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Ho pescato questo articolo sul Sole 24 Ore a proposito del declino
del ruolo della critica letteraria in letteratura, e più in generale nel
mondo della produzione artistica.
Lo linko per chiunque fosse interessato.
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/201...l?uuid=AEQwOBKE. -
BitFrau.
User deleted
thanks . -
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Rispondo direttamente al titolo del tuo thread: Sì, oggi più che mai. Perché, così come ogni tipo di schifezza culinaria viene venduta e mangiata poiché ben pubblicizzata, per la medesima ragione non si dovrebbe mettere sul mercato oscenità pseudo-letterarie per poi caricarle con una campagna convincente e dunque trasformare per magia le oscenità in buona letteratura.
La letteratura è buona quando piace a chicchessia, quando genera le medesime emozioni in chiunque ne venga a contatto intellettuale (qualità universale). È un po' come quando uno è sfacciatamente bello: odioso o simpaticissimo, buono o carognone, quel qualcuno resta oggettivamente bello, irresistibile per chicchessia.
Ma, allora, cosa contano i gusti?
I gusti non sono altro che il palesarsi dirompente delle aderenze alle abitudini che ognuno di noi ha (letterarie, artistiche e oltre, fino a "tutto").
La qualità universale - invece - contiene quel "qualcosa" che fa rizzare il capo a chiunque, compresi quelli con gusti radicati / incrostati dal tempo.
Il critico è "soltanto" uno studioso certosino, un esperto in grado di scovare la qualità universale, e il suo contrario; pregi e difetti tangibili. Non agisce - dunque - per gusto personale, bensì per concretezza incontrovertibile, supportata da argomentazioni serie, "dotte", inopinabili, al confine con lo scientifico.
Il critico è fatto così perché è un vero adoratore della materia che va a criticare; e dunque, al contrario di quel che se n'è detto per decenni, il critico è obiettivo, vero, sincero, poiché irriducibile a compromessi e contentini (salvo eccezioni, ovvio...).
Se non ci fossero - o non ci fossero stati - i critici, oggi saremmo al punto di premiare uno slogan pubblicitario, oppure di portare al festival di Sanremo una canzonetta idiota, da spot di patatine o della salsa fritta col lardo di cammello.
Capito perché, anche se con questo tema non c'entra nulla, adoro Vittorio Sgarbi? Se fosse possibile, ce ne vorrebbero di più furiosi, con una frusta nelle mani, a svegliare gli animi verso la potenza sociologica dell'arte, ergo verso quella degli artisti.. -
.Rispondo direttamente al titolo del tuo thread: Sì, oggi più che mai. Perché, così come ogni tipo di schifezza culinaria viene venduta e mangiata poiché ben pubblicizzata, per la medesima ragione non si dovrebbe mettere sul mercato oscenità pseudo-letterarie per poi caricarle con una campagna convincente e dunque trasformare per magia le oscenità in buona letteratura.
La letteratura è buona quando piace a chicchessia, quando genera le medesime emozioni in chiunque ne venga a contatto intellettuale (qualità universale). È un po' come quando uno è sfacciatamente bello: odioso o simpaticissimo, buono o carognone, quel qualcuno resta oggettivamente bello, irresistibile per chicchessia.
Ma, allora, cosa contano i gusti?
I gusti non sono altro che il palesarsi dirompente delle aderenze alle abitudini che ognuno di noi ha (letterarie, artistiche e oltre, fino a "tutto").
La qualità universale - invece - contiene quel "qualcosa" che fa rizzare il capo a chiunque, compresi quelli con gusti radicati / incrostati dal tempo.
Il critico è "soltanto" uno studioso certosino, un esperto in grado di scovare la qualità universale, e il suo contrario; pregi e difetti tangibili. Non agisce - dunque - per gusto personale, bensì per concretezza incontrovertibile, supportata da argomentazioni serie, "dotte", inopinabili, al confine con lo scientifico.
Il critico è fatto così perché è un vero adoratore della materia che va a criticare; e dunque, al contrario di quel che se n'è detto per decenni, il critico è obiettivo, vero, sincero, poiché irriducibile a compromessi e contentini (salvo eccezioni, ovvio...).
Se non ci fossero - o non ci fossero stati - i critici, oggi saremmo al punto di premiare uno slogan pubblicitario, oppure di portare al festival di Sanremo una canzonetta idiota, da spot di patatine o della salsa fritta col lardo di cammello.
Capito perché, anche se con questo tema non c'entra nulla, adoro Vittorio Sgarbi? Se fosse possibile, ce ne vorrebbero di più furiosi, con una frusta nelle mani, a svegliare gli animi verso la potenza sociologica dell'arte, ergo verso quella degli artisti.
Grazie per il tuo parere Axum.
La "qualità universale" è forse quella che più si avvicina agli spettacoli
che ci dona la natura: un tramonto, la maestosità di una montagna,
lo spettacolo dell'aurora boreale ecc. Non pensi si trovi nessuno a cui
possa davvero non "piacere" qualcosa del genere.. -
Liborio.
User deleted
Ho avuto un flash: respiro accellerato, guance arrossate, dita come pennelli a tratteggiare schizzi artistici per descrivere.
Leggere l'amore, assorbire la passione delle cose; mi fa bene, mi piace..