Il rifugio dello scrittore

Ester, finale di partita

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    Non è un granché come finale, ma una volta ero stufa dei miei personaggi e ho deciso che era ora di finirla di restare nella terra di mezzo dell'incertezza... e mi è uscita così. ;)


    La riunione in Comune era iniziata alle 15:30, ed era durata più di due ore.
    Questa volta Ester non aveva avuto a che fare solo con Luca nel suo ufficio, ma con l’Assessore all’Urbanistica, con il Segretario comunale, e qualche Vice-qualcosa… e la riunione si era svolta direttamente nell’ufficio del Sindaco, che aveva presieduto in persona la seduta.

    Ester aveva sentito Luca il giorno prima:
    “Perché devo venire a quella riunione con tutta quella gente? il Responsabile della Sicurezza non sei tu? Il progetto è il tuo!”
    “Ma l’idea è stata tua, e quando ho detto all’Assessore che era stata l’Architetto Bertelli a ideare la parte tecnica del progetto, mi ha detto che ti voleva conoscere, per discutere dei dettagli.”
    “Ma se l’Assessore Rinaldi non riconosce la mano destra dalla sinistra, altro che laurea a Tirana… secondo te cosa avrà capito del progetto?”
    “Questo è meglio se non glielo dici - le aveva risposto Luca ridendo - anche perché ci sarà il Sindaco che vuole avere la supervisione e ostenta parecchio entusiasmo al solo pensiero dell’imminente conferenza stampa…”
    “Gliel’hai detto che non l’ho nemmeno votato? Così gli si smorza l’entusiasmo…”
    “Mettiamola così: se vieni a questa riunione mi fai un favore: il progetto di riqualifica del quartiere Perlasca ottiene l’approvazione della Giunta più velocemente, il bene vince sul male e tutti vissero felici e contenti.”
    Toccò a Ester ridere:
    “E tu mi devi un favore.”
    “D’accordo: io ti devo un favore.”

    Uscirono dal Palazzo del Comune che il sole non era ancora tramontato del tutto, nell’aria di vetro di quel gelido gennaio, ed Ester si fermò a guardare la piazza con le sue torri e i palazzi che si tingevano di rosso e alzò lo sguardo istintivamente verso le finestre dell’ufficio di Luca.
    Erano spente: Luca non era nel suo ufficio, era lì con lei.
    La riunione era stata un successo, il progetto approvato, e le lodi alla dottoressa Bertelli e al dottor Altieri si erano sprecate. A Ester era venuto da ridere guardando Luca che rispondeva alle domande presentando il suo progetto e ogni tanto la guardava e toccava lei parlare sulle parti da lei ideate: ma dove aveva già visto quella scena?
    Ma certo, trent’anni prima, nel loro liceo a pochi isolati da lì, Liceo Scientifico Virgilio, quinta D, interrogazione di Fisica: interroghiamo i primi due dell’elenco, Altieri e Bertelli, alla lavagna per favore…

    “Sei qua a piedi?” le chiese Luca.
    “Sì certo, tu sei in bici?”
    “Sì, ti accompagno un pezzo, se mi accompagni a prenderla… scusa ti faccio allungare la strada, l’ingresso del cortile interno è dall’altro lato del palazzo”
    “Ma figurati, faccio volentieri due passi dopo essere stata inchiodata alla sedia per due ore”
    “Logorroico vero il Sindaco? Per il suo compleanno i suoi collaboratori gli volevano regalare una clessidra… ma poi hanno optato per un fischietto, dice sempre di essere l’arbitro imparziale della situazione…”
    Era bello restare qualche minuto ancora con lui a chiacchierare, Ester non sapeva quando l’avrebbe rivisto: il progetto era concluso, occasioni in vista non ce n’erano.
    Era contenta di quel progetto, di avergli dato quell’idea, ed era stata orgogliosa di quello che lui ne aveva fatto, di come lo aveva presentato, delle lodi che aveva ricevuto.
    Era contenta di vederlo realizzato e felice, ed era contenta che lo fosse stato quel pomeriggio insieme a lei, anche se non lo sarebbe mai stato - felice davvero - con lei, lo sapeva.
    E nemmeno lei con lui. Sapeva anche questo.
    Ma aveva ancora quei cinque o dieci minuti per stare con lui, mentre ridevano dei tic dell’Assessore e della tinta improbabile del Vice-qualcosa, per non parlare delle battute pietose del Sindaco.
    Era bello ridere con lui e sentire quei dieci minuti che si dilatavano in un tempo indeterminato, senza uno spazio preciso, mentre il sole era tramontato del tutto ormai, dietro la torre dell’orologio.

    Luca estrasse le chiavi di tasca per aprire il cancello di ferro che dal vicolo buio immetteva nel cortile interno dove aveva lasciato la bicicletta e stava ancora ridendo di una battuta delle solite di Ester, che a volte se lo chiedeva davvero: ma dove le trovava certe idee sceme che lo facevano ridere così, e solo lei ci riusciva in quel modo… quando tutto si svolse rapidamente sotto i suoi occhi increduli.
    All’improvviso vide il sorriso di Ester stravolgersi in un urlo e lei che gli si gettava addosso, facendolo cadere e il rumore di una raffica di mitra che squarciava il silenzio del vicolo, e il rumore di una moto che si allontanava, e il sangue caldo di Ester che si faceva lago sotto i suoi occhi che non vedevano più niente, e il cervello che girava a vuoto su quelle lettere di minacce che riceveva da mesi, ma che non aveva detto a nessuno, perché figuriamoci se erano vere minacce, non erano mica in Sicilia…
    Luca si riscosse in fretta, chiamò aiuto, qualcuno uscì da un portone e telefonò all’ambulanza.
    Non si sentiva ferito, tutto il sangue colava da un fianco di Ester, la stese a terra e le tamponò la ferita con la sciarpa e le continuava a parlare per tenerla sveglia.
    “Dai Ester, svegliati, non svenire… l’ambulanza sta arrivando…Ester, tieni aperti gli occhi”
    Ester aprì gli occhi a fatica e non capì… perché era per terra, e che faccia aveva Luca, cosa le stava dicendo?
    “Ester, brava, tieni gli occhi aperti… dai non fare scena… che sul giornale ci finisci lo stesso, pensa che belli domani i titoli del Corriere, e per me, se i giornalisti sono ancora in zona, andiamo anche sui notiziari nazionali di questa sera…”
    Ester sorrise… che scemo Luca, la doveva sempre prendere in giro:
    “Ho i capelli in disordine, per favore impedisci che mi riprendano da vicino…” gli disse con una voce quasi normale, ma i contorni del viso di Luca sfumavano, e Ester non riusciva a tenere gli occhi aperti, ma si riscosse, si appoggiò a un gomito e provò a sollevarsi da terra.
    “Luca, devi chiamare Andrea, e i ragazzi… me li devi salutare tu.”
    “Adesso li chiamo tutti col tuo telefono e ci parli tu, non agitarti Ester, resta sdraiata, resta sveglia!”
    Ma Ester aveva chiuso gli occhi e non gli rispondeva più.
    Luca le aprì la borsa per cercarle il telefono, e nel caos di matite, quadernetti, scontrini gomme e penne trovò finalmente il suo telefono in un taschino e una foglio piegato in quattro e ingiallito: no, non poteva essere la sua foto, la foto di Luca del liceo in gita a Firenze, quella che Ester teneva nella tasca della borsa vicino al telefono. Restò imbambolato a fissare quel se stesso di trent’anni prima, mentre l’ambulanza era arrivata e portava via Ester coperta da un lenzuolo e lui veniva medicato e portato all’ospedale, che non se ne era neanche accorto, ma aveva una brutta ferita ad una spalla.

    -Roboamo, ma sei tu?-
    -E chi se no… piacere Ester, finalmente ci conosciamo.
    -Bel momento, e grazie tante, te lo posso dire… come angelo custode non sei un granché: ti proteggo, ti proteggo… e poi dove sei quando mi sparano?
    -Ester… sei insopportabile.
    -Vabbe’ dai, non ti arrabbiare, tanto adesso non mi dovrai sopportare più… ma… Roboamo… non ho fatto in tempo a confessarmi, che fine faccio?
    - Sono ancora in servizio finchè non sei dentro, non preoccuparti, ci penso io. Ma adesso preparati che c’è qualcuno che ti stava aspettando.
    -Papà!
     
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    La poesia non ha bisogno di seguaci, ma ... di amanti

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    Nooooo! L'hai fatta morire! Povera Ester; anche se alla fine con molto ironia, ma anche con molta poesia fai rientrare in gioco Roboamo, sono rimasto di stucco ed anche un po' avvilito e dispiaciuto.
    Finale di racconto, scritto come al tuo solito divinamente, ma sconvolgente.
     
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    Grazie Al, speravo lo leggessi e un po' ti piacesse.
    E' il finale di una storia che non c'è , dunque una cosa un po' strana... ma per il personaggio che ho in mente credo sia il finale migliore: Ester vuole tutto, è fatta così. Ma su questa terra avere tutto non è possibile. Magari nell'Aldilà con Roboamo ce la può fare... ;)
    Grazie del passaggio! :)
     
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    Ma no! Hai ucciso Ester :(
    Letto d'un fiato, mi dispiace per la nostra eroina ma tu sei brava :)
     
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    Grazie Trammy. Ogni tanto Ester muore, o gli dice addio, o smette di sentirlo e finisce che è lui che la cerca... È una storia così: un po' inconcludente. In questo caso è il destino che decide per loro. Il deus ex machina dei romani quando non sapevano come salvare i loro personaggi ... ;) ciao! ;)
     
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4 replies since 26/1/2018, 17:38   41 views
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