Il rifugio dello scrittore

Amor fati

Da: "Penna contro Penna III"

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    Il cavaliere tenace

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    «Ti prego, dimmi che siamo quasi arrivati!» si lamentò Margot tra i respiri affannati.
    «Va bene» Gilles sorrise beffardamente. «Siamo quasi arrivati.
    Per tutta risposta, Margot alzò gli occhi al cielo e si concesse un versaccio di sfinimento.
    Certo, andare a camminare sulle colline sovrastate dal firmamento era un’idea interessante, ma non aveva fatto i conti con la sua pigrizia. Era così stanca che quasi si pentiva di aver saltato praticamente tutte le lezioni di zumba.
    «Dai, non pensarci! E poi è vero che siamo quasi arrivati.
    Margot si fermò per respirare e si asciugò il sudore sulla fronte, poi guardò l’amico negli occhi castani, invidiando la sua freschezza e quei capelli bruni che sembravano appena usciti da un parrucchiere. «Certo… Come no.
    Gilles scosse la testa ridendo sotto i baffi. «Guarda.» La prese per un braccio e la trainò fino in cima alla salita erbosa.
    «Se non rallenti tra poco dovremo correre all’ospedale, sto per sputare un polmone!
    Una volta raggiunto il punto più alto, la ragazza bionda si abbandonò a un abbraccio alla terra umida, desiderosa di addormentarsi lì. Si rigirò su se stessa, finendo supina, e vide quella meravigliosa distesa di brillantini nel cielo scuro. Fece un ultimo, grosso respiro, e poi cercò di restare in silenzio ammirando quello spettacolo, sopportando lo zaino che le stava incurvando la schiena.
    Dopo qualche minuto, si mise seduta. La vista era spettacolare: un tripudio di luci incastonate in un paesaggio rurale di cui se ne poteva apprezzare la silhouette, sovrastato dal rilassante frinire dei grilli.
    Si dimenticò di tutti gli acciacchi e un sorriso smagliante le si stampò sul volto senza possibilità di essere cancellato. In fondo, si aspettava che Gilles non le avrebbe mai proposto qualcosa di banale.
    Era fortunata ad avere un amico così, non l’avrebbe cambiato per nulla al mondo. Mentre altre trentenni erano impegnate a cercare la prossima festa a cui partecipare nel disperato tentativo di trovare un inesistente principe azzurro, lei era fiera di potersi godere ogni giorno con spensieratezza, senza arrabattarsi per stare al passo di una vita stereotipata.
    L’amico si accovacciò alle sue spalle, riusciva a sentire sul collo il suo respiro rilassato.
    «Grazie, Gilles.» disse lei, perdendosi con lo sguardo nella campagna francese. «Dove finirei se non ci fossi tu… Probabilmente da un nutrizionista per smaltire i chili presi a guardare la tv.
    Esplose in una risata fragorosa, ma non sentì l’altro fare lo stesso.
    Si voltò, e le parve di scorgere delle lacrime segnare il viso di lui. Non ebbe il tempo di chiedere alcunché, accadde tutto in pochi istanti.
    Gilles l’aggredì, e prima che Margot potesse anche solo urlare, si ritrovò con le mani legate dietro la schiena.
    «Ma che…» cercò di alzarsi, ma si rese presto conto che era ancorata a un arbusto poco lontano. «Hai voglia di scherzare? Hai deciso di trattarmi come un irriverente cane da passeggio?
    Gilles non rispose, si limitò a superarla e a posizionarsi di fronte a lei, osservando la sua espressione spaesata. Margot ebbe un tremito, non l’aveva mai visto così serio.
    «Gilles, cosa succede?
    Con un movimento fulmineo, il giovane le puntò addosso una pistola. Fu in quel momento che Margot iniziò ad avere davvero paura. Prese ad ansimare ancora più di quanto non stesse già facendo, avrebbe voluto gridare e scalciare per allontanarsi da lui, ma il terrore e lo stupore l’avevano paralizzata.
    Non riusciva a credere ai suoi occhi, mille domande frullavano nella sua mente, ma era troppo concentrata sull’arma per potersi soffermare su di esse: l’idea del dolore che avrebbe potuto provare da un momento all’altro l’atterriva.
    «Non è uno scherzo, Margot.» esordì Gilles, con voce grave e minacciosa. «Cercherò di farti capire perché sto facendo questo, ma purtroppo non abbiamo molto tempo.
    Margot scuoteva la testa, sull’orlo del pianto. L’amico di bell’aspetto che tutti avrebbero desiderato si era appena trasformato in un pazzo assassino.
    «Tutto questo ti sembrerà assurdo, ma posso assicurarti che è vero. Io vengo dal futuro, un futuro piuttosto lontano. Sono qui grazie a un viaggio nel tempo, sai, un giorno l’uomo imparerà a fare anche questo.
    «Ma che stai dicendo!?» riuscì a gridare Margot, scoppiando subito a piangere. «Stai delirando, Gilles, Ci conosciamo da moltissimi anni!
    «Già… Ma sono tornato indietro apposta per te. Sai, il futuro non è come ce lo si potrebbe immaginare. Ci sono terribili guerre in serbo per l’umanità. Ma c’è una persona che non ha accettato l’esito di una di queste e ha viaggiato nel tempo, proprio come me, per manipolare il passato e cambiarne le sorti. Il suo nome è Henri. Se tu potessi vedere le conseguenze che i suoi viaggi hanno comportato… rabbrividiresti. È un mostro.
    «Tutto questo non ha senso.» singhiozzò Margot, desiderando ardentemente di svegliarsi da un incubo.
    «Faccio parte di un’organizzazione che si è posta l’obiettivo di riportare alla normalità tutto ciò che Henri ha cambiato.» continuò Gilles, imperterrito. «Amor fati, è questo il nome dell’operazione per cui mi sono offerto volontario. Il mondo deve andare incontro al suo destino, felice o meno che sia. Non è prerogativa dell’uomo modificarlo.» fece una pausa, studiando la sua espressione. «Abbiamo tentato di tornare nel passato per impedire che Henri vi mettesse mano, ma si è rivelato tutto inutile. Ad ogni nostra nuova mossa, lui torna giusto un po’ più indietro nel passato e volge le cose a suo favore, di nuovo.
    «Ma cosa centro io!? Ti prego metti via quella pistola e dimmi che stai scherzando!
    «Vedi, Margot, l’ultima speranza che ci resta è sfruttare il cosiddetto paradosso del nonno. Dobbiamo impedire la nascita di Henri, affinché tutti i suoi viaggi nel tempo non siano mai esistiti, ma per farlo è necessario spezzare un ramo del suo albero genealogico, in un passato in cui il ragazzo non ha ancora messo piede, cosicché non possa ostacolarci.
    «No, non è vero.» Margot si rifiutava di accettare una simile realtà. Futuro, viaggi nel tempo, paradosso del nonno… Aveva sempre snobbato ogni teoria strampalata che riguardasse questi argomenti.
    «Mi dispiace, Margot, ma anche se tu non ne hai colpe, è dalla tua discendenza che nascerà Henri. E dunque devi essere eliminata, per il bene del futuro dell’umanità intera.» Gilles caricò il colpo e abbassò lo sguardo.
    Margot si rese conto di che cosa significasse vedere la vita scorrere davanti ai propri occhi. Dopo tutti i momenti felici che aveva vissuto con Gilles, come poteva egli stesso essere colui che avrebbe distrutto e interrotto ogni cosa?
    Chiuse gli occhi sconfitta, in attesa della morte. Ma la morte tardava ad arrivare.
    «Il problema… è che ho sbagliato.» anche Gilles stava piangendo, le parole gli uscivano dalla bocca tremolanti. «Avrei dovuto ucciderti alla prima occasione, ma ho esitato e ho finito per affezionarmi a te più di quanto potessi immaginare.
    Margot riaprì gli occhi. Gilles riusciva a malapena a reggerla, quella pistola.
    «Mi sono sempre chiesto che diritto avessi di spezzare una vita innocente come la tua, di fare un danno a una persona che non potrà nemmeno conoscere Henri.» si interruppe, singhiozzando. «Ho aspettato fino all’ultimo, per godermi ogni istante, e ora siamo alla resa dei conti. Tra non molto Henri comparirà poco lontano da qui, è stata la sua ultima meta quando ha viaggiato nel tempo.
    Margot si era fatta forza, e aveva ricacciato indietro le lacrime. «Vorrei tanto poterti abbracciare, Gilles.
    «Non sono più certo di nulla da quando ti ho conosciuta, tutte le mie convinzioni hanno vacillato. Qual è il vero destino del mondo? Forse lasciare che Henri modifichi il passato…
    «No.» Margot guardò Gilles negli occhi più intensamente che poté. «Uccidimi, se è necessario. Io non potrei mai farti del male. E se lasciarmi in vita equivarrebbe a rendere infelice il Gilles del futuro, allora toglimi la vita, o lo farò da sola!
    «Margot…» il ragazzo castano lasciò cadere la pistola. «Ucciderti significherebbe modificare il tuo vero destino. Andrei contro i miei principi, capisci?» Gilles sorrise. «Non voglio rovinarti la sorpresa di quello che ti aspetta, ma hai davanti a te degli anni felici. Non te li sottrarrò per il mio egoismo.
    Nel cielo ci fu un lampo che attirò l’attenzione di entrambi.
    «Henri sarà qui a momenti.» osservò Gilles.
    «Non se compi il tuo dovere.» ribatté Margot. Andare incontro alla morte la spaventava ancora, certo, ma in futuro sarebbe stata ricordata come un’eroina martire, anziché come la progenitrice di un abominio umano, e questo era sufficiente a darle il coraggio necessario.
    «Il mio dovere è preservare il naturale corso della vita. Se a morire sarò io, tu dimenticherai tutto questo e potrai goderti la tua storia in pace. Troveranno il modo di occuparsi di Henri senza modificare il passato.
    «No!» nuove lacrime iniziarono a scivolare sulle guance di Margot. «Ti prego, non farlo, dimenticarmi di te è l’ultima cosa che desidero!
    Gilles sospirò e si mise a fissare il bagliore intermittente nel cielo. «Non esiste una soluzione ottimale per questa situazione, sei d’accordo?
    Margot annuì, per quanto quella risposta la infastidisse.
    «Dunque dovremmo tirare a sorte.» Gilles tornò a guardarla negli occhi, affettuosamente. «Sarà il destino stesso a decidere.
    Margot spostò lo sguardo sul paesaggio, sconfitta.
    Gilles si sedette di fronte a lei, e frugò nella tasca fino a estrarne una moneta. Posizionò l’arma carica in mezzo a loro due.
    «Testa, o croce?
    Margot rise. «Croce. La testa sei sempre stata tu, mi si addice di più il ruolo della palla al piede.
    «Falla finita.» ridacchiò Gilles, poi fece scattare il pollice, e la moneta volteggiò sopra le loro teste. Dopo qualche rotazione su se stessa, finalmente una delle due facce di essa poggiò a terra.
    Il giovane allungò la mano tremante verso l’arma, mentre un rumore sordo dal cielo riempì l’aria.
    La prese e si alzò, lasciando che la folta barba venisse attraversata dai rigagnoli della tristezza.
    «Voltati, Margot.
    Ormai rimasta senza lacrime da versare, la ragazza chiuse gli occhi ed eseguì. Nella sua mente non riusciva a non immaginare Gilles puntarsi l’arma alla tempia.
    Iniziò a desiderare ardentemente di non scordare il suo volto, i suoi abbracci, le sue risate, le loro discussioni e litigate… Avrebbe tanto voluto conservare tutto ciò nel suo cuore, per sempre.
    All’improvviso, aprì gli occhi. «Aspetta!» gridò, augurandosi di aver fatto in tempo.
    «… Margot, non abbiamo più tempo.
    Sentire la sua voce la fece rilassare. Si voltò, determinata.
    «C’è un’altra soluzione.» disse, fissandolo intensamente. «Resta qui nel passato. Possiamo vivere la nostra vita felice… insieme.» abbassò lo sguardo, imbarazzata. «Se tu sarai con me, non potrò commettere errori, non sposerò chi avrei dovuto sposare, così la discendenza di Henri si interromperà.
    «Margot, io…
    «Io ti amo, Gilles.» ebbe il coraggio di dirlo, per quanto lo trovasse imbarazzante. Lui rinunciò a proseguire la frase che aveva iniziato poco fa. «Non ne sono mai stata tanto certa quanto ora. Ormai il mio destino l’hai già modificato, mi hai permesso di conoscerti, di ascoltarti e hai lasciato che mi condizionassi in molte scelte.
    Con te ho costruito il mio castello. Di carte, d’accordo, ma ti prego di non soffiarci sopra.
    Il ragazzo abbassò la pistola, rimase in silenzio a guardarla con palpabile sconforto.
    La luce nel cielo prese la forma di un fascio.
    «Anche io credo di essermi innamorato di te, Margot.» disse poi, evitando il suo sguardo. «Però…
    «So cosa ti preoccupa.» disse lei guardandolo con convinzione. «Nessuno nel futuro potrà biasimarti per questa scelta, è semplicemente un modo alternativo per salvare il futuro che mi hai descritto come disastroso. E io prometto che non ti tradirò fino alla fine dei miei giorni.
    Tornarono a fissarsi intensamente. Chissà, forse nel futuro lui avrebbe comunque conosciuto una donna di cui si sarebbe innamorato perdutamente e con cui avrebbe condotto una vita felice senza tormentarsi per una missione da compiere.
    «Mi rendo conto di averti chiesto molto, Gilles. Non voglio costringerti all’insoddisfazione o all’infelicità. Suicidarti ora non avrebbe senso, distruggeresti sia la tua vita sia quella di chi ti ha chiesto di liberarti di Henri.» sorrise, cercando di tirare fuori tutto il suo coraggio. «Se credi che questo sia troppo rischioso, allora spara a me, ne sarò comunque felice.
    L’affievolirsi della luce lasciò intendere che Henri stava per mettere piede nel passato.
    Gilles serrò le labbra, alzò il braccio e puntò l’arma in direzione della ragazza.
    E sparò.
    Il corpo di Margot cadde a terra.
    Gilles le si avvicinò, si chinò sopra di lei e la mise supina. Aveva ancora il viso contratto dal terrore.
    Margot aprì gli occhi, ancora scossa. La corda si era spezzata.
    Gilles l’aveva liberata dall’arbusto con un proiettile.
    Lui la guardò dall’alto, sorridendo. «Mi vuoi sposare?

     
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    A me é piaciuto, non leggo molto fantascienza ( non la leggo proprio) ma mi é sembrata una trama originale.
    Unico neo : il finale, troppo scontato.
    Nell'insieme un buon racconto, bravo Show!
     
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    Racconto che mi è piaciuto molto, anche se il finale mi ha lasciata un po' perplessa
    Te lo scrivo in spoiler così non rovino la sorpresa :)

    vediamo se ho capito...
    Lui chiede a lei di sposarlo anche per evitare la nascita di Henri, giusto?
    Però non è detto che ciò avvenga, anche perché da come ho capito Henri è un discendente, non il figlio?
    Non so se mi sono spiegata o se ho capito :D
    Comunque per quanto riguarda lo stile di scrittura invece mi è piaciuto davvero tanto,l'ho trovato leggero e tenero :)
     
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    Il cavaliere tenace

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    Vi dirò la verità, io non lo trovo un buon racconto, anzi, non mi convince affatto, penso sia una basilare applicazione della traccia suggerita da Axum, senza nemmeno troppa originalità, che di solito è il mio ingrediente fortunato.
    A dirla tutta, non avevo voglia di scriverlo o di impegnarmi a ragionare su qualcosa di complesso, ero in un momento di blocco in cui volevo liberarmi d questo impegno al più presto.
    Non lo dico per giustificarmi, ma perché mi stupisce leggere che sia piaciuto per una cosa o per l'altra, non lo so, mi sembra così distante dal mio solito modo di scrivere che mi pare naturale disdegnarlo...
    Il mio obiettivo era sperimentare nell'ambito delle storie d'amore, in cui faccio spesso acqua da tutte le parti, quindi volevo creare una situazione emotiva, drammatica, peccato che però questa volta il parametro mancava e non ho potuto verificare la riuscita o meno.
    Per il resto, correttezza linguistica a parte, ho lasciato un po' tutto all'acqua di rose, per questo non mi piace e un po' mi infastidisce il non avergli dedicato le giuste attenzioni. Da qui, molto ben accette le critiche riguardo il finale, eufemismi a parte, secondo me è pessimo, concordo in pieno con quanto detto da Cuore in spoiler. Non avevo altre idee, e non avevo spazio per un incontro con il terzo personaggio.
    Comunque grazie mille per i commenti e per la lettura!
     
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    Secondo me non dovresti essere così duro con te stesso, in fondo poteva essere molto peggio. E invece, anche se dici che ti stupisce la cosa, l'ho trovato abbastanza romantico come racconto, poi fila bene. Tenendo anche conto del limite dei caratteri secondo me hai fatto un buon lavoro, tutto sommato.
    Poi se pensi che non hai dedicato a questa storia le attenzioni che meritava, secondo me nessuno ti vieta ora, a contest finito, di modificarla, ampliarla come più ti piace se ne hai voglia :D
     
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    Il cavaliere tenace

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    Di certo lo farò prima o poi, per sfizio :) vorrei esserne soddisfatto, come lo sono dei racconti delle scorse edizioni, mi basterebbe questo. Grazie per l'incoraggiamento! :D
     
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    "A trattar le persone secondo il merito, chi mai si salverebbe dalle frustate?"

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    La trama non mi pare poi così banale (anche se mi ha ricordato leggermente Sarah Connor e Kail Reese di Terminator). Il paradosso si coglie. Ma la storia andava forse narrata in un modo un po' più accattivante.
     
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  8. Liborio
     
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    Vorrei non averlo letto e invece l'ho fatto. Cercherò di non farmi influenzare.
    Ho "letto" un dover scrivere, mi sbaglio?
    Ti è andata bene però.
    Hai doti nascoste, bravo Showmaster.

    E poi apprezzo la cenere-cosparsa-sul-capo
     
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    Grazie Liborio, mi spiace se il mio auto-commento possa aver influito sulla tua visione, ma si tratta comunque di gusti personali, c'è a chi magari piace anche così, e si è visto, semplicemente non me lo vedo cucito addosso.
    Comunque ti ringrazio molto per aver letto e per il tuo commento! :)

    P.s. Sì, ho intenzione di migliorarlo, ho già provato a iniziare, ma viste come andavano le cose, per ora ho piantato lì
     
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8 replies since 6/12/2017, 20:51   115 views
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