Il rifugio dello scrittore

Have not fear.

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    Ci avete mai fatto caso a quanto è più facile stare zitti e tenersi tutto dentro piuttosto che fermarsi, guardare qualcuno negli occhi e dirgli: "Aiutami, ho bisogno di te"?
    Sono dell'idea che spesso e volentieri ci vergogniamo di ammettere le nostre debolezze, crediamo che chi è dall'altra parte ci possa in qualche modo prendere per pazzi, magari pensiamo che non ci prenderà sul serio e che riderà di noi.
    E' davvero difficile chiedere aiuto, a qualsiasi età.

    Ci insegnano infatti che dobbiamo essere forti, che i problemi del mondo sono più gravi dei nostri, che dobbiamo imparare a cavarcela da soli perchè la fuori è così, nella realtà nessuno ti aiuta.
    Ed è così che fin da quando siamo adolescenti, un età veramente difficile da cui spesso facciamo fatica ad uscire, stiamo zitti.

    Non è facile mettersi a nudo con qualcuno dopotutto.
    Io stessa a quasi 30 anni non ci sono mai riuscita.
    I genitori sembrano troppo vecchi, gli amici sembrano troppo inesperti, e i professionisti sembrano una cosa tabù.

    Come si comincia a chiedere aiuto?
    Si chiama lo psicologo e gli si dice : "ehi amico, ho bisogno di parlare, ti va un caffè?" ?
    vi rendete conto di che scalino ENORME sia fare una chiamata ad un professionista? già li io non saprei davvero cosa dirgli per avere un appuntamento.
    E poi quando sei li? come lo rompi il ghiaccio? da dove inizia a raccontare tutto?

    Cominci da quando eri piccolissima e hai subito una violenza o quella ormai, visto che hai perdonato non è più importante?
    Cominci da quando ti facevano bullismo a scuola e ti sentivi completamente sbagliata, schifosa, inopportuna?
    Cominci da quando hai ricevuto la tua prima delusione d'amore, collegata al bullismo e dal relativo momento di sconforto totale in cui hai cercato di toglierti la vita?
    Cominci dal tradimento di un amicizia? Ma dai, Lei ormai ha avuto la sua punizione....
    Forse potresti cominciare dalle superiori, quando hai scoperto che la tua migliore amica, che non aveva mai dato nessun segno si è tagliata le vene nella vasca da bagno, è viva per fortuna, ma voi non ne avete mai parlato, e tu magari ti senti colpevole.
    Ma che vuoi che gliene freghi ad uno psicologo di una cosa successa 15 anni fa?
    Allora potresti cominciare da questo momento.
    Dal presente.

    Potresti cominciare a parlare del tuo lavoro, del mobbing che fa la tua azienda solo perchè hai delle ovaie, oppure potresti parlare del fatto che sei una rappresentante, che hai imparato da tuo padre e da tutti gli altri uomini del settore, che "occhio non vede e cuore non duole", potresti parlare del fatto che hai trentanni e te ne senti 50. Che ti si sembra di non aver combinato un cazzo nella tua vita e che ormai è troppo tardi per mettersi a fare qualunque cosa, che ti devi adeguare, non sei niente e mai lo sarai.
    Potresti anche parlare di quanto potrebbe essere facile, visto che sei sempre in macchina, spingere di più sull'acceleratore, chiudere gli occhi ed andare a dritto a quella curva che affaccia sul fiume.
    Quanto dura una caduta?
    10? 15? 20 secondi?


    Altrimenti potresti fare come faccio io.
    Non chiami nessuno.
    Stringi i denti e ti fai forza.
    Che almeno se non ne parli non ci pensi.

    Non avere paura.

    La vita fa schifo esattamente così come ti appare.
    Ma per ogni momento brutto c'è sempre qualcosa che ti fa dire:
    "Si, lo so. Ma ne vale la pena."
     
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  2. Liborio
     
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    Tosto questo monologo. Un pugno nello stomaco.Toglimi una curiosità, quegli spazi vuotii, forse per aumentare enfasi?
    [Ci avete mai fatto caso a quanto è più facile stare zitti e tenersi tutto dentro piuttosto che fermarsi, guardare qualcuno negli occhi e dirgli: "Aiutami, ho bisogno di te"?] Personalmente spero che chi non risponde e sta zitto, lo faccia solo per diffcoltà a interagire, almeno lo spero per lei/lui.
    (il sì [Si, lo so. Ma ne vale la pena] va accentato).
     
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    Ciao Liborio,
    voleva essere "un pugno nello stomaco" in effetti.
    Gli spazi sono stati inseriti sia per mettere enfasi sia per dare spazio ai pensieri, che partano da un punto ben precisoo, e poi comunque si mescolano nonostante la voglia di lasciarli ben definiti nel loro spazio.
    Per quello che riguarda lo stare zitto è sia da una parte che dall'altra: è difficile chiedere aiuto ed è difficile capire come rispondere ad una persona che te lo sta chiedendo.
    Nessuno ci prepara a dire la cosa giusta in queste situazioni, e spesso, anche se il silenzio fa male, fanno male anche le parole dette senza dare un peso ai pensieri.

    Grazie di avermi letta.
     
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  4. Liborio
     
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    [Per quello che riguarda lo stare zitto è sia da una parte che dall'altra: [è difficile chiedere aiuto ed è difficile capire come rispondere ad una persona che te lo sta chiedendo.]
    Giusto, è soltanto difficile (V.Alfieri docet).
    Non ringraziarmi, ti leggo sempre con piacere. ^_^
     
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    Tra l'altro mi sono appena imbattuta in un articolo sull'argomento:

    http://www.lastampa.it/2018/05/21/scienza/...HlO/pagina.html
     
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    Madadayo!

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    Ci fu un poeta che scrisse che "Ognuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole,
    ed è subito sera
    "

    Penso che si avvicini molto al senso del tuo piccolo "sfogo" che, subodoro, abbia anche qualcosa di
    autobiografico.

    Solo qualche piccolo appunto:

    Il titolo penso sia "Have no fear"

    In alcune frasi penso ti sia dimenticata di inserire le maiuscole...una piccola svista.

    Per il resto non c'è nulla da dire. Gli spazi svolgono il loro ruolo di conferire "durezza" al testo.

    Per concludere, vorrei linkarti una canzone dei mitici Monty Python che, col loro humour inglese,
    sapevano affrontare con saggezza gli spigoli dell'esistenza!

    PS: Riguardo alla depressione, è il male della nostra era, ma non vi è da stupirsene. Un tempo
    le società erano contadino-comunitariste e la convivenza con gli altri era "forzata" La società
    industriale e post-industriale ha poi "atomizzato" le strutture sociali, sfilacciandole fino al punto
    da porre l'individuo al centro...forse anche troppo. Perché da questo centro poi non è più in grado
    di allungare mano o orecchio verso nessuno.

     
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5 replies since 21/5/2018, 08:57   42 views
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