Il rifugio dello scrittore

Chi vuole scrivere con me? - Titolo: Alla fermata -

scrittura collaborativa

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    Il giovane cambiò espressione, arrossì e fissò il piatto vuoto.
    Józef gli offrì il suo, e Gianni fu costretto a una smorfia istintiva di diniego.
    – Rozalia, io sono un ragazzo semplice, mi sono laureato un anno fa. È stata dura arrivarci. Nell'adolescenza ho avuto una sola, vera, storia amorosa ma lei si prendeva gioco di me, diceva che ero crudo, troppo pudico, ed è così che sono rimasto, eppure ho già venticinque anni. Non sono povero, ma nemmeno ricco; me la cavo, ecco.
    – Pudico no è parolaccia, vero? –

    Continua...

    Edited by Axum - 11/6/2018, 16:00
     
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  2. BitFrau
     
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    La frase stemperò alquanto la tensione di Gianni. Fece un sorriso divertito. – No, non è una parolaccia. Significa che ho vergogna a manifestare i miei sentimenti. Sono timido, tra l'altro. Ma è giunto il momento di mettermi in gioco. Sento che devo trovare questo cherubino, che ha varcato da ignoto, con un linguaggio muto, uno spazio chiuso anche a me stesso. Voglio conoscere tutto di lei. Devo rischiare. –

    Continua...

    Edited by BitFrau - 11/6/2018, 15:40
     
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    – Tu vuoi sapere chi è Ohla. Io mi chiedo se tu puoi capirlo. Tu capisci chi siamo noi? Tu italiano, occidentale, tu ha posto di diritto in questo mondo, noi no. Noi vive quasi come animali. Noi veste come voi, finge come voi, ma siamo mascherati. Nostra vita occidentale è clandestina, finta. Noi non abbiamo diritti, noi non abbiamo futuro. Noi non siamo nulla. Se provi a immaginare, capisci perché quello che per voi è illegale, per noi è solo sopravvivere? Come lupo che divora agnello, è lupo, non assassino.
    - Io posso capirlo, te lo assicuro. –
    – Allora puoi capire che Ohla non è cattiva solo perché fa cose "illegali" –
    – Non la giudicherò. –
    – Lo spero, lo spero te. –

    Continua...

    Edited by Axum - 6/7/2018, 21:26
     
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    I due si immersero all'unisono in un silenzio esteriore, ma nelle teste di entrambi emerse un trambusto di pensieri che si susseguivano come i moduli di una catena di montaggio, rumorosa e implacabile.
    Józef raccolse piano le sue stoviglie e si dileguò in cucina.
    La donna risollevò il viso e si strofinò il palmo umido e rugoso sulla guancia. Gianni fece lo stesso col dorso delle dita, come a voler testare lo stato della rasatura.
    – Sono stato a Londra, e i primi giorni mi sembrava di trovarmi su un altro pianeta. Nessuno con cui parlare, senza prima pensare ogni parola. Guardavo le persone, ma nessuno ricambiava i miei sguardi. Ogni passante mi ricordava qualcuno, per somiglianza o per l'andatura. Mi sentivo solo, e mi consolavo col pensiero della carta di credito, che mi faceva sentire normale, lecito, dignitoso e accettabile da chiunque.
    La polacca annuì e si sciolse in un sorriso rasserenato, complice. Toccò il crocifisso del suo rosario-collana.
    – Ohla, mese scorso, è stata qui, da me, a piano di sopra, a dormire per tre notti. Lei perso lavoro con padrone che fatto lei brutta proposta. Detto a signora, ma signora ha fatto risata. Io conserva soldi suoi, per emergenze, perché una volta è stata scippata da disgraziato in scooter. Da oggi, lei è con altro signore che abita in altra città lontana, per gemelli piccoli che mamma lavoratrice non vuole a nido. Io ho suo numero, ma tu non telefona. – avvertì, con l'espressione decisa.
    Gianni si illuminò.
    – Era lei, prima, al telefono, prima che andassimo all'ambulatorio? –
    – No, Gianni, quella era signora di Caritas, che dà a me roba, non solo per polacchi in città. –

    Continua...

    Edited by Axum - 6/7/2018, 21:27
     
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    - Allora dimmi Rozalia: come posso contattarla? Puoi farlo tu per me?
    Gianni si alzò in piedi di scatto, facendo quasi cadere la sedia sotto di lui, sul viso la luce di una speranza che non provava da tanto, tanto tempo.
    La signora non si lasciò trascinare dalla foga del giovane, mostrandogli il palmo della mano, gli fece cenno di avere pazienza, di calmarsi. - Ti ho già detto molto, anche troppo. - Sospirò, puntandogli gli occhi addosso come a volergli leggere dentro. - Io non conosco ancora te così bene, io devo fidarmi di te prima di metterti in contatto con Olha. Tu capisci, vero? -
    - Capisco perfettamente, anzi: apprezzo questa tua prudenza. Cosa devo fare per convincerti che non sono un malintenzionato?

    Continua...

    Edited by Axum - 6/7/2018, 21:27
     
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    Con la voce di un ambulante che invita i clienti, Józef, dalla cucina, esclamò.
    – La tua macchina è grande? –
    – Ho un suv francese, a cinque porte, però posso togliere i sedili posteriori, e diventa come un furgone piccolo! –
    – Bene, Gianni, domani alle nove di mattina porta qui coi sedili tolti. Ti va bene? –
    – Sìii, alle nove! –
    Gianni nutrì la sensazione che non provava da parecchio tempo, e immaginò Rozalia come la mamma che non aveva avuto: forte, decisa, caritatevole e saggia. A Józef pensò come al fratello che sognava da piccolo.
    Rozalia sfoderò un sorriso aperto, sincero, e guardò Gianni negli occhi con tutta la tenerezza di cui era capace.
    Per reggere la menzogna dei parenti - che non aveva - si congedò dai due ringraziandoli, e tornò a casa col passo di un maratoneta.

    Continua...

    Edited by Axum - 6/7/2018, 21:27
     
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  7. BitFrau
     
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    Appena rientrato, tolse le scarpe, accese la TV e si sdraiò sul divano. Le immagini gli sarebbero servite come concilia riposo; tante erano state le emozioni e tanto lo stress della giornata.
    Era l'ora del TG locale. Le notizie si originavano e si diluivano sullo schermo. Una tra tante riuscì a infilarsi nella mente ancora eccitata di Gianni: La polizia ha sgominato una rete di prostituzione...
    Il pensiero tremulo si agganciò alle mezze parole di Rozalia: cose illegali. E poi a Olha, ipotizzando su quella città lontana, il luogo dove la sua celestina badava ai gemelli.

    Continua...

    Edited by Axum - 27/6/2018, 15:06
     
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  8. Esterella
     
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    Il giorno successivo si alzò presto; quella notte aveva dormito poco e male. Ancora pochi giorni di convalescenza, prima di tornare al lavoro: li avrebbe impiegati nella ricerca di Olha e nell’aiuto al centro “Polacchi in città”, come aveva promesso.
    Come sua abitudine preparò il caffè e si spostò con la tazzina accanto alla finestra. Era così silenzioso quell’appartamento, dove viveva da solo, che preferiva guardare il mondo fuori. Riprese la vita di ogni giorno… la strada solitaria e la pensilina della fermata vuota, chissà se celestina si ricordava di lui. Un cane che abbaiava contro un foglio di carta portato dal vento gli strappò un sorriso; era meglio sbrigarsi.
    Al centro erano tutti già in attività. Rozalia, al telefono, discuteva animatamente. La ragazza del giorno prima stava mettendo in ordine la sala, e a Gianni venne spontaneo aiutarla con le sedie che riponeva rovesciate sui tavolini, ma Jozef, che dalla cucina, udito il suo “Buongiorno”, raggiunse subito gli altri nel salone, lo distrasse.
    – Macchina pronta? Bene, andiamo! – disse a Gianni.
    Si avviarono alla Caritas, poi in altre associazioni, per distribuire il necessario al domicilio di ognuno dei bisognosi; Non solo polacchi... pensò il ragazzo. Alla stazione degli autobus prelevarono due nuovi arrivati, ai quali Rozalia, grazie ai suoi contatti, avrebbe trovato un lavoro; così disse Jozef.

    Continua...

    Edited by Axum - 27/6/2018, 15:08
     
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    Orbetello

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    Il giovane non aveva mai immaginato quante cose ci fossero da fare in un’organizzazione simile.
    Per la prima volta in vita sua non provava quella solitudine che da sempre lo accompagnava. Faceva parte di una squadra, una squadra insolita, formata da quella strana e dolce signora, dal suo corpulento figlio e da una signorina che aveva conosciuto come Karolina. La ragazza gli raccontò che il lunedì era il suo giorno libero e lo passava sempre ad aiutare Rozalia, dopo che la donna l'aveva aiutata a trovare il lavoro. Gianni avrebbe voluto farle qualche domanda su Olha, ma si trattenne; Rozalia non avrebbe gradito se avesse provato a scavalcarla.
    Scoprì che Karolina, nonostante i suoi pochi mesi dall’immigrazione, conosceva la lingua, molto meglio dei due gestori messi assieme. Mentre maneggiavano pacchi di vivande e bustoni di indumenti usati, parlarono di arte e di politica, di film e di registi. Il ragazzo le confidò la sua preparazione in Giurisprudenza e l’incapacità di affrontare l’aula di un tribunale a causa dell’asma. Lei comprese, e gli ricordò che aveva usato l’inalatore tre volte in una sola mattinata. Gianni arrossì.
    Tornati al centro, cenarono tutti e quattro attorno al tavolo con i manicaretti preparati in fretta da Józef.
    Con la ragazza, chiacchierò a lungo, grazie al vino rosso, che lo inebriò al secondo sorso, e che invece Karolina gustava con scioltezza, un bicchiere dopo l’altro, senza alterarsi e senza scomporsi.
    Józef, alticcio e paonazzo, subiva le occhiatacce della mamma.
    Allo spegnersi di una risata di gruppo, Gianni si offrì di accompagnare Karolina nella casa dove lavorava come badante, per la sua sicurezza, affermò, e lei annuì con un sorriso di gratitudine. La salutò davanti al portone e tornò a casa, che all'improvviso gli sembrò troppo grande e troppo vuota. Era stanco, ma così soddisfatto che un sorriso ebete gli riempiva le labbra: per una volta si era sentito utile, importante.

    Continua...

    Edited by Axum - 28/6/2018, 07:24
     
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  10. Liborio
     
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    Gli ultimi tre giorni di convalescenza finirono, e si recò a piedi al lavoro.
    Gianni era impiegato all’agenzia di collocamento Lavora subito, un posto che aveva accettato al volo, tramite un annuncio online, anche se l’appartamento in cui alloggiava non era nella sua città di origine.
    Tutto, nell’agenzia, gli sembrò diverso, tranne gli odori ambientali, sempre fissati nel naso e rievocativi della solita routine. Pochi convenevoli, coi colleghi, e raggiunse il suo ufficio, simile a un grande sgabuzzino. Pensò alla zia Roberta, malata di Alzheimer, e d’istinto pensò che Olha, un giorno, avrebbe potuto...
    Una giornata di lavoro poco impegnativa, e già alle 18:00 era tornato al centro Polacchi in città.

    Continua...

    Edited by Axum - 27/6/2018, 14:56
     
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  11. BitFrau
     
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    Chissà perché, rientrando, l'ufficio sa di stantio ancora più... l'odore del Centro è decisamente migliore! Sono aromi di famiglia... di calore... Queste pietanze, poi, alla polacca maniera mi fanno impazzire! Devo chiedere a Rozalia e a Józef quali sono i loro segreti culinari...
    Tali furono le considerazioni di Gianni nel varcare l'ingresso e nel constatare che si erano già portati avanti con la preparazione della cena. Rozalia, come se gli avesse decodificato la mente, lo accolse con un sorriso ampio e affettuoso.
    – Tu hai molto piacere di venire qua, la tua faccia si legge. Anche a noi piace tu.
    – Rozalia, io mi sento a casa, in questo posto, con voi. Con la mia famiglia non mi sono mai sentito così... – rispose mesto, ma subito si riprese. Non voleva parlare della sua famiglia, non ancora.
    – Che profumino delizioso, ma cosa ci mettete nel cibo per renderlo così? – Senza dare il tempo a Rozalia di parlare, rilevando la mancanza, nel quadretto confortante, della figura angelica entrata da quaranta giorni nel suo credo, infilò l'altra domanda. – Ma non vuoi dirmi proprio niente altro di Ohla?
    – Głowa dura tu! Come pietra! Capisci che non è fatto di volere? Capisci che non posso dire io? Fino che Ohla è di pericolo nessuno deve sapere dove trova lei. Quando Ohla è arrivata qui, tipo delinquente di est voleva mandare lei alla strada per portare a lui soldi. Con aiuto di assistenzia sociale abbiamo dato di protezione a lei. Così non è finita a fare cose sporche e trovato pure lavoro da quelli signori, ma dopo signore ha fatto proposta brutta... tu sai... e poi è rimasta senza lavoro... Carogna ha provato dacapo a portare lei su strada... ma grazie al Dio abbiamo riusciti di nuovo a salvare da mascalzone con papa di gemellini che ha portato Ohla in città lontano...

    continua...

    Edited by BitFrau - 6/7/2018, 23:17
     
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    A quelle parole, il ragazzo percepì la sensazione grande che prende il sopravvento quando la fiducia diventa palpabile e fluisce da una persona all'altra con naturalezza. Un toccasana, per quel giovane solitario.

    – Povera, la mia celestina... –
    – Si chiama Ohla, no Celestina! –
    – Sì, perdonami, Rozalia, lo so... è che proprio ieri ho sentito una notizia al telegiornale, dicevano che hanno sgominato un giro di prostituzione e... –
    – Chi ha sgomitato? –
    – No... intendevo che li hanno arrestati... –
    – Bravi polizia! E tu parla più facile, noi non bravi come Karolina in italiano. Lo sai che a Polonia era maestra? –
    – Sì, me lo ha detto. Purtroppo anche qui non avrebbe avuto una vita facile, con quella professione. –
    – Lei istruita, anche per noi di Polonia. Noi fieri di lei! –
    Gianni guardò Józef, che lo scrutava con l'aria di un detective, e il venticinquenne pensò che lui avesse puntato Karolina.
    Come in una magia telepatica, Rozalia, con la discrezione in un caterpiller, confermò l'ipotesi di Gianni.
    – Lui geloso... ah ah ah! –

    Continua...

    Edited by Axum - 29/6/2018, 18:49
     
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  13. BitFrau
     
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    – Tranquillo, Józef. Karolina è molto carina ed è tanto in gamba. Mi fa piacere conversare con lei, anche perché parla così bene la lingua. Però esiste solo Ohla, in quel senso... per me. –
    A Rozalia non suonò bene l'ultima frase e riprese Gianni.
    – Cosa è quel senso? Tu già pensa a sesso? –
    – No, no, Rozalia. Intendevo nel senso di una ragazza che ti colpisce e che ti ruba il cuore. Prima vorrei fidanzarmi con lei... quelle cose... il sesso... avvengono in modo naturale tra due persone che si amano... –

    Continua
     
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    Jósef, arrossito, si allontanò di scatto e tornò ai fornelli.
    – Lui sensibile e... –
    La porta a molla del centro si spalancò fino a spostare l'aria. Era entrata la ragazza col cappottino azzurro, che con il volto teso si avvicinò a passi lunghi all'orecchio di Rozalia. Le bisbigliò qualcosa che fece cambiare anche l'espressione dell'altra donna. Gianni, per contegno, si allontanò dalle due e si sedette sul divano più vicino.
    Il traffico di parole smangiucchiate si concluse con l'anziana che annuiva.
    Prima che la ragazza potesse avviarsi alla porta con la stessa fretta, Rozalia agguantò il braccio di lei e la presentò all'uomo.
    – Lei Aniela, Gianni... – e diede una leggera gomitata di stimolo all'ambasciatrice di notizie fugaci.
    – S... ... sì, io sono Gianni, ciao, piacere... Salve! –
    – Sì, io conosco te, ciao... – e uscì col volto ancora tirato.
    Il ragazzo pensò al malinteso occorso due giorni prima e si sentì in colpa, sfoderando l'espressione di un cane percosso.
    – Tranquillo, Gianni. Lei non ha con te, stai contento. –
    Dentro di sé, il ragazzo era rapito dalla curiosità, per quell'aneddoto, e tuttavia si ripromise di tacere. Fece un tiro con l'inalatore e si rialzò.
    – No, stai lì, Gianni... Fino a che Jósef non chiama per cena pronta, io ti parlo, adesso. – e si accomodò al fianco del giovane.
    – Il slavo che voleva Ohla è arrestato, però Aniela detto me che lui mandato scagnozzi per cercare lei, e cerca anche Aniela, venuta con Karolina da sei mesi. Stanotte Aniela dorme qua, e noi chiama polizia! Dopo che noi cenato, tu va casa e dormi tranquillo; noi pensa a tutto! –
    Gianni si sentì tentato dal fare un altro tiro di spray; non sapeva cosa dire, pensò di svelare a tutti che era un penalista, tuttavia senza esercizio né domicilio locale, ma si limitò.
    – Sapete se è già stato interrogato da un giudice? È davvero agli arresti? O solo in custodia? –
    – Questo no importa... lui mandato persone che sono liberi. –
    Jósef lanciò la notizia attesa; la cena era pronta e fumante.
    Si adattarono nella cucina, dove il trentenne aveva apparecchiato sulla mensola d'acciaio, tirata a lucido, che usava per sezionare i quarti di vitello.
    – Ma come fate? Io ho perso l'appetito... –
    – Tu nutre corpo e glowa ragiona! Mangia, sinnò ti imbocco! – raccomandò con l'aria canzonatoria della madre saggia.
    – Come sempre, hai ragione, Rozalia. –
    Jósef guardò con orgoglio la genitrice, fece cenno al ragazzo di riempire il piatto col gulash, ed esordì.
    – Questa è ricetta segreta di nostro vecchio parente lontano, di ungària. Stai calmo, Gianni, noi con polìzia abbiamo abbonamento... – e rise, da solo. Mamma Rozalia lo guardò e annuì tre volte. I due, all'avvocato, sembrarono come i complici di una rapina in un film tragicomico, e riuscì a rilassarsi.

    Continua...

    Edited by Axum - 4/7/2018, 19:30
     
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  15. BitFrau
     
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    Dalla scena tragicomica, che lo distese, ne trasse anche lucidità.
    – Rozalia, ma Ohla ha già saputo di questa cosa?
    – No, io aspetta che Ohla ha di libertà, che gemelli in culla dorme e finito mestieri di cena. Noi ha da parlare tanto e serva di tempo tranquilla.
    – Quindi hai intenzione di chiamarla più tardi? Senti, se non ti disturba, potrei restare? E… – gli si accorciò un po’ il respiro per l’emozione legata al desiderio di una ulteriore richiesta e andò ancora di spruzzo per quagliare – e… potrei parlarle anch'io magari solo per presentarmi e per un saluto dopo di te per favore? – disse tutto d’un fiato.

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