso un poterico di un simile calibro...
    -Non sei un poterico, eh?! È stata proprio la gente come te ad ucciderci in passato, ma ora siete voi che dovete abituarvi alla nostra società!-
    Girai appena la testa, notando con la coda dell'occhio due ragazzi poterici che spingevano un normalissimo ragazzo pronto di tutto punto per la scuola.
    Con una cartella sulle spalle sarebbe stato difficile anche per uno di loro difendersi e schivare qualche spintone, ma lentamente quei tre si avvicinavano al limite della banchina.
    I due bulli erano appena dei livello 3, potevano anche farla finita di vantarsi di avere poteri e tra uno alto, ma magro ed uno grosso, ma basso, potevano anche smettere di sorridere in quel modo.
    Il ragazzo, quello indifeso, si limitava a ghignare pregando di smettere, ignorando sia i falsi ideali dei due e la situazione del non-poterico rimuginai su cosa fare nel pomeriggio...
    Improvvisamente la campanella che avvertiva dell'arrivo del treno suonò ininterrottamente! Tutti si alzarono attendendo l'arrivo del convoglio, ma la prima cosa che mi venne in mente fu il limite della banchina da tenere d'occhio.
    I tre si stavano ancora dando fastidio a vicenda, eppure quella striscia gialla era già stata superata da un bel pezzo, la campanella continuava a suonare e tutti ignoravano la presenza dei ragazzi.
    Rimisi in tasca il biglietto della CISP ed in lontananza vidi il treno arrivare, era scuro e vecchio, arrugginito ed ancora funzionava a carbone.
    La locomotiva si dirigeva spedita verso la stazione, arrivando da sinistra, mentre il fumo nero e la sua scia si avvicinavano sempre di più assieme agli schiamazzi dei bambini felici per l'arrivo del treno.
    Cominciai a capire perché tutti erano con la giacca, perché il treno era ancora a carbone e perché ogni casa avesse un camino acceso... in fondo, in una città di soli individui con poteri di fuoco, magma e modellamento del ferro era normale quel luogo
    -Ehi, stai attento!!-
    Un ultimo ed improvviso spintone diede il colpo di grazia! Il ragazzo cadde dalla banchina ed i due bulli cercarono di afferrarlo in un tentativo disperato: forse era giunto il momento di intervenire...
    -MA CHE DIAVOLO?!-
    Il ragazzo perse l'equilibrio, ma non sui binari. La locomotiva passò con un fischio, mentre un portale circolare e bidimensionale si chiuse sotto gli occhi dei due bulli, non avevo fatto altro che creare un portale di trasporto che trasportasse la materia da un posto ad un altro.
    Il ragazzo cadde proprio davanti a me, lo presi semplicemente con la mano, mentre immediatamente il portale alle sue spalle si chiuse mostrando per qualche attimo tutta la locomotiva che passava proprio di fronte all'altro
    -Grazie! Mi hai... mi hai salvato...?!-
    Non risposi alla domanda confusa del ragazzo, ma mi limitai a girarmi e fissare quei due ragazzini stupiti ed inconsapevoli che lo avevano spinto.
    Fuggirono immediatamente nel vedere che la loro vittima era ancora in piedi, da tutt'altra parte, guardando me ed i miei occhi passivi ed accusatori scrutarli era normale scappare...
    Appena quei due se ne andarono, mi incamminai verso le scale ignorando completamente colui che avevo salvato, senza nemmeno averlo guardato in faccia
    -Ma...?! Ehi, ehi, no, aspetta!-
    Cercò di afferrarmi un braccio, ma per non farmi fermare trasformai esattamente quella parte in vapore che si dissolse nella sua presa! Rimarginai la parte ricomponendo parte dell'arto con l'umidità circostante e continuai a camminare, ma quello si ostinò precedendomi
    -Ma... voglio solo ringraziarti!-
     
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