Il rifugio dello scrittore

Di quanto la notte sussurra il giorno non sappia... (Proesia vincitrice della Crociera sul Vascello Fantasma di SdC con tema: "il Cibo")

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    Il Re Cinghiale

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    Zdadislav_Beksinsky_Morte_falce_e_martello

    ( nell'immagine un'opera dell'artista polacco Zdzislaw Beksinski :"Ghost of Communism")




    Di quanto la notte sussurra, il giorno non sappia...




    Cinque spighe marciscono in onda di pianto fangoso
    Grano dolce e pane d'orzo profumano il ricordo dei tuoi capelli ramati, disperatamente amati, ma non più rianimati.

    Di quanto la notte sussurra, il giorno non sappia...

    L'occhio, grondante di pioggia, scioglie il sangue pietoso, ma non cancella il dolore che, lancinante, abbaia di fame.
    Mi nutro di amnesia consolatoria e la carne sfrigola, esalando baci ritmati dal cardiaco rombare del glorioso trattore Putilov.

    Sei brace di vita, dolce Varvara, e io immolo lacrime salse a condire il tuo cuore, ridente d'amore.
    Pallida luna bacia le labbra tue esangui e sento lontano il richiamo di Josif Vissarionovič che mi artiglia acciaioso in sbaffo orgoglioso di Čeka .

    Costole biancheggiano umida vita
    La luce nei tuoi occhi neri è nebbia di tenebra, da agricole lame falciata.

    Pulsa tepore il tuo cuore; nella mia mano svergognato languore
    Torna da vena a fluir timidezza e rimpianto, mentre la cenere intona triste te Deum.

    Di quanto la notte sussurra, il giorno non sappia...

    Sgranocchio il midollo accidioso e succhio afrore di vita in battiti piagnucolosi di Dzeržinskij e Jagoda
    Tremano i denti nel freddo mortale e la gengiva si gonfia satolla

    Lontano ascolto il grido di battaglia salire dalle Kirovskij Zavod.
    Muore in fantasma bugiardo la NEP, drappeggiata di rosso stremato.

    Il grano avvilisce arrossato di sole morente in tramonto di incrollabile fede di vodka rubizza
    Spegne il liquore-fausto nepente!- condanna vigliacca pronunciata -indi esplosa-con aspra e solenne voce di Nagant.

    Di quanto la notte sussurra, il giorno non sappia...

    L'amore non chiede, ma solo d'esser saziato pretende.
    Una vita appassisce per fiorire in un'altra, digerita con spirito inquieto.

    In tua morte trovo mia vita, ma a cosa vale vivere or che sei solo acido bolo di cibo raffermo?
    Il prezzo mi indigna, Varvara mia! Fin troppo alto quel fondere in sovietico oro trenta denari di delatorio rimorso.

    Ti guardo bruciar di passione, e brillante d'amore ti perdo in sconfinata, gelida isba: nido di sterile amore
    Il lezzo di anime carbonizzate avvolge la tundra.

    Ci guida potente il Piccolo Padre, da troppo tempo indifferente e lontano.
    Malenʹkyy batʹko voleva soltanto il bene dei suoi amati kulaki, lo dice Tovarysh Kaganovič.

    Di quanto la notte sussurra, il giorno non sappia...

    Tutto il mio Credo bolscevico vedo mutato in cupo e straziante Holomodor
    Tradito il mio animo bollito in crogiolo di ormai stanco e rugginoso Stahl.

    Kronos ha mangiato i suoi figli e non osa guardare sua Sposa che serra tra labbra violacee una piccola mano, fin troppo cognita al cuore
    Annichilito di putrido orrore, si scolla lo sguardo da pupilla ritrosa, in freddi cristalli già immota.

    Mi guarda, mia Varvara amata con occhi cangianti di fiamma e m'invita al nudo suo pasto
    Non nutro ancor lacrime in patriottico cor; arsa Rodina le ha disseccate in siccitosa disfatta.

    Mi stendo e stropiccio la coltre di ghiaccio e di stelle a scaldarmi nel silenzio del grano
    Attendo la morte e stringo il kiot che conserva la Santa Croce di pentimento per un collettivo delitto sommerso.

    Di quanto la notte sussurra, il giorno non sappia...

    Sorella e complice allegra, tu eri; ora sei solo un'anima morta senza neppur l'ironia di Gogol
    Per Cinque Spighe sei morta: la fame ghiottona vorrebbe nutrirsi di te.

    Resisto e al contempo mi arrendo lasciando la rubra, lubrica Stella a morire d'inedia
    Su carri tonanti s'innalza Iskra di fuoco: annuncia la notte e avida spegne nel sangue ogni annunciata Zarja; spasibo, Tovarysh!

    Di quanto sussurra la notte, il giorno non sappia...

    Questa notte scomparirà nella carezza del vento e io sarò presto con te, nel mezzo del grano maturo
    Mangeremo ancora del pane croccante di segale e sale: il giorno vedrà il gallo cantare intorno ad un fuoco di libertà.

    Ma ora, di quanto sussurra la notte, il giorno non sappia...


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    NdA

    Questa decisamente è una di quelle (mie) pagine che tutto sommato meritano una didascalica nota a pie' di pagina, laddove è ovvio che i riferimenti storico linguistici devono essere compresi e... digeriti (come fu detto giustamente nei commenti all'opera quando era in gara;-).

    Ecco dunque una... legenda -sobria ed incompleta- diciamo così, per capire meglio cosa si nasconde dietro i miei apparenti e consueti cachinni, slegati e misteriosi! ahah!

    Holomodor

    Traducendo un po' liberamente, sta ad indicare la morte per fame.

    Nel 1932 Stalin promulgò infatti una legge (appunto detta "delle cinque spighe". Questo nomignolo dato dalla gente ucraina fa riferimento al fatto che in questo ukaze del dittatore georgiano si precisava che chiunque fosse stato trovato in possesso anche di poche spighe di grano sarebbe stato considerato un accumulatore borsista nero e quindi subitaneamente passato per le armi o condannato alla detenzione in un gulag per un minimo di anni dieci - ciò era equivalente ad una condanna a morte procrastinata, stanti le condizioni dei prigionieri in quelle unità di internamento carcerario- ovviamente senza alcuna necessità di processo o di altre prove a carico); questo provvedimento aveva per oggetto alcune norme in materia di politica agricola.
    In realtà essa aveva semplicemente lo scopo, pienamente studiato a tavolino in ogni suo particolare, di provocare una tremenda carestia, in modo da perpetrare un vero genocidio del popolo ucraino.
    Vennero dunque confiscate le derrate alimentari alla popolazione e ne fu proibito il commercio, sotto minaccia delle pene sopradescritte per i trasgressori -veri o presunti, non faceva differenza- fu inoltre vietata qualsiasi azione di sostegno da parte delle altre regioni dell’Unione Sovietica, il che isolò l'Ucraina in modo totale ed assoluto.
    Questa scellerata "Operazione speciale" (la Storia, ahimè, si ripete!) provocò all'incirca tra i quattro e i dieci milioni di morti, quindi un genocidio in piena regola, molto probabilmente di gran lunga superiore alla terribile statistica della Shoah.
    Nel mese di novembre 2008 il Sacro Sinodo della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca ha definito l’Holomodor come atto di genocidio.... chissà come si sentirà oggi il Patriarca Kirill I di fronte alle sue dichiarazioni sulla guerra in corso per l'invasione e il dominio dell' Ucraina.

    Putilov
    Il trattore Putilov era uno dei gioielli della meccanica civile sovietica. Uscito da quelle che un tempo erano state le famose Officine Kirov, divenne un'icona del lavoro comunista, alla stregua del famoso minatore Aleksej Stachanov, nominato dallo stesso Stalin Eroe dell'Unione sovietica.


    Josif Vissarionovič Džugašvili (Gori, 6 dicembre 1878 – Mosca, 5 marzo 1953), detto Stalin
    Il soprannome trae la sua origine dal termine russo ""Stahl", acciaio"; fu il Segretario Generale del Patito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS) e governò il Paese con una dittatura ferrea e sanguinosa. Responsabile di milioni di omicidi, diretti ed indiretti, si spense nella sua Dacia, trasformata in una fortezza, ormai preda di folli paranoie che lo inducevano periodicamente ad ordinare purghe di altissimi dirigenti ed amici di partito e personali.
    Come detto, la tragedia dell'Holomodor fu direttamente immaginata ed organizzata da lui personalmente.

    Čeka
    Contrazione del termine russo " Commissione straordinaria", fu in pratica la prima organizzazione di polizia politica segreta dopo la rivoluzione del 1917.
    Fondata nel 1918 per volere di Lenin, essa prese possesso del famigerato Palazzo della Lubjanka che divenne teatro di atroci esecuzioni, interrogatori e torture per migliaia di prigionieri, politici e non.
    Fu l'antenata dei vari servizi di polizia e spionaggio russi, fino al famoso KGB -oggi FSB- di cui fu direttore lo stesso Vladimir Putin e prima di lui l'ex segretario generale del PCUS Jurij Andropov.
    Feliks Dzeržinskij su il primo direttore di questa vera e propria officina del terrore e della morte.
    Nel 1991 la statua che lo raffigurava, posta al centro della piazza ove sorge tuttora il lugubre palazzo della Lubjanka, fu abbattuta, ma il suo nome in Russia ancora genera imbarazzo ed inquietudine.
    A lui, dopo la parentesi di Vjačeslav Menžinskij, successe un altro oscuro personaggio, anch'esso citato nella proesia: Genrich Jagoda, non meno colpevole del suo predecessore di innumerevoli omicidi ed arresti illegali; morì fucilato a sua volta essendo finito vittima di una delle solite purghe staliniane.


    Nagant
    Revolver di origine belga, prodotto poi direttamente in Unione Sovietica fino al 1945.
    Viene ricordata nel testo perché essa, come il suddetto trattore Putilov, divenne un'icona russa.
    In questo caso godette di fama sinistra perché emblematica come arma tipica usata dalla Čeka e poi degli organi che le successero nel tempo.

    Malenʹkyy batʹko
    Una sorta di soprannome onorifico affettuoso, quasi un vezzeggiativo che veniva usato in Ucraina per Stalin con il significato di "Piccolo Padre del Popolo".
    Tale appellativo traeva origine dal fatto che in Russia lo Zar era un tempo chiamato "Batyushka Tsar" ossia appunto Piccolo Padre.

    Lazar' Kaganovič
    Influente politico e ministro in epoca staliniana, divenne Commissario del Popolo e fu incaricato dallo stesso Dittatore di mettere in pratica la sua volontà in riferimento all'Holomodor, tanto che fu considerato emulo ed omologo del gerarca nazista Adolf Eichmann, uno dei maggiori responsabili della cosiddetta "Gesamtlösung",ossia la soluzione finale del problema ebraico, come veniva abitualmente chiamata quella che poi fu conosciuta come la Shoah.

    Zarja
    In russo: "Alba"







     
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