Il rifugio dello scrittore

Il brunconiglio e il cignobianco

Prologo

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    Marchese di Albacremisi

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    Era notte fonda al tempio di Venere di Sicca Veneria, solo il passo di uomini rompeva il silenzio. Uomini vestiti di nero attraversarono il complesso templare raggiungendo la biblioteca. Si scostarono di lato, facendo passare una figura femminile dal volto velato, che si presentò davanti alla porta con una compostezza e un'autorevolezza tale che persino la porta della biblioteca pareva volersi piegare a lei.
    < Cur? Cur non cupis mecum componere, mihi malum mavendo? > Perché? Perché non desideri schierarti con me, preferendo a me il male? Disse la donna, porgendo come una supplice delusa la mano verso la porta.
    La mano si illuminò di un'aura argentata e la porta, quasi come mossa da un senso di colpa, aprì la serratura e si spalancò, lasciando passare lei e il suo corteo.
    La donna attraversò la porta, sorpassando le librerie facendo scorrere il dito davanti ai libri e leggendone i titoli nella propria mente, mentre montava nel proprio animo il desiderio di bruciarli. Il suo animo tuttavia represse tale desiderio. Finché non avesse completato la sua missione, così tanto male doveva attendere la propria distruzione.
    Un libro attirò l'attenzione della donna, che fece un passo avanti e lo rimosse dallo scaffale. Peri Pythagorikou kai diadokhou erano le parole scritte sulla copertina di essa. Ne sfiorò la superficie, sentendosi a disagio nel percepire le forze demoniache che possedevano quel libro. Nonostante tutto lo aprì scorrendone le pagine.
    < Paura... senso di colpa... le erinni... > disse, mentre le dita sfogliavano le pagine, quando all'improvviso una voce la costrinse a girarsi.
    < Anna... > disse la voce alle spalle di lei, < ...questo non è il luogo in cui dovresti trovarti >.
    Immediatamente gli uomini vestiti di nero si disposero attorno ad Anna, sguainando ognuno mazze o spade, ma nonostante l'apprensione dei suoi seguaci la donna rimase composta e intoccata dalla presenza di quell'uomo.
    < Sei dalla parte sbagliata della barricata, Rodegario... > disse Anna, mantenendo il tono composto, ma tenendo nascosto il libro dietro di sé, < ...il contenuto di questi libri è malvagio e tu lo sai >.
    < Eppure, ecco che ne tieni uno in mano > disse Rodegario, mostrando la stessa sicurezza di Anna.
    < E per questo sono disposta a pagarne le conseguenze. Perché quando la luce ritornerà, il vostro regno del male sarà distrutto >.
    < Vedo che con te è impossibile trattare > disse Rodegario, alzando le mani, mentre un'aura argentata gli avvolgeva il corpo. Gli uomini vestiti di nero si misero in posizione di guardia, ma con loro grande sorpresa lo spazio intorno a loro cominciò a distorcersi, a piegarsi e a mutare forma, finché non si trovarono tutti al di fuori del tempio di Venere, dove conficcato nel terreno si trovava uno spadone.
    < Mi spiace trascinarvi qui all'improvviso, ma avete distrutto fin troppi dei nostri libri... > disse Rodegario impugnando lo spadone e preparandosi al combattimento, < ...restituisci quel libro e ordina ai tuoi parabalani di ritirarsi >.
    < Parabalani! > esclamò Anna e gli uomini vestiti di nero caricarono Rodegario, mentre Anna si dava alla fuga.
    Rumori di fendenti e di uomini che cadevano a terra riempirono l'aria, mentre una lacrima scendeva dal volto di Anna, mentre pensava ai parabalani che aveva lasciato indietro.
    Uno dei parabalani caricò Rodegario che bloccò il fendente con lo spadone e lo deviò di lato per poi stordire l'aggressore con una gomitata. Si scostò di lato schivando un attacco alle spalle e poi di nuovo per schivarne uno alla fronte. I parabalani attaccarono allora all'unisono ed agli bloccò un
    attacco con lo spadone e l'altro con l'avambraccio; poi sistemò l'aggressore alla sua destra con una ginocchiata e quello di sinistra facendo un balzò all'indietro e colpendolo al diaframma con l'elsa dello spadone.
    I due parabalani caddero a terra privi di sensi, ma i restanti non desistettero, facendo valere ogni secondo che riuscivano a guadagnare ad Anna. Lo caricarono da ogni direzione con tutta la forza che avevano in corpo, ma Rodegario non si scompose. Unì le braccia davanti al petto, mentre attorno a lui un'aura argentata si caricava, infine distese le braccia, scaricando l'energia accumulata in un'onda d'urto che scaraventò i parabalani in ogni direzione, facendoli strisciare e rotolare a terra.
    Rodegario aprì gli occhi compiaciuto dal risultato, quando una mano gli afferrò il volto. Un parabalano scampato all'onda d'urto liberò l'energia accumulata nel palmo della mano e un'esplosione colpì Rodegario in pieno volto, facendolo reclinare all'indietro. Dopo poco egli tornò eretto mostrando in faccia solo qualche piccola escoriazione. Fu in quel momento che il parabalano comprese che nessuno di loro aveva alcuna speranza di batterlo e che ogni speranza per il futuro risiedeva nelle mani di Anna.
    < Satis tempus trivimus > Abbiamo perso abbastanza tempo, disse Rodegario.
    Sollevò lo spadone e lo fece roteare sopra alla propria testa, fermò il braccio tenendo la spada puntata verso l'alto e dalla lama scattò una miriade di comete dorate. Abbassò il braccio e una pioggia di meteore cadde sull'area circostante, sconvolgendo il terreno e ponendo fine allo scontro.
    Rodegario si appoggiò lo spadone in spalla e guardò nella direzione in cui Anna era fuggita, mentre degli insoliti pensieri avvolgevano la sua mente.
    Il tempo era una cosa strana. Una misteriosa sostanza in costante movimento e in costante riflusso, dove un mutamento, per quanto piccolo, si ripercuoteva in crepe le cui diramazioni si estendevano nelle direzioni e forme più imprevedibili. Vinceva Cesare, vinceva Pompeo; l'impero romano sopravviveva, l'impero collassava; tecnologie erano scoperte prima oppure mai. Anna aveva preso un libro molto potente e Rodegario non aveva la più pallida idea di come questo avrebbe sconvolto gli eventi futuri.
    All'improvviso il cellulare di Rodegario squillò. Lo prese e lesse il messaggio su di esso.
    < Sta arrivando >.
     
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    Ehi ciao ho letto il tuo racconto ma non so se mi sia piaciuto oppure no, diciamo che la trama potrebbe essere anche interessante ma è il modo in cui l'hai esposta che non mi è piaciuta. Hai cercato di dare al racconto un'atmosfera "epica" usando parole poco conosciute, secondo me ti si è ritorto contro perché non sei riuscito a dosarle adeguatamente. Esempio: Durante il combattimento hai ripetuto la parola parbalani 5 volte, davvero troppe. (Per sapere cosa fossero ho dovuto cercare su google XD)

    Ti consiglio di rileggere il racconto noterai altre ripetizioni, oltre a questo devo dire che l'inizio non mi è piaciuto, troppo frettoloso e l'ambientazione è poco chiara.
    CITAZIONE
    Era notte fonda al tempio di Venere di Sicca Veneria, solo il passo di uomini rompeva il silenzio. Uomini vestiti di nero attraversarono il complesso templare raggiungendo la biblioteca.

    Dalle prime due frasi si capisce subito cosa intendo, queste due frasi dovrebbero essere una sola.
     
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    Salve, in generale concordo con Daverio, ti consiglio di rivedere un poco il testo, perché molte frasi sembrano scritte quasi di fretta
    Ti consiglierei di rivedere, in particolare, la parte in cui Rodegario affronta i parabalani, perché, secondo me, haproblemi sia a livello di scrittura che di azione: schivate multiple, gomitate e sgambetti al posto di parate e risposte, e Rodegario che salta all’indietro e colpisce un uomo davanti a lui
    Ultimo commento, la protagonista Anna: muta e si trasforma dall’inizio alla fine del pezzo, prima è una figura talmente autoritaria da far sembrare che una porta si pieghi, poi fugge quasi terrorizzata dall’uomo che ha sfidato poche righe prima
    Queste sono mie impressioni, sia chiaro, specialmente l’ultima, sono certo che già rileggendo tu stesso il pezzo potrai vedere come modificarlo al meglio
     
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    Hai cercato di dare al racconto un'atmosfera "epica" usando parole poco conosciute, secondo me ti si è ritorto contro perché non sei riuscito a dosarle adeguatamente. Esempio: Durante il combattimento hai ripetuto la parola parbalani 5 volte, davvero troppe. (Per sapere cosa fossero ho dovuto cercare su google XD)

    Non proprio perché il libro è ambientato in una linea temporale alternativa dell'impero romano e i parabalani sono un'ordine religioso di quell'epoca. Questo è poi il prologo, che serve a incuriosire. Chi sono i parabalani è spiegato nel Capitolo I.
    CITAZIONE
    Ti consiglio di rileggere il racconto noterai altre ripetizioni, oltre a questo devo dire che l'inizio non mi è piaciuto, troppo frettoloso e l'ambientazione è poco chiara.
    CITAZIONE
    Era notte fonda al tempio di Venere di Sicca Veneria, solo il passo di uomini rompeva il silenzio. Uomini vestiti di nero attraversarono il complesso templare raggiungendo la biblioteca.

    Dalle prime due frasi si capisce subito cosa intendo, queste due frasi dovrebbero essere una sola.

    La scelta di dividere la frase in due è dovuta alla decisione di produrre una pausa drammatica e rallentare l'ingresso dell'azione, ponendo anche enfasi sugli uomini vestiti di nero. Scrivere "Era notte fonda al tempio di Venere di Sicca Veneria, solo il passo di uomini che raggiungeva la biblioteca uomini rompeva il silenzio" direi che è molto più frettoloso.
    Di nuovo, è sempre il prologo che serve a incuriosire. Cordinate geografiche, cronologiche, contesto culturale, funzionamento della magia, è spiagato dal Capitolo I in poi.
    CITAZIONE
    Rodegario che salta all’indietro e colpisce un uomo davanti a lui

    Ti riferisci alla frase
    CITAZIONE
    poi sistemò l'aggressore alla sua destra con una ginocchiata e quello di sinistra facendo un balzò all'indietro e colpendolo al diaframma con l'elsa dello spadone.

    Perché se provi a dare una ginocchiata a qualcuno alla tua desta, chi si trova alla tua sinistra finisce alle tue spalle. A meno che tu non conosca un modo per tirare una ginocchiata alla tua destra senza girare di novanta gradi, credo di aver descritto la scena correttamente.
    CITAZIONE
    schivate multiple, gomitate e sgambetti al posto di parate e risposte

    Ti riferisci ha
    CITAZIONE
    Uno dei parabalani caricò Rodegario che bloccò il fendente con lo spadone e lo deviò di lato per poi stordire l'aggressore con una gomitata. Si scostò di lato schivando un attacco alle spalle e poi di nuovo per schivarne uno alla fronte. I parabalani attaccarono allora all'unisono ed agli bloccò un
    attacco con lo spadone
    e l'altro con l'avambraccio

    Ci sono chiaramente due parate e due risposte (sì, le gomitate e le ginocchiate contano come risposta, ho studiato un po' di scherma storica). Ci sono solo due schivate, in un combattimento con avversari multipli dove non puoi esattamente parare tutti gli attachi, specie se il combattimento è più simile a una mischia (per inciso sempre nella scherma storica, schivare è una tattica accettata). E' vero che il lettore dovrebbe apprezzare il libro senza studiare a scherma, ma stiamo parlando di sole due schivate. Se proprio non ti piace posso enfatizzare che deve muoversi in continuazione per non essere circondate o che si sta pavoneggiando.
    CITAZIONE
    la protagonista Anna: muta e si trasforma dall’inizio alla fine del pezzo, prima è una figura talmente autoritaria da far sembrare che una porta si pieghi, poi fugge quasi terrorizzata dall’uomo che ha sfidato poche righe prima

    Non capisco che cosa tu intenda con terrorizzata, visto che l'unica cosa che fa è darsi alla fuga, non è specificato che ha paura di lui. Per di più Rodegario sì è appena beccato in faccia l'equivalente magico di una granata senza farsi un graffio e ha travolto avversari multipli con un solo incantesimo, mentre Anna si è dovuta intrufolare nella biblioteca di soppiatto e lasciare il combattimento ai suoi uomini.
    Anna è una figura autoritaria, ma non c'è nulla nel testo che indichi che sappia usare la magia per combattere o che sia al pari di Rodegario, anzi dal contesto è palese l'opposto. Posso accennare che sta bleffando o che non è ancora abbastanza potente per lui, ma dal contesto si evince da solo.
    CITAZIONE
    fugge quasi terrorizzata dall’uomo che ha sfidato poche righe prima

    Immagino che ti riferisca alla parte in cui Anna si rifiuta di restituire il libro e di andarsene, che sì, tecnicamente lo sta sfidando, ma chiaramente non lo sta sfidando a un combattimento ma solo a un dibattito morale e di immagine. Se sei una figura carismatica ed autoritaria ed entri in una biblioteca i cui libri definisci malvagi, per rubare di nascosto il libro che ti consentirà di distruggere il male e sei beccato dal biliotecario che è più potente di te che fai? Gli dici "tie' scusa, abbiamo scherzato" perdendo autorità davanti ai tuoi uomini o sacrifichi i tuoi uomini per salvare la missione che secondo te e il tuo gruppo salverà il mondo? Gli ridarò comunque una occhiata.
     
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3 replies since 21/9/2018, 10:36   74 views
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