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Ecco la seconda parte del mio primo capitolo. Ho anche sistemato il prologo e la prima parte, le trovate sempre in questa sezione, poco più in basso. Fatemi sapere che ne pensate.
Mappa Beledoran:
«Ti dico che c’era. Non sono pazzo, stavo davvero parlando con un mercante. Mi ha dato questo amuleto» esclamo sventolando la pietra blu davanti ai loro occhi. « Aidan, non c’era nessuno affianco alla fontana; l’avrei visto un bue di due metri, ricoperto di pelo!» Sono in fucina con mio padre e Darren, il rumore costante del martello che sbatte sull’incudine disturba la conversazione. «Si infatti quando tu mi hai chiamato è scomparso. Ma era lì, non me lo sono immaginato.» Mi butto su una sedia sconfortato. «Quell‘animale... lo chiamava tihac, mai sentito. Mi è sembrato straniero ed era anche parecchio strano. Non sembrava provenire dalla Galandria. Ha detto che questo è magico. » lancio il ciondolo sul tavolo, come prova. Il rumore del martello si ferma con un ultimo violento colpo. Mio padre ci raggiunge nella stanza, asciugandosi il sudore. «Magico? È un’altra delle sciocchezze che ti insegna tua madre?» afferra il boccale di birra sul tavolo e se ne scola metà in un colpo. «Quell’affare ti darà sicuramente problemi Dan, ascolta me. Disfatene al più presto. » Mio padre è un omone molto muscoloso e una buona spanna più alto di me, non mi sognerei mai di contraddirlo, almeno non davanti a lui. «Va bene padre, lo farò. Quel mercante però mi ha suggerito di lasciare subito la città: era convinto che il mio posto non fosse qui. Sembrava come preoccuppato per me.» ammetto perplesso. « È tutto così assurdo» «Tu non vai da nessuna parte ragazzino, dovevo proprio parlarti di questo.» Ci sediamo al tavolo a mangiare: un po’ di carne cotta alla fiamma e patate. «Io e Darren domani partiamo. » «Come partite? E non mi porti con te? » esclamo preoccupato. «Tu resti qui ad occuparti di tua madre e tua sorella. Devo rifornirmi, questo mese non mi è arrivato il carico da Eastriaal. Dobbiamo andare direttamente lì a prendere le materie prime e fare delle consegne. Partiamo domani mattina.» Mi guarda deciso con i suoi occhi verdi. «Ma... » faccio per protestare. «Non ti preoccupare non mi sono dimenticato del tuo compleanno, non posso davvero rimandare. Spero però che questo mi faccia perdonare. Darren và a prendere il regalo di Aidan.» resto sorpreso. «Certo, Volin. » Darren si alza di fretta e apre la porta sul retro. «Papà, non dovevi.» Non era mai stato il tipo da regali, non mi aspettavo niente di che. «Certo che dovevo, compi sedici anni domani Aidan, è una tappa importante.» Nella mia vita mi aveva regalato solo una cosa: lo scudo che tengo appeso in camera. Me lo regalò quando compii dieci anni, anche se alla fine non era proprio un regalo. Mi ero rotto il braccio cadendo da cavallo e quel gesto mi sollevò il morale. «Quando ti abbiamo trovato questo scudo ti aveva protetto dall’incendio. Lo conservo da quel giorno. Ora spero che ti proteggerà ancora, quando io non sarò li per farlo. » Mi aveva detto. «Ecco qui.» Darren era rientrato nella stanza. Volin si mise fra me e lui prendendo il regalo prima che io riuscissi a capire cosa fosse. Ma sembrava ingombrante. Una spada! Volin teneva in mano una spada. Con tanto di fodero in cuoio rosso. La estrae e me la porge. « Quando torno ti insegno come usarla, schiappa.» Impugno l’elsa, sembra fatta apposta per stare nella mia mano, sul pomolo ottagonale in acciaio sono incastonate una pietra bianca a forma di mezzaluna e altre più piccole, di cristallo a simboleggiare le stelle. La luna e le stelle, come sopra al mio scudo. La guardia a mezzaluna ricorda delle fiamme, che scolpite nell’acciaio sembrano fondersi con la lama, percorsa da una lunga scalanatura centrale. È una spada da una mano e mezza, perfetta per me. Guardo mio padre, ma non so cosa dire. «L’elsa è in corno di ifrit, e l’impugnatura è in pelle intrecciata. Ci ho messo mesi a farla. È forgiata con l’acciaio più puro di Eastriaal, difficilmente ne troverai una migliore.» Mi abbraccia per togliermi dall’imbarazzo. «Grazie... È davvero stupenda Volin. Non so come ringraziarti.» «Prendititi cura di tua madre e di Masha per le prossime due settimane. È il massimo che puoi fare. »
Il sole sta per finire il suo turno di guardia, mentre io mi avvio lentamente verso l’ingresso settentrionale, per cominciare il mio. Una fioca luce arancione avvolge la città deserta, il mercato è stato sgombrato e tutti sono nelle proprie case a mangiare. Le fiaccole già accese illuminano una locanda sulla strada principale. Dall’interno arrivano schiamazzi e una melodia incalzante suonata da un cantastorie. È la ballata di Dearilah. Inizio a fischiettare il motivetto e rigirandomi l’amuleto tra le mani, raggiungo le scuderie. Ad aspettarmi trovo Eileen che parla con Brenon, lo stalliere. poco più grande di noi. «Ecco il mio cavaliere. Buonasera compagno di guardia. » Mi saluta sempre allegra Eileen «Che cos’è quella pietra che hai al collo? Sta mattina non l’avevi.» «Questo? Me l’ha regalato un mercante. È solo un amuleto. » «Forse così la prossima volta avrà piu fortuna con Zedd.» scherza pungente Brenon, dando un colpetto all’altra. «Molto spiritoso Ben. » Gli tiro un pugno sulla spalla. « Qualcuno non sa tenere la bocca chiusa, vedo» Lancio un’occhiataccia alla rossa lì affianco. Lei evità il mio sguardo, nascondendo un sorriso. «Ora andiamo o faremo tardi, figlio del fabbro.» Le porgo la mano ma lei la sposta con un gesto irritato e mi prende per il colletto trascinandomi verso le scale. «Allora ci vediamo domani Eileen, i cavalli li prendiamo qua. » Ci saluta Brenon. Saliamo le scale del bastione di corsa, il capitano Morryl ci aspetta impaziente sulle mura. «Everald. Siridian. Ecco qua i nostri due insubordinati. » Ci presentiamo portando le braccia incrociate sul petto, in segno di saluto. «Siete in ritardo! La campana della guardia è suonata già da un pezzo. » Ci urla contro. «Tenete d’occhio l’ingresso alla città. Se succede qualcosa stanotte ne sarete responsabili. » Ci fa segno di riposo. «Si, signore. » «Può fidarsi di noi, capitano. » rispondiamo insieme, abbassando le braccia. «La recluta Vonterax vi terrà d’occhio stanotte. Raggiungetelo.» Dopo averci superati, con sdegno prese le scale. « Domani vedi Brenon? Dove dovete andare a cavallo? » «Dopo, dopo. » taglia corto Eileen, dirigendosi verso Otys sul parapetto. Otys è di due anni più grande di noi, figlio di un pescatore. È parecchio in sovrappeso, porta la casacca della guardia tutta sgualcita, e l’elmo troppo stretto copre una zazzera color paglia facendolo sembrare ancora più paffuto. «Anche tu di guardia per punizione?» Lo salutò Eileen. «Si, non riesco a stare al passo nell’addestramento.» Finalmente distoglie lo sguardo dalla via sotto di noi. «Invece voi avete dato spettacolo questa mattina, mi hanno detto. Zedd non l’ha presa bene Eileen, per fortuna non l’hanno messo di guardia, è ancora in infermeria. Sei stata mitica, qualcuno doveva pur zittirlo prima o poi.» « Non abbiamo fatto niente di speciale» dico affacciandomi oltre la merlatura, il crepuscolo iniziava a limitare la visuale. « Ah tu no di certo, messer ‘‘ci penso io’’. Se non fosse stato per me ora ci saresti tu in infermeria.» Mi giro scocciato. « Allora non vuoi proprio arrenderti. Io ho solo cercato di difenderti. Sei tu quella che esagera sempre.» « Aidan quella spada non è di quelle in dotazione. Dove l’hai presa? » Chiede Otys puntuale, prima che Eileen possa ribattere. « Ah si, me l’ha regalata mio padre, l’ha fatta lui. » Estraggo la spada, nella penombra la lama riflette i bagliori rossi e gialli delle fiaccole ed osservo compiaciuto i loro sguardi meravigliati. Sono troppo contento di questo regalo. «Finalmente potrò fare a meno di usare quelle vecchie spade arruginite della caserma.» « Ma certo, domani è il tuo compleanno! Quasi me l’ero scordata. » Esclama Eileen battendosi una mano sulla fronte. «Allora domani puoi venire a caccia con me e Brenon. Per festeggiare ci mangeremo un po’ di cinghiale. Vuoi venire anche tu Otys?» « Ma-ma non avete paura di andare nella foresta? Non avete paura dei lupi e degli ifrit?. Io non so se me la sento » il poverino tremava. « Vi proteggerò io, tranquillo. L’elsa della mia spada è fatta di corno di ifrit sai. » Sferrai due fendenti all’aria. « Si piccolo, adesso metti via la spada, prima di farti male. » Con un movimento impercettibile mi tolse di mano la spada. È sempre stata più rapida di me. « Non ti preoccupare Otys d’estate i predatori si spostano più in alto, sulle montagne. Non c’è pericolo.» « Va bene, ma non credo che vi sarò molto utile. » «Invece si, ci pescherai qualche pescione. Allora ci vediamo fuori dal villaggio nel pomeriggio. Porta la spada Aidan. » Mi lancia la spada facendo l’occhiolino. Non c’era luna e l’oscurità ormai ricopriva tutta la piana. Ci girammo tutti verso la strada, attirati da una luce, una fiaccola si avvicinava sola. «Aprite! Aprite il portone!»
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