Il rifugio dello scrittore

Cambia l'incipit 1

Variante

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    In base alla bellissima iniziativa di KISHUSEIKO, Dall'incipit al racconto, sono qui per proporre una variante.

    Visiona l'incipit e modificane la forma e/o i due personaggi, restando comunque in tema, quel tema che può scaturire dalla modifica dell'incipit che vedi qui sotto, con quello nuovo che avrai modificato.
    Dopo la modifica, se vorrai, potrai scrivere anche il racconto, oppure no, e dunque potrai - anche - limitarti alla sola modifica dell'incipit. Qualcuno, o tu stesso, in base alla tua modifica, scriverà il racconto seguendo il tuo nuovo incipit, oppure no, cioè anche l'altra persona che dopo di te interverrà in questa discussione, potrà modificare solo l'incipit-base oppure scrivere, di conseguenza, un racconto basato sulla propria modifica oppure in base a quella fatta da te.
    L'unico incipit non usabile è quello che stai per leggere, non così com'è.

    Svegliarsi fu facile ma alzarsi no. Giovanni si accorse che erano già le 8:40. La gamba destra non rispondeva, non la sentiva più, e doveva capire il perché. L'incontro con Laura era però importante e lui non poteva mancare, né rimandare quell'appuntamento. Sul comodino vide una moneta tagliata in quattro pezzi uguali e accostati tra loro che lasciavano un vuoto a croce; non era sua, non l'aveva mai vista.
     
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  2. Liborio
     
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    Ci provo.
    Vediamop se il 2018 mi dà una mano.
    Ma apro una nuova discussione oppure continuo 'sto thred?
     
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    Buon giorno, ecco il mio incipit: va bene così Axum? Ho capito bene?
    Adesso vedo cosa riesco a tirar fuori :)

    Svegliarsi fu facile ma alzarsi no. Giovanni non sentiva più la gamba destra, non riusciva a muoverla. La maledizione stava sortendo i suoi primi effetti, ma lui non poteva mancare all’appuntamento con Laura, e nemmeno rimandarlo. Controllò il comodino: come si aspettava, la moneta antica che la sera prima aveva nascosto dentro il cassetto, stava ora in bella vista, non solo; era divisa in quattro spicchi, che erano accostati tra loro lasciando un vuoto a formare una croce.
     
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  4. Liborio
     
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    Tramontana, ma adesso costruisci una storia intorno all'incipit ?
    Io lo sto facendo.
     
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    Ci provo, caro Liborio :)
     
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    Eccomi! Non è il massimo, scusate ;)

    Svegliarsi fu facile ma alzarsi no. Giovanni non sentiva più la gamba destra, non riusciva a muoverla. La maledizione stava sortendo i suoi primi effetti. Ma lui non poteva mancare all’appuntamento con Laura, e nemmeno rimandarlo. Controllò il comodino: come si aspettava, la moneta antica che la sera prima aveva nascosto dentro il cassetto, stava ora in bella vista, non solo; era divisa in quattro spicchi, che erano accostati tra loro lasciando un vuoto a formare una croce.
    Si fece coraggio e allungò la mano per toccare la gamba: la carne si stava trasformando in legno, proprio come gli era stato predetto da quella vecchia strega che aveva incontrato poco meno di una settimana prima.
    Un brivido lo percorse in tutto il corpo, stringendogli lo stomaco. Chiuse gli occhi e rivisse quel maledetto giorno come fosse stato solo un sogno.
    “Quando la moneta ti mostrerà la croce, ti rimarranno quattro giorni per annullare la maledizione. Se non ce la farai, diventerai un burattino.”
    Giovanni sentì rimbombare nelle orecchie la grassa risata che si era fatto quel giorno, squadrando la zingara da capo a piedi, con aria di superiorità. – E cosa dovrei fare, vecchia? Tieni: prendi questi dieci euro e levati dai piedi! –
    - Non voglio i tuoi soldi. A chiunque chiederei il cuore, ma so che tu non ce l’hai, non hai mai amato, per questo cambierò i termini dell’accordo: se non mi porterai qualcuno che ti ama diventerai di legno. –
    Con sgomento si coprì il viso con le mani. Cosa cazzo stava succedendo?
    Era solo un brutto sogno: tra poco si sarebbe svegliato.
    Iniziò a colpirsi la testa con i pugni – Svegliati! Svegliati, cazzo! –
    Il cellulare, sul comodino iniziò a squillare, dal display illuminato, la ex moglie lo guardava sorridendo.
    - Laura! Non crederai a quello che sto per dirti!
    - Non iniziamo con le tue solite stronzate, non mi freghi più, ormai! Dove sei? Hai intenzione di venire all’appuntamento?
    Giovanni ingoiò il boccone amaro, se lo meritava, in fondo, quel trattamento.
    - Sto arrivando, dammi qualche minuto. Ho… un problema a una gamba e non so se riesco a guidare.
    - Sì certo. Vallo a dire a quella sgualdrina che ti porti a letto! Sbrigati, che l’avvocato ci aspetta tra mezz’ora, e io volevo parlare un po’ di nostra figlia, prima di prendere qualsiasi decisione.
    Con molta fatica si alzò dal letto e, zoppicando si diresse in bagno. Riuscì con fatica a vestirsi e strozzò un caffè amaro e bollente.
    Ingoiò anche le lacrime di rabbia e panico che scendevano piano, senza che riuscisse a controllarle. Doveva trovare quella zingara e farsi togliere la maledizione, ma prima di tutto doveva raggiungere la moglie, chissà, magari, avrebbe potuto di nuovo innamorarsi di lui, in fondo era già successo, tanti anni prima.
    Il suo matrimonio gli passò davanti come un film. Certo, ne aveva fatti tanti di sbagli. Aveva mentito su tutto e l’aveva tradita tante volte, troppe.
    No, non era possibile riconquistarla, e forse non era nemmeno giusto, dopo tutto quello che era successo. Lei meritava di essere felice, finalmente.
    No. Non le avrebbe fatto la guerra per gli alimenti, e nemmeno si sarebbe tirato indietro per le sue responsabilità di padre, come aveva fatto fino ad allora.
    Tirandosi dietro la gamba intirizzita si trascinò fino al comodino, aprì il cassetto e tirò fuori i quattro spicchi di moneta. Li ripose sul piano.
    Una settimana, questo era il tempo che gli restava per dimostrare a se stesso, e alla madre di sua figlia che in fondo anche lui sapeva amare.
     
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  7. Liborio
     
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    Tensione a go go. ^_^
     
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  8. Liborio
     
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    FALSI EQUILIBRI



    Non dormì affatto la notte appena trascorsa, non capiva se la rigidità della sue gambe fosse dovuta all’insonnia oppure alla paura di incontrare lei. Ma, in ogni caso, doveva andarci, presentarsi era fondamentale. Perciò si decise, con un certo sforzo liberò il corpo dal lenzuolo che gli si era arrotolato intorno nella notte agitata, si girò su un fianco e con uno sforzo smisurato fece per tirarsi su, aprì gli occhi e iniziò a prendere coscienza della realtà. Fu allora che ricordò l’incubo che nella notte appena trascorsa l’aveva ossessionato: una grande croce greca che sbarrava la foto di lui con il padre ritratti insieme il primo giorno di università, una grossa X nera. Un motivo in più per aumentare il nervosismo.
    L’autobus si fermò, Giovanni scese. Mancava ancora molta strada per l’appuntamento, ma siccome era presto, e siccome aveva bisogno di camminare e schiarirsi le idee, il giovane decise di scendere prima dall’automezzo. Era ancora frastornato da molti dubbi, tanto che più volte era stato lì lì per desistere e tornarsene indietro. Solo quarantotto ore per sconvolgere venti anni. Tutto quando ormai la vita aveva ricucito gli strappi di un passato lontano.
    Non servì al padre non rispondere al telefono, la trovò ad aspettarlo sotto all’ufficio.
    «Ha parlato molto mi ha chiesto tante cose. Onestamente non ricordo tutto, la maggior parte sono state frasi tanto per dire. — lo rassicurò il padre — Ma, alla fine, ho capito che uno solo era il motivo per cui fosse venuta. Suo figlio, voleva rivederlo. Ti assicuro di aver misurato bene la forza delle sue parole mentre le pronunciava».
    “Voglio incontrare mio figlio, non puoi negarmelo; sono sua madre. È per questo che sono qui”.
    «Incapace di parlare, le ho dato un foglietto sul quale avevo annotato il tuo numero. E poi, un cenno di commiato e mi sono precipitato a prendere al volo l’autobus che arrivava. Ho cercato di evadere dalla situazione, non è quello che ogni sera prendo, ma non avrei resistito oltre. Vuole incontrarti, è stata la richiesta di Laura, le ho dato il tuo numero di cellulare, può chiamarti direttamente e mettersi d’accordo con te, non voglio frappormi. Credimi, non avrebbe desistito stavolta. Addirittura ha aggiunto che sarebbe stata capace di venire alla tua facoltà ad aspettarti. ».
    Giovanni trasalì, sentire il suo nome e le possibili conseguenze lo agitarono, si alzò dalla tavola trascinando sul pavimento la sedia e uscì dalla cucina sbattendo la porta. Entrò in camera, si stese sul letto, le mani raccolte sotto la nuca, fissò il soffitto. Cercò di riunire i pezzi di quanto accaduto.
    In tutti gli anni trascorsi, lui e il padre, avevano accuratamente evitato l’argomento, entrambi avevano potuto fare a meno di lei. La donna che aveva tradito entrambi. Se ne erano convinti tutti, era stato convinto anche lui. E adesso era lì che lo cercava. Nel profondo lo aveva sempre sognato, lei che tornava e gli restituiva tutto l’affetto sottratto, le carezze non date, tutto che ricominciava come mai fosse successo. Ma nello stesso tempo non riusciva a dimenticare.
    All’improvviso si alzò, si arrampicò sulla libreria, si mise a tastare alla cieca sull’ultimo scaffale, sfogliò i volumi ormai impolverati; ma poi ne “Il libro della giungla” la trovò. La tirò fuori, una foto vecchia e sgualcita ritraeva una giovane donna che teneva in braccio un bambino. La guardò, la tenne fra le mani, ricordò qualcosa perché la girò, lesse la dedica; la ripose nel libro.
    Il cellulare squillò e Giovanni rispose, era lei.
    «Ciao, sono Laura, tua madre».
    Un breve colloquio e l’appuntamento fu fissato per il mattino seguente. Avvisò il padre.
    Mentre si avvicinava suonò il cellulare, un messaggio del padre.
    “Giovanni, fa attenzione. Laura è una donna molto scaltra. Pur di accattivarsi le tue simpatie, sarebbe capace di raccontarti cose incredibili. Perfino che… che io sono stato violento con lei.” Ed è vero?, gli venne da pensare. Ma gli mancarono le parole per rispondere, non lo fece.
    Da lontano scorse il bar, subito focalizzò una donna bionda che aspettava. La riconobbe, anche se era ancora lontano e distingueva appena la sua fisionomia, era sua madre. Gli tornò in mente la grande X nera. Un brivido freddo lo percorse.




    Conteggio senza incipit


    Parole 577;
    Battute spazi esclusi 3.488;
    Battute spazi inclusi 2.923_
     
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    Bello Liborio!
    Veramente un bel racconto.
     
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8 replies since 29/12/2017, 00:58   121 views
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