Il rifugio dello scrittore

La democrazia del ragioniere

Frutto di fantasia, quindi ogni eventuale riferimento alla realtà è del tutto casuale. È solo una bozza.

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    I treni del mattino prelevano gli impiegati dalle banchine delle stazioni poste nei circondari della città lungo la trincea dove si posano annegate a mezzo la strada ferrata e tutte le pertinenze che si porta appresso. Traboccano dal solco, mostrandosi alla vista, i tralicci ed i cavi sospesi dai quali i pantografi attingono tra gli sfrigolî di lampi blu l'energia che quelli muove: hanno dismesso ormai da tempo lo sbuffare di caldaie e l'eruttare di grigi fumi che soffiavano furenti i primitivi esemplari della specie nell'aurora della sua comparsa, prima cioè che s'infeudasse all'evoluzione appaltata agl'ingegneri, che ha scambiato colla civiltà dei lindi kilowatt i fiammeggianti costumi dei fuligginosi cavalli vapore, estorti col fuoco ai cumuli di carbone. Han conservato tuttavia il fischio avvisatore che risuona precedendo lo sferragliante rotolare in corrispondenza dei passaggi a livello, dov'è più facile trovar quello che prova, anche a sbarre chiuse, a rischiare il collo per traversare a raso.
    Gli impiegati si ritrovano al mattino quando i treni, perduto l’ansimante sbuffo vaporoso ed i roventi odori di caldaie, s'annunciano in arrivo alle stazioni coll'approssimarsi del tototoc che fan le ruote di metallo sussultando dove si giuntano di piastre imbullonate gli estremi dei segmenti di rotaia, che gli ingegneri, quei sapienti, han disposto culo a culo lasciando vuoto soltanto quel volume a separarli che il binario reclama espandendosi quando il sole dell’estate lo dilata.
    Il dottor Baroffio, colla testa diademata di diradate vestigia incanutite della corvina criniera giovanile, ed abbigliato del gessato blu o grigio d'ordinanza, è di casa in quei palazzi i cui recessi, colle confidenziali carte che raccolgono, son catafratti dall’inviolabile segreto bancario, salvo giusta e motivata rogazione notificata dalle inquirenti autorità, le quali si mantengono comunque giudiziosamente ben di qui dall'abusare di quella esclusiva facoltà, ricorrendovi soltanto in casi estremi. Entro le ariose sale delle superne direzioni che si specchiano nei marmi, ed attorno alle tarsie preziose dei tavoli che arredano negli attici lo sfarzo esecutivo delle sale riunione, son fissati, al rialzo od al ribasso, i fati di quegl'immaginari valori che in tabelle son riepilogati il giorno dopo nelle pagine di mezzo dei quotidiani finanziari: dei meno provveduti investitori tardiva sibilla divinatrice del passato: aruspice di quei destini cioè che ormai son già compiuti, col corredo di minusvalenze che agli improvvisati finanzieri da quelli discendono.
    Il tempo delle riservate stanze vien scandito dagli ossuti calendari in cui son riconosciuti due giorni solamente, e quelli che a noi son familiari obliterati: le referenze planetarie ed agli antichi numi, signori ciascuno della sua particella di natura, anteriori alle cineserie degl'ingegneri finanziari, son giudicate ormai trascorse, e perciò sostituite: un caparbio residuo di poesia ha introdotto di nascosto le zoofile analogie tra cui oscillano le pagine dei dedicati taccuini: vi son legati alle furenti forme del toro i giorni fausti, che poi son le giornate in cui parecchio si guadagna, ed a quelle letargiche dell’orso i giorni infausti, in cui si guadagna lo stesso, soltanto un po’ meno. È circonfuso il dottore, nei giorni fausti e negli infausti, ed in quelle domeniche con messe incluse che più non trovan posto negli iscarniti almanacchi, anche fuori dalle sedi direttive entro le quali l'amplificano le ineludibili gerarchie, di quell’aura che la nobiltà, non trovando a sufficienza degli eroi e dei valorosi ai quali farne premio come usava ai tempi andati, s’è risolta, disperata e un po’ cogliona, e recalcitrando quel che basta per non parer di troppo facili costumi, a vendere per i loro denari persino ai finanzieri.
    Nel Baroffio, ultimo, con gran rammarico del suo papà buonanima, della linea agnatizia della propria antica stirpe avendo procreato solo figlie, alberga, a dispetto degli ottimati cui di preferenza s'accompagna, un sentimento sinceramente democratico, a patto però d'intendersi sui termini. Persino l'indagatore incredulo, od anche solo mosso da un morigerato scetticismo, resterebbe stupefatto sapendo quanto puro sia il sentimento del dottore, se potesse, com'è concesso ai privilegiati narratori, guardar dentro la sua mente, modellata a loro immagine dal continuo baloccarsi coi simmetrici congegni della partita doppia, e levigata da un procedimento che qualche insensibile, per giunta poco dotto, potrebbe scambiare per quella proletaria alienazione che com'è noto risparmia i finanzieri, conchiusi entro la protezione che s’invera nell'alone sovrumano che li avvolge. I principî di quell’esatta scienza, che sono per lui il criterio ordinatore della confusa vastità dell’essere, innalzati in tal maniera dalle bassezze della tecnica alle teleologiche altitudini più alte della filosofia, han tracimato dai libri vidimati, per applicarsi, e guarda caso con profitto, anche a quegli aspetti della vita coi quali, se si vuol prestar fede ai manuali, dovrebbero aver poco, a non dir niente, a che vedere, dato che quelli proprio non ne parlano. Così, anche alla sua personale declinazione della democrazia ha intestato un bel mastrino, fatto su misura con tutti gli accidenti, di modo che a lei possano estendersi quei canoni dell'assiologia dei quali il numerario è la misura. Da navigato ragioniere, che tale rimane in fondo all’anima anche chi eventualmente evolve allo stato del dottore, il Baroffio ha fatto i conti: pur sospinto dagl'implacabili venti che fan piovere la fregola di risparmiar su tutto quanto ed investito dalle bore imperative dell’accumulazione dei profitti, non s’è sentito di rinunciare anche alle piccole comodità della prima classe, accettando l'onere d'un sovrapprezzo sul biglietto ordinario, ben misero sacrificio per affittare un pezzetto aggiuntivo di dignità e reputazione. E poi, spende di certo sempre meno che ad usare la propria auto, considerando che i saluti che dispensa parco da dietro il giornale in cui s'affonda agli altri pendolari sono gratis. La sua democrazia, che il livoroso invidiando la condizione sociale del dottore potrebbe giudicare, proprio in ragione del livore, per lo meno mutilata delle sue più liriche propaggini, gli eroga dunque alfine quegli agognati dividendi che consolidano la sua sincerità di finanziere, anche se nella meno soddisfacente forma dei risparmiati esborsi, che certo non sono pregiati quanto i flussi di cassa belli freschi, ma ci s'accontenta: vanno bene uguale.
    Capita che la minimale idea democratica del Baroffio, dalla quale sono espunti quegli orpelli semantici cui non era possibile nemmeno a martellate far posto nell'apposito mastrino e che son condannati perciò alla più sepolcrale indifferenza, venga assoggettata in qualche circostanza ad una impreveduta verifica. Son quei giorni in cui la granulosa demografia degli scolari esonda in gruppi alla ricerca di sedili vuoti dai sovrappopolati alvei delle vetture di seconda classe, preannunciata dal chiassoso turpiloquio che accompagna lo scalpicciante sciabordio della marea. Un Savonarola finanziario allora, dimesso il saio monacale per la più bancabile camicia immacolata, dardeggia col suo severo sguardo le combriccole che transitano per il corridoio: la già lunga faccia cavallina e ben rasata s'allunga ulteriormente, stirandosi in una maschera di cuoio sino ai limiti più estremi consentiti dai residui d'elasticità della oramai quasi senile epidermide, coi sottili labbri rinserrati che s'inarcano cogli angoli all’ingiù: una faccia contratta dallo sdegno e dalla riprovazione, da dietro la quale il dottore condanna tutti quanti i vocianti studentelli di liceo alle fiammeggianti pene dei più dolorosi gironi dell’inferno, e tanto definitivamente da omettere persino la cortesia di rivolger loro almeno un preliminare ammonimento, completo della divinatoria promissione di castighi pioventi dall'Altissimo, e concedere pertanto un'ultima occasione per redimersi, perché ai suoi tempi, lui, se solo si fosse fatto pizzicare irrispettoso la metà, il suo papà buonanima lo avrebbe, con ragione, gonfiato di sganassoni, l'avrebbe ridotto emiplegico a forza di ben dirette pedate alle posterga: perché lui alle sue, hélas, figliole l’educazione gliel'ha insegnata eccome! meglio certo degli amichevoli e vezzeggiativi genitori che al giorno d'oggi vanno ad ingrassare gli psicologi! a forza di castighi, di urlacci e di clausure! ecco. E quando serviva a metter termine alle faccende un po’ più complicate, anche un pedagogico schiaffone, ch’è il dovere del papà: quando ci vuole, ci vuole. E come son venute su! da farci la copertina al galateo! altroché.
    Dall’elevato pulpito della sua dirigenziale busta paga sermoneggia a proprio esclusivo beneficio sgranando tutto intero il rosario del lamentoso soliloquio del vessato: si lagna acrimonioso per il destino di quella parte delle ingenti imposte che lo stato gli preleva a forza dalle tasche che finisce sprecato per pagar la scuola e addirittura i professori a certe bestie: si compiace crudele d'immaginarseli ricurvi sotto il peso di quei sacchi di cemento belli tosti, certe pietre! mezzo quintale cadauno, mentre fan la spola nel cantiere coi calzoni sdruciti e insudiciati di calcina, cogli scarponi inzaccherati mentre si trascinano nei fanghi che ricoprono il suolo, dove si raccolgono le acque che il violento temporale rovescia tonante su di loro; oppure se li gode in un contesto più bucolico ma non per questo meno perfido, cioè impegnati a ramazzare nelle stalle il fertilizzante naturale che residua dal perenne ruminare dei bovini, o alle prese con chilometri di solchi da scolpire nella marmorea terra di gennaio col solo ausilio d'una zappa. Eh… ci vorrebbe proprio, che si fa un po’ di pulizia…. basta una mela marcia, che si rovina tutto il cesto… con quello che costano le mele!
    Loro passano, lietamente indifferenti; tuttavia l'attenzione di qualcuno, occasionalmente, per una frazione di secondo si sofferma sull'austero squadrare d'un tanto didascalico signore, e allontanandosi in fretta per inseguire i suoi compagni riflette su cosa avesse da fissare quel rincoglionito, con quella faccia poi… valli a capire quelli lì! ed il pensiero gli sfugge svaporando in un istante.

    Edited by CurzioG - 1/11/2020, 11:34
     
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