Il rifugio dello scrittore

E luce fu

Da Penna contro penna III

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  1. mister bradipo
     
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    Ciao a tutti.
    Questo è il racconto con il quale ho partecipato al contest. Ve lo giro così com'è, senza alcuna variazione a parte il titolo che non avevo indicato quando l'ho spedito al caro Axum.

    Anno 2492 DC
    4 Agosto

    La sala dello sferisterio dove si sarebbe svolta la conferenza stampa era gremita di persone, sparse un po’ dappertutto.
    Per la maggior parte si trattava di giornalisti e scienziati, assiepati tra le prime file, ma c’erano anche autori di fantascienza, blogger e semplici curiosi.
    Il sole estivo penetrava attraverso le ampie vetrate, dipingendo sulle pareti lucide un mosaico di onde luminose. Quella del 2492 era stata un’annata calda fino a quel momento, a dispetto della piccola era glaciale in cui era scivolata la terra da poco più di un centinaio d’anni.
    Il brusio degli astanti aumentò all’improvviso, quando attraverso una porta laterale fece il suo ingresso un uomo di mezz’età, dall’aria trionfante.
    I lunghi capelli argentati, sparsi sulle spalle vigorose, lo facevano somigliare più a un attore che a un fisico. Camminava con passo deciso scivolando tra la folla, tallonato da un paio di energumeni in completo scuro che dardeggiavano occhiate sospettose sui presenti.
    L’uomo raggiunse un ampio tavolo chiaro che campeggiava in fondo alla sala, occupandone un posto al centro.
    Dopo aver armeggiato alcuni istanti con un paio di microfoni, trasse un profondo respiro, e iniziò a parlare.
    “Signore e signori, il mio nome è Robert Hopless, ed è con immenso piacere e una punta di orgoglio che mi accingo a relazionarvi sui risultati delle mie ricerche.” Esordì, in tono modulato “sono un uomo pratico e non amo i giri di parole, quindi andrò subito al dunque. Ieri mattina, alle ore undici e tre minuti, si è svolto il primo viaggio nel tempo della storia. Tutto è andato per il meglio, senza alcun intoppo. Posso affermare pertanto che l’esperimento si è concluso con pieno successo.”
    Un coro di voci si levò tra i presenti. I giornalisti cercarono di sovrastarsi a vicenda per prendere la parola.
    Il dottor Hopless, mal celando il sottile compiacimento che traeva da quella scena, rimase in silenzio con un sorriso beffardo stampato sul volto per alcuni minuti.
    Decise di rispondere alle domande solo dopo che gli addetti alla sicurezza avevano riportato la calma nella sala.
    “Come noto, per centinaia di anni ci siamo basati sulle teorie della relatività elaborate nel ventesimo secolo. Tra i postulati formulati dai fisici di quell’epoca primitiva si assumeva l’impossibilità di superare la velocità della luce e, di conseguenza, viaggiare a ritroso nel tempo.”
    Fece una pausa, assaporando la tensione negli sguardi degli astanti
    “Già allora si era consapevoli di sbagliare, ma si scelse di socchiudere gli occhi, riducendo il campo visivo quel tanto necessario affinché l’errore di fondo non risultasse evidente.”
    “Ci parli della sua scoperta, dottor Hopless.” La domanda lo raggiunse da più parti.
    “Naturalmente. E’ per questo che siamo qui. Quando abbiamo scoperto l’esistenza dei tachioni, la prospettiva è cambiata in maniera radicale. Queste particelle subatomiche si spostano a una velocità di circa 300.000,01 chilometri il secondo, quel tanto che basta a conferire loro la capacità di viaggiare a ritroso nel tempo. Sfruttando questa prerogativa abbiamo realizzato il prototipo della Macchina. E ieri, finalmente, lo abbiamo collaudato con successo.”
    “Quindi è possibile viaggiare solo nel passato?”
    “Esattamente.”
    “Può provare quanto afferma? Come facciamo a essere sicuri che il viaggio nel tempo sia una realtà?” Domandarono in molti.
    “Mi aspettavo questa richiesta. Naturalmente l’esperimento è stato concepito in modo tale da provare, al di là di ogni ragionevole dubbio, la sua autenticità. Ognuno di voi, nei giorni scorsi, ha ricevuto una busta, riservata e personale, con l’invito di portarla con sé oggi, in questa sala. Una busta sigillata che adesso vi chiedo di aprire, signori. Al suo interno troverete un foglio di carta. Leggete pure il suo contenuto.”
    Tutti i presenti obbedirono, estraendo il biglietto. Nonostante alcuni fissassero le poche righe con aria interdetta, la maggioranza dei presenti sbiancò, lasciandosi andare alle più disparate manifestazioni d’incredulità.
    “Ebbene, che cosa ne pensate? Nel foglio è descritto il vostro abbigliamento di oggi, nei minimi dettagli. Ieri nessuno poteva sapere cosa avreste indossato il giorno dopo, ne convenite? Forse neppure voi stessi! Tra una settimana io farò un viaggio nel tempo tornando indietro a domani, visionerò le registrazioni della sala e prenderò nota del vostro vestiario. Poi tornerò indietro di alcuni giorni avendo cura di spedirvi le missive.”
    “Vuole dire che lei ha già vissuto questa giornata, dottore?”
    “Certo. Naturalmente ne ho solo un vago ricordo, un dejà vu confuso. Esso è l’unico segno che permane nel nostro subconscio quando si rivive un frammento della propria esistenza. Sono sicuro che ognuno di voi possa ricordarne almeno una decina, durante il corso della propria vita. In tutti quei casi è verosimile che abbiate viaggiato nel tempo o che siate stati osservati da un viaggiatore.”
    “Dottor Hopless” Disse una donna, alzandosi in piedi. L’uomo non poté fare a meno di notare la sua avvenenza. “Vera Sanders, Los Angeles Daily News. I nostri lettori vorrebbero essere rassicurati circa le possibili implicazioni collegate al viaggio nel tempo. Voglio dire, avete preso in considerazione il rischio che modificando eventi del passato il futuro possa subire cambiamenti, anche radicali?”
    Lo scienziato le rivolse un sorriso malizioso, fissandola con i sottili occhi blu. “Mia cara” rispose, quasi mormorando “non esistono rischi collegati al viaggio nel tempo. Per un motivo molto semplice: il viaggiatore – il crononauta, per l’appunto - non è in grado di interagire con il passato, perchè questo si presenta come una mera proiezione concreta di un mondo che non esiste più. Non potrebbe essere diverso, giacché gli atomi di cui era composto si sono nel frattempo redistribuiti nell’universo, ricombinandosi in infiniti altri modi, dispersi nelle pieghe dello spazio-tempo.”
    Hopless si alzò in piedi e si diresse verso la prima fila degli astanti, impugnando il microfono troppo vicino alla bocca. Un sottile fischio si diffuse dagli altoparlanti della sala.
    “Signori, la verità è che la mia scoperta ci apre un mondo di possibilità senza esporci ad alcun pericolo. Oggi la razza umana entra ufficialmente in una nuova era, un’era fatta di risposte, di consapevolezza e di sviluppo. Il viaggio nel tempo diventerà il viaggio. Tutti potranno beneficiarne, presto. Stiamo lavorando a un progetto volto a estendere la sua fruizione a tutti, diffondendone l’utilizzo all’interno delle scuole! Pensateci: a chi interesserà più studiare gli antichi egizi sui libri, o magari visitando musei polverosi, quando sarà in grado di osservarli dal vivo intenti a costruire le piramidi? E chi vorrà più vedere una tigre intrappolata dentro una gabbia, quando potrà ammirare i tirannosauri sbranarsi a vicenda nelle paludi giurassiche?”
    L’uomo assaporò lo scroscio di applausi che seguì, ergendosi tra la folla come un moderno demiurgo in mezzo ai suoi fedeli. Il suo sguardo incontrò gli occhi verdi di XXX. Le rivolse un sorriso malizioso, intuendo di averla conquistata.

    Anno 2499 DC
    22 Giugno

    Il tappo di sughero saettò nella stanza, rimbalzando contro il soffitto prima di scomparire dietro al sofà. Robert si affrettò a riempire due calici, senza poter evitare che la schiuma fuoriuscisse dalla bottiglia, imperlandogli la mano.
    Porse un flûte a Vera. “Dobbiamo festeggiare.”
    Sua moglie, aggiustandosi i capelli, ricambiò lo sguardo con un’occhiata divertita. “Ormai festeggiamo tutti i giorni, oggi cosa bolle in pentola?”
    “Gli ultimi paesi hanno ratificato il protocollo di Washington. Nel giro di qualche anno non esisterà un solo essere umano che non abbia provato il viaggio almeno una volta nella vita!”
    “Forse qualche selvaggio in Papuasia…” Lo canzonò la donna.
    L’uomo cinse la vita della donna, sorridendo. “Non esserne così sicura. Da quando i programmi di alfabetizzazione obbligatoria sono stati uniformati, non mi risulta che ne esistano più, di selvaggi…”
    I calici si sfiorarono appena, diffondendo nell’aria una nota acuta.

    Anno 2518 DC
    15 Febbraio

    “Quanti nuovi casi, oggi?” Domandò il dottor Ripley alla sua assistente, una giovane minuta dai tratti sciupati, stretta in un camice scuro.
    La donna si aggiustò gli occhiali, poi le sue dita corsero lungo lo schermo di un tablet. “Trecentoventi, dottore.” Disse, in tono asciutto.
    Il suo interlocutore si afflosciò sulla poltrona di pelle rossa dietro la scrivania, appoggiando i gomiti sui braccioli. “Grazie, miss Barnett. Può andare, adesso.”
    “D’accordo dottore.”
    Rimasto solo, l’uomo rimase assorto nelle sue riflessioni. Spostò leggermente una cornice d’argento, al cui interno spiccava la foto di una donna sorridente, in modo da smorzare il riflesso del sole.
    Il suo sguardo cadde su un grosso tomo polveroso, che occupava il lato esterno della scrivania. Un’etichetta bianca, sul fronte del volume, recava una scritta sbiadita. Atomic disintegration syndrome.
    Tutto era cominciato due anni prima. All’inizio nessuno si era accorto di quell’effetto collaterale, giacché perdere alcune decine di milioni di atomi era come togliere un secchio d’acqua dal mare.
    Nei suoi stadi iniziali la sindrome si presentava come una forma virale, debilitando la sua vittima. Poi si perdeva la voglia di vivere, precipitando in uno stato di profonda apatia.
    Infine la disgregazione accelerava, e la gente spariva come nei film di fantascienza degli anni cinquanta del ventesimo secolo: evaporando in una nuvola di fumo.
    Tra il Febbraio del 2516 e il Marzo dell’anno successivo, sei miliardi di persone si erano smaterializzati, senza che la comunità scientifica avesse potuto evitarlo.
    Il genere umano era condannato a un’estinzione rapida quanto grottesca, dal momento che praticamente tutti i suoi membri sopra i sei anni di vita avevano preso parte al progetto.
    Il dottor Ripley chiuse il tomo, spingendolo di lato con un gesto distratto. Da alcuni di giorni la sindrome si era aggravata, e sentiva di non avere più molto tempo davanti a sé.
    Aprì un cassetto della scrivania. La matrice del biglietto per il viaggio nell’antica Roma, che aveva regalato a sua figlia Susan tre anni prima, ondeggiò per lo spostamento d’aria.
    Impugnò la piccola pistola puntandola alla tempia.

    Anno 2521 DC
    31 Dicembre

    Lo scantinato era immerso nell’oscurità, quando la porta basculante si sollevò, lasciando filtrare al suo interno un quadrante luminoso sempre più ampio.
    Il dottor Hopless non attese che la porta scorrevole fosse del tutto sollevata ed entrò chinando la schiena, non senza un certo sforzo. Il suo sguardo incrociò quasi subito ciò che cercava.
    “Eccoti qui…” Mormorò, in tono dimesso.
    La sua mano tremante strinse il telo bianco che ricopriva l’oggetto delle sue attenzioni e lo spostò con un gesto delicato, lasciando che si afflosciasse sul pavimento come l’abito di una bella donna.
    Il prototipo della Macchina era lì, immobile e silenzioso. Attendeva quel momento da ventinove anni, dal giorno in cui era stato utilizzato per quel primo, magnifico viaggio nel tempo.
    “Da ciò che ha dato inizio a tutto, tutto finirà.”
    Robert pronunciò quelle parole in preda a una profonda commozione, gli occhi gonfi di lacrime e le labbra tremanti.
    Prese posto sul sedile, attivando i vari collegamenti necessari al suo funzionamento. Tutti i circuiti erano ancora in perfetto ordine.
    Programmò il display sul cruscotto e attese che il conto alla rovescia s’innescasse. Nei pochi istanti che ancora lo separavano dal salto, da quell’ultimo, estremo, salto, il suo ultimo pensiero fu per sua moglie Vera. “Presto saremo di nuovo insieme, amore mio…”
    Il surf quantico cavalcò l’onda tachionica, e un istante dopo il suo corpo si smaterializzò per l’ultima volta.

    Anno 15.000.000.000 AD

    Vide la civiltà regredire, e l’uomo stesso involvere in forme sempre più primitive. Creature mostruose di ogni genere accompagnarono il suo viaggio, prima di sparire anch’esse inghiottite nelle pieghe della preistoria. Salutò la terra, massa infuocata in formazione all’interno di una galassia sperduta tra mille altre.
    Vide le nebulose contrarsi, scontrarsi, dividersi e ricongiungersi in un turbinio infinito di esplosioni cosmiche. Le stelle s’ingrandirono a dismisura, fino ad accendere l’universo di un’unica, ineffabile luce abbacinante.
    Poi anch’essa si spense, e tutto si è fermò.
    Il suo pensiero era in nessun luogo, e in nessun tempo. Là ove tutto era iniziato, e in cui tutto si sarebbe concluso.
    La sua mente tendeva all’infinito: concependo sé stessa, essa esisteva per concepirsi.
    Era lì per un unico motivo. Per rimediare all’errore, per ricominciare tutto da capo.
    Poiché non poteva più parlare, in quanto pura idea dell’essere, pensò le parole. Ed esse, pensando sé stesse, acquisirono sostanza.
    “Sia fatta la luce.”
     
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    Uaaau! È la prima volta che lo leggo.
    Caro, tu ci sai fare coi termini scientifici, e hai ipotizzato, in una realtà di quel tipo, fatti davvero verosimili.
    La degradazione atomica, dovuta a inevitabile disgregazione molecolare, è una chicca di tutto rispetto, degna della migliore Fantascienza.
    Meraviglia: la solita ingordigia degli scienziati pomposi, si concretizza in una sicurezza ostentata, che però non coincide con la realtà subìta in seguito dalla pelle dei crononauti.
    Molto efficace l'esempio dimostrativo del primo viaggio del dottor "Senzasperanza", che si limita a fatti semplici ma inconfutabili. Bravo!!!
    Ho sempre pensato che un'incursione temporale, anche per la semplice depositazione di un solo atomo estraneo all'ambiente, sarebbe capace di stravolgere tutto, pian piano oppure in un microsecondo, poiché dipenderebbe dalle casualità dell'interazione atomica in questione.
    Meraviglia 2: l'apparente forzatura di: "possiamo viaggiare, ma solo nel passato" si svela a sorpresa, e solo dopo vien da pensare che avrebbe condotto, in modo del tutto logico, soltanto lì, al momento del big bang che, con maestria, spiega il titolo in ultima riga (pochi sanno farlo, e tu hai dimostrato di essere tra quelli).
    Non so se i giurati abbiano afferrato le delizie che ci sono in questo racconto, ma sappiamo tutti che la fantascienza non è "di tutti".
    Le uniche stranezze, dal punto di vista ambientale, sono le modalità socio-comportamentali e tecnologiche, troppo simili a quelle attuali, in quanto penso che tra 400 anni non avremo più "conferenze stampa", non più tablet bensì chip installati nel corpo, ma soprattutto non più "microfoni esterni", figuriamoci se soggetti all'l'innesco Larsen (fischio), che fa parte già oggi di tecnologie superate.
    Sono stupefatto positivamente dall'ottimo uso dell'interpunzione, dalla grammatica + sintassi, impeccabili, dalla buona costruzione e dall'idea creativa in sé. Fiocca tutto a meraviglia, con un narrato scorrevole, senza parti noiose poiché tutto in crescendo.
    Tu non lo senti, ma io ti sto applaudendo, in piedi!
     
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  3. mister bradipo
     
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    Grazie Axum. Riesci sempre a commuovermi, sono sincero.
    Grazie davvero.

    Sto combattendo ogni giorno una guerra contro il sistema che mi intrappola tra le mura di una banca avida e un mondo privo di sogni. Sto studiando, leggendo, riflettendo, pensando, cambiando.
    Grazie anche a voi, spero, di realizzare un sogno.
     
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    "A trattar le persone secondo il merito, chi mai si salverebbe dalle frustate?"

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    Fammi capire: qui il paradosso, oltre che temporale è anche spirituale? Dio ha creato l'uomo per poi scoprire che Dio stesso è...l'uomo?
    A me queste cose fanno letteralmente impazzire :D
    Ben studiata come trama.
     
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  5. mister bradipo
     
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    Si, grosso modo l'idea è quella. Le implicazioni filosofiche e religiose della fantascienza sono una delle cose che mi affascina maggiormente. Sto studiando vari testi per arrivare un giorno a poter prospettare una raccolta di racconti il cui tema sia "il tempo e l'uomo".
     
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    Il cavaliere tenace

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    Una cameretta perennemente disordinata.

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    Sicuramente un testo che non ho faticato a memorizzare, tra i diversi che c'erano, è uno di quelli che ho sempre avuto più chiaro nella mente.

    La scelta della trama la trovo molto azzeccata e originale, sei riuscito a uscire dagli schemi tradizionali per buttarti in qualcosa di meno scontato, ho apprezzato.
    Il personaggio principale è interessante, hai fatto una scelta rischiosa ma innovativa, fino all'ultima frase non avevo colto dove sarebbe andato a parare il racconto. Quel che si dice "un finale a sorpresa". Secondo me il tuo testo incarna questo alla perfezione, oserei dire, e non sono parole al vento.

    Non ti conoscevo come scrittore e non ho letto i commenti qui sopra, lo farò dopo aver commentato, per non farmi influenzare. Devo riconoscere che ti destreggi bene in un campo minato quale la fantascienza, sai, c'è sempre la verosimiglianza in agguato... io l'ho sempre trovato difficilissimo, mentre qui sembra essere un inconvenientuccio da niente. Bravo!

    La maggiore pecca che posso evidenziare, a mio parere, sono i rapidi cambi di contesti molto distanti tra loro. In uno spazio così limitato li ho trovati disorientanti, sebbene abbiano una loro funzionalità.
     
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5 replies since 10/12/2017, 14:19   68 views
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