Il rifugio dello scrittore

Non ho ancora in mente il titolo per la mia storia

Capitolo 2

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    Non c'è niente da dire qui che non ho già detto nei topic precedenti.

    Capitolo 2



    Una casetta isolata a due piani nei pressi di Nemi, davanti un giardino ben curato con fiori e piante di ogni tipo ed una vite americana che copriva interamente la facciata. Le foglie incorniciavano le finestre del primo e del secondo piano, ed un orto rigoglioso pieno di fantasia e di colori si estendeva sul retro; un gatto nero riposava sornione sul davanzale della cucina. Accanto a lui si trovava ancora la lisca rubata alla padrona.

    Tristemente, Ingrid osservava la forma sbilenca della torta che aveva appena estratto dal forno. Era un disastro totale. Nonostante si fosse impegnata, non era abbastanza. Ed il problema era che l’aveva preparata per il compleanno di Greta, promettendole di fare per l’occasione un dolce memorabile e invece aveva creato quella cosa aliena, informe e sgradevole. Inforcò gli occhiali e prese il libro di ricette per vedere cosa avesse sbagliato. Aveva fatto quasi tutto bene, ma aveva esagerato con lo zucchero. Si guardò intorno, chiuse le imposte delle finestre e chiamò Greta

    «Greta, sei in salotto?»

    «Dove vuoi che sia!»

    «Che stai facendo?»

    «Sto cercando di seguire “C’era una volta” ma se continui a farmi domande mi sarà molto difficile capirci qualcosa».

    «È cominciata da molto la puntata?»

    «No, da solo 10 minuti».

    «Bene, bene. Ti lascio in pace, allora, buona visione».

    “Meno male”. Pensò Ingrid

    Chiuse la porta della cucina senza far rumore e, furtiva come una ladra, estrasse da uno dei cassetti della credenza la sua bacchetta ben nascosta tra gli strofinacci, a riposo forzato ma sempre pronta per l’uso. Le diede una lucidatina con un panno pulito e sollevandola in alto, con solennità, fece alcuni ampi movimenti intorno alla torta. Una nuvoletta di polvere azzurra la circondò, l’avvolse per un istante e subito dopo si dissolse senza lasciare traccia e, al posto di quella massa informe che un attimo prima era sul tavolo, ora c’era una torta profumata di cannella e zucchero a velo. Aveva la forma della loro casetta, con i tetti di cioccolato, il comignolo di torrone, le mura di marzapane e pan di spagna e tutt'intorno un vialetto pieno di nocciole e mandorle tritate che sembrava della ghiaia vera e propria. Orgogliosa del suo operato, Ingrid, sorreggendo la torta con entrambe le mani, spalancò la porta della cucina, entrò nel salotto e la mostrò raggiante a Greta.

    «Guarda che capolavoro! L’ho fatta con me mie manine!»

    «E con la tua bacchettina».

    «Ma no, che dici?»

    «Elementare Watson. È troppo perfetta. Chissà, magari, se ci avessi aggiunto qualche difettuccio, non me ne sarei accorta».

    «Volevo farti una bella sorpresa».

    «E me l’hai fatta. È bellissima! Solo che avevamo promesso di non usare la magia in casa; qualcuno potrebbe accorgersene. Dovremmo subito andarcene da qui, alla svelta».

    «Ti prometto che non lo farò più».

    «Ma era tanto brutta la torta che avevi fatto seguendo la ricetta?»

    «Mostruosa!»

    Scoppiarono entrambe in una fragorosa risata e Greta abbracciò Ingrid con affetto, per tranquillizzarla e ringraziarla per il dolce pensiero che aveva avuto nei suoi confronti. Erano due vecchiette amorevoli, seppur un po’ stravaganti.

    «Ci mettiamo le candeline, Greta?»

    «No, quando le candeline costano più della torta è meglio evitare».

    «Ma sono 250 anni!»

    «Appunto! Potrebbe andare a fuoco la casa con tutte quelle candeline, non trovi?»

    «Chissà se Arianna verrà, l’appuntamento è per domani». Domandò Ingrid con apprensione, cambiando improvvisamente discorso.

    «Certo che verrà, lo sai com'è fatta».

    «Speriamo!»

    La settimana precedente Greta si era recata alla posta con un misterioso pacchetto, indirizzato alla dottoressa Mancini Arianna. Lo aveva spedito con posta celere e poi era tornata a casa. All'interno si trovava un cofanetto quadrato rivestito di velluto rosso con all'interno un dente aguzzo, di grandi dimensioni. Non era un dente umano né tanto meno di una specie animale conosciuta.

    «Noi l’aspettiamo lì?»

    «Certo!»

    «Così come siamo, nel nostro vero aspetto?»

    «Ma si certo. Due vecchiette passano facilmente inosservate».

    Per evitare di dare ulteriormente nell'occhio le due decisero di andare nel luogo dell’appuntamento senza usare la magia, e quindi chiamarono un taxi. Quello che dovevano fare era molto importante ed Arianna era proprio ciò che serviva per riuscire nel loro intento.

    Edited by l.pallad - 8/10/2019, 14:09
     
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