Il rifugio dello scrittore

Posts written by *HAVEN*

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    CITAZIONE (Artemis. @ 3/7/2018, 18:38) 
    Sì sì, ti sei spiegata bene! ^_^
    E stima a te anche solo perché riesci a scrivere col cellulare :schianto: come faaaaaai?
    Io tiro fuori boiate ogni mezza parola, sono proprio negata.

    Infatti mi ci vuole un bel po' per mettere insieme qualcosa di comprensibile :P

    Ahahah hai proprio ragione @Liborio, ho finito per scrivere anch'io troppo, non sono riuscita rispettare il mio buon proposito di essere breve, come al solito.

    @Axum, la tua precisazione ha chiarito tutto. Non posso quindi darti torto, il termine guerra inteso in quel senso è un po' dappertutto e quindi non vedo perché non dovrebbe essere presente in un fantasy. Senza un conflitto, o una parvenza di questo, non c'è intreccio e quindi niente storia.

    Sono d'accordo anche con te @Xarthin, mi sembra giusto che in una competizione debba vincere il migliore, in questo caso, quello che ne sa di più.
    Mi premeva solo precisare che non sempre il migliore è il più informato (trattandosi di scrittura) e che non sta tutto lì, nell'informarsi e studiare. Non è produttivo soffocare la propria creatività con una gran quantità di informazioni per sopperire alla mancanza di essa. Molto meglio lasciarla viaggiare libera per poi potenziarla con una sana, e ben venga dettagliata, informazione ;)
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    Oddio, mi ci vorrà un'eternità per processare tutte queste informazioni :wacko: tutti contro uno (o peggio, una) non vale però :P

    Non eguaglierò i vostri lunghi messaggi, anche perché da cellulare mi ci vorrebbero giorni per rispondere a tutto, ma dirò l'essenziale, che poi è quello che mi piace fare.

    Allora...non intendevo dire che lo scrittore dev'essere un ignorante qualsiasi che scrive di qualunque cosa gli venga in mente sapendo poco o nulla al riguardo. Lungi da me affermare ciò.
    IMO semplicemente, la scrittura non dovrebbe essere uno sforzo disumano verso la sapienza assoluta, ma un reinventare quella sapienza, anche se questa non dovesse essere perfetta.
    Molto probabilmente farei meglio a chiarire l'utilizzo di alcuni termini. Nel mio messaggio precedente intendevo studiare come il riempirsi la testa di nozioni, molte volte anche poco utili, perché obbligati a farlo per via del nostro senso del dovere. Invece con informarsi non volevo intendere un apprestarsi a conoscere superficialmente qualcosa, ma venirne a conoscenza in modo totalmente libero e "leggero". O meglio, apprendere perché lo si vuole e si è veramente interessati, e non perché si pensa che lo si debba fare perché se no nessuno ci terrà mai in considerazione.

    Per quanto riguarda il discorso sul diversificarsi, certo non dicevo che si debbano stravolgere totalmente le regole della narrativa (anche se alcuni grandi autori lo hanno fatto, ma certo noi non vogliamo, o meglio non possiamo, aspirare a quei livelli, anche perché a questi non interessava affatto di vendere, si accontentavano di fare letteratura e basta), ma che siano imposti dei paletti a seconda del genere, come a dire che in un fantasy ci debba necessariamente essere una guerra, mi sembra andare contro al concetto stesso di arte, che non dovrebbe avere limiti, se non quelli della forma (anche se abbiamo esempi di stravolgimento anche di questa).
    Spero di essermi spiegata meglio stavolta...molto probabilmente no :rolleyes:
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    Scusate ma qualcuno di voi (non ricordo chi) non diceva che prima di tutto è importante scrivere qualcosa di innovativo? O me lo sono inventato io?
    In ogni caso, seppure non l'abbia detto nessuno, credo fermamente che quella sia, assieme ad altri fattori, una caratteristica fondamentale del progetto di uno scrittore.
    Se vogliamo seguire le regole del marketing, la creatività e il "differenziarsi" sono la chiave di tutto. E, anche se non vogliamo scrivere solo per vendere, non possiamo prescindere dalle dinamiche del mercato editoriale, a meno che non vogliamo lasciare tutto nel cassetto.
    Io in realtà non sono contro l'informazione, anzi. Non conosco persona più curiosa e assetata di cultura di me. Perciò, farmi un'infarinatura su un argomento qualsiasi per scrivere un romanzo o una short story o quello che sia, non sarebbe affatto un problema, al contrario, sarebbe un piacere.
    Quello di cui però sono estremamente nemica invece è il fanatismo, proprio come quello di cui parlavano alcuni di voi. Che ci siano persone che conoscono persino l'angolazione che prende una spada medievale quando viene sferrato un colpo, mi fa pensare buon per loro. Non credo però che l'esistenza di questo tipo di persone debba costringere l'autore ad informarsi anche nei minimi particolari riguardo quell'argomento.
    Semplicemente, non mi piace l'idea del rendere la preparazione della scrittura di un romanzo o di un testo qualsiasi equivalente a una preparazione per un esame universitario. Non concepisco sinceramente l'idea di studiare cinque o sei libri (storici, scientifici, o comunque riguardanti il campo d'interesse) per poi andare a scrivere. Ditemi che bisogna informarsi, farsi almeno un'infarinatura perché non si è riusciti a scuola ad acquisire una conoscenza adeguata al riguardo, ma non di studiare, di appesantire la scrittura, che è già un lavoraccio come credo tutti voi sappiate, con dell'eccessivo lavoro. Solo perché non ci si deve sentire minacciati neanche da quelli che conoscono l'angolazione di una lama medievale in caduta?
    Ma un'opera d'arte non è un qualcosa di personale, unico e diverso da qualsiasi altra cosa? Si devono necessariamente seguire delle regole (a parte quelle grammaticali che sono d'obbligo) definite da qualcuno prima di noi? E se io volessi scrivere un fantasy dove non c'è nessuna guerra? Non sarebbe un fantasy? Chi lo dice che dev'esserci per forza una guerra in un fantasy? Non sarebbe comunque un'opera originale, creata dal mio intelletto e da quello di nessun altro? Chi potrebbe affermare il contrario?
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    Credo tutti sappiano che una guerra che si protrae per più di novant'anni porti distruzione e cambiamenti irreversibili tutto intorno a sé, non c'è bisogno di documentarsi ulteriormente al riguardo. Penso che la storia la studino tutti a scuola e un minimo di conoscenze base siano ormai piuttosto comuni...ma magari sono io che confondo realtà e utopia.
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    Mi sono rivolta a un agenzia letteraria quasi un anno fa, quindi questa discussione mi interessa non poco. Credo di poter fare un po' di chiarezza riportando la mia esperienza.
    Mi rivolsi a due agenzie letterarie nel settembre scorso poiché pensai che affidarmi a dei professionisti del settore mi avrebbe fatta sentire meno spaesata e sperduta nell'oceano burrascoso che è il mondo editoriale.
    Scelsi quelle che mi sembravano le più quotate in rete e decisi di inviare a entrambe il mio primo romanzo. Queste, come credo anche molte altre, permettevano, in un dato giorno e a una certa ora, di inviare il proprio manoscritto finché non avessero raggiunto il massimo di invii stabilito. La valutazione sarebbe stata gratuita,anche se non dettagliata. Avrei ricevuto semplicemente un rifiuto o una proposta di contratto.
    Ora, una di queste, la più selettiva a quanto si dice in giro, ha scartato il manoscritto quasi subito. La seconda invece, relativamente "giovane" poiché nata da qualche anno al massimo, non ha ancora dato notizie di sé.
    Rivolgersi a un agente letterario quindi, per quanto possa dedurre dalla mia esperienza, può magari allungare i tempi di pubblicazione, ma per me vale comunque la pena tentare di impressionarne uno. In questo modo, mentre lui cerca di piazzare il tuo manoscritto a destra e a manca, tu avrai tutto il tempo di cominciarne un altro. E, come ho già detto sopra, ce ne sono anche di quelli che offrono servizi gratuiti.
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    Secondo il mio modesto parere (e non mi linciate virtualmente se non siete d'accordo) per scrivere testi di qualità si dev'essere sì informati ed avere una discreta cultura, studiare però lo vedo un po' eccessivo, a meno che non si parla di alcuni generi, come ad esempio quello storico o il fantascientifico. Ma per un fantasy o anche una semplice opera di narrativa, non penso ci sia bisogno di studiare, al massimo documentarsi su qualcosa in particolare che riguarda il background (l'ambientazione, un argomento di attualità etc.).
    Detto questo, per quanto riguarda il discorso dell'editing, per noi comuni mortali credo non ci sia scampo, è assolutamente necessario. Ovviamente da un esterno che non sia necessariamente un professionista, ma che almeno ne capisca qualcosa di letteratura. Poi ci sono quegli esseri eccezionali, che Liborio ha nominato nel suo intervento, che ovviamente non avranno avuto bisogno di editing esterno, se non per qualche minima imperfezione. Eppure credo che anche loro ci abbiano messo almeno un po' di tempo, e soprattutto abbiano fatto esperienza, per arrivare a quel livello.
    Avere successo per me può essere frutto di tanti fattori. Fortuna, assolutamente sì. Conoscenze in ambito editoriale (anche dette "spintarelle"), probabile. E poi, costanza, passione, impegno, perseveranza, abilità nella scrittura (aggiungerei chiara e semplice) e infine un'innata predisposizione ad immaginare infiniti mondi e situazioni. E la combinazione di tali fattori non credo sia troppo comune.
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    Riporto la mia esperienza con la rivista, nonostante non sia successo ancora molto. Ho inviato un racconto qualche mese fa, a dicembre, ed è stato un esperimento non essendo esperta di short story. Non ho mai avuto gran simpatia per questo tipo di narrativa, ma mi son detta di voler provare e pensavo che pubblicare un racconto su una rivista potesse essere un processo più veloce e meno complesso. Forse la seconda l'avevo azzeccata ma la prima, proprio no :lol: Difatti, a oggi, non ho ancora ricevuto risposta, cosa che già mi aspettavo in ogni caso poiché è scritto sul sito che i tempi di risposta sono lunghi. Però, la cosa che mi ha fatto piacere è stata che a fine gennaio mi hanno inviato una mail dicendo che mi ringraziavano per l'invio e che il racconto sarebbe stato valutato il prima possibile, ringraziando pure per la pazienza.
    Credo sia carino da parte loro farsi sentire e non lasciare gli autori totalmente abbandonati.
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    La mia è una lunga storia quella degli acquisti dei libri... cercherò di sintetizzare quanto più possibile.
    Poiché vivo in un paesino di circa 6000 abitanti, non c'è mai stato molto spazio per attività "secondarie" come le librerie. Ce n'era una minuscola che non aveva un granché come assortimento, ci sono entrata un paio di volte, e mi pare che adesso abbia pure chiuso.
    Quindi, non appena ho potuto, mi sono dovuta spostare nei paesi vicini, o comunque a Napoli, per girarmi una vera libreria. Di solito compravo in quelle più grandi, spesso catene, per avere più scelta. Non disprezzo leggere in digitale (il libro che sto leggendo attualmente ce l'ho sul cellulare). Lo trovo comodo, posso leggere dove e quando voglio, tiro fuori lo smartphone e ho tutto a portata di mano.
    Non che disprezzi il cartaceo però.
    Ho scoperto infatti una libreria dal nome molto particolare e fantasioso, Libridine, la quale ha anche una sezione di libri usati. Quando mi ci trovo a passare, se posso, mi fermo a cercare qualche titolo interessante. Ne ho scovati alcuni che mi hanno preso, altri sono stati deludenti, però, tutto sommato, mi piace comprare lì.
    Dunque, in questo senso, sono molto versatile. Non sono pro digitale, né pro cartaceo. Penso che ognuno dei due abbia i suoi vantaggi e svantaggi e sarebbe stupido privarsi di uno dei due se possiamo usufruire facilmente di entrambi.

    P.S. Mi piace molto anche girare in biblioteca...nonostante però, almeno qui, non permettono di prendere in prestito i libri di narrativa, quindi dovrei restare all'interno per leggere. La cosa non mi dispiacerebbe se non dovessi farmi un viaggio di un'ora per arrivarci...
    Sarebbe carino invece avere la possibilità di utilizzare le biblioteche non solo per la stesura della tesi di laurea, ma anche per leggere ciò che più ci piace.

    Edited by Axum - 2/2/2018, 13:59
8 replies since 29/8/2010
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