Il rifugio dello scrittore

La caduta

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    Ciao a tutti, come va? Rieccomi con il proseguo della storia.
    Abbiate pietà, ho scritto tutto da telefono durante i viaggi in autobus (Il PC è al momento non disponibile) quindi l'impaginazione non sarà granché e per di più non l'ho nemmeno riletto, spero non ci siano orrori :schianto:


    Cadevo, diamine se avevo paura. Il suolo si avvicinava inesorabile, l'unica cosa che potevo fare era attendere lo schianto, chiusi gli occhi e trattenni il fiato aspettando la mia fine.

    Non so quanto tempo passò, a me parsero ore ma potevano anche essere minuti. Riaprii gli occhi; ad un palmo dal mio naso c'era il terreno, inaspettatamente il mio corpo si era fermato e fluttuava a mezz'aria. Dopo tutto quello che era già accaduto non potei stupirmi più di tanto.
    Poggiai un piede sul terreno e smisi di fluttuare. Ero atterrato in una prateria, non c'era nulla, solo erba ed un bosco in lontananza.
    Le prime cose che pensai furono: “Dove diamine mi trovo?” e “Cosa faccio adesso?”

    Iniziai a camminare, era quasi sera quindi cercai riparo nel bosco, mi ci inoltrai perdendo il senso dell'orientamento, non che importasse neanche prima sapevo dove mi trovassi. Appena calata la notte mi rannicchiai sotto le grandi radici di un albero e provai ad addormentarmi cercando di dimenticare quell'assurda giornata e sperando nel profondo che fosse tutto quanto un sogno.

    Mi svegliai di soprassalto, nel fitto bosco rimbombavano latrati strazianti ed erano sempre più vicini. Non distante da me iniziarono a cadere degli alberi, non volli sapere di cosa si trattasse, mi misi semplicemente a correre all’impazzata.
    Correvo e non mi affaticavo, mi chiesi come fosse possibile. Un vecchio di oltre 80 anni che fino al giorno prima passava le giornate in un letto d'ospedale ora correva per il bosco in vestaglia e a piedi nudi senza affaticarsi. Abbassai lo sguardo per controllarmi, non c'era nulla fuori posto, ero sempre lo stesso vecchio, in compenso però correre senza guardare la strada mi fece prendere in pieno un albero.

    Ero steso sul terreno, dal bosco il suono di alberi caduti e latrati era cessato. Mi girai lentamente e la vidi, un'orrenda creatura alta più di tre metri e dagli occhi rossi fiammeggianti. Pensai un'altra volta che fosse arrivata la mia fine, ormai era diventata un'abitudine.
    Chiusi gli occhi. Sentii il caldo fetore della bestia sul mi volto. Iniziai a pregare come mai avevo fatto. La bava del mostro mi colava sul viso, provai a non piangere, non ci riuscii. Udivo solo il suo brutale ansimare e il mio piagnucolare, ma poi dal nulla riecheggiò un grido battagliero seguito da un lampo accecante.
    “HOLY SWORD!!!”
    Riaprii subito gli occhi, la bestia era stata tagliata in due e le sue membra erano sprofondate in una pozza di sangue. L'odore era qualcosa di indescrivibile, vomitai copiosamente. Mi chiesi chi poteva aver fatto una cosa tanto pazzesca quanto brutale, si presentò da solo.
    “Ehi ragazzo, sono sir Sigurd . Sei stato fortunato, se fossi arrivato più tardi quel Cerberus ti avrebbe di sicuro divorato.”
    Non feci nemmeno in tempo a capire cosa avesse appena detto, mi sollevò di peso e mi portò via come un sacco di patate.
    “Scappare così dal campo d'addestramento non è una mossa intelligente, cosa credevi di fare? Voi giovani siete sempre così irruenti, non hai nemmeno scelto la classe e già credevi di poter vagare per i boschi da solo. Ma poi che razza di equipaggiamento è quello che indossi? E la tua arma dove è finita? Sei proprio una testa bacata!“

    Continuò a farmi la ramanzina ma non capii nulla di quello che mi disse, pensai avesse qualche rotella fuori posto visto che continuava a chiamarmi “ragazzo”. Lasciai che parlasse a vanvera, ero troppo scosso per controbattere e poi era meglio non contraddirlo. Piano piano l’adrenalina che mi scorreva nelle vene scomparve lasciando il posto alla stanchezza, mi addormentai come un bambino.
     
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