Il rifugio dello scrittore

La valigia rossa

Dal Penna VS Penna III

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    Axum incursione...
    Questo racconto si è classificato in seconda posizione nella sfida di scrittura creativa Penna contro penna III


    La valigia rossa

    Ti svegli di soprassalto e ti siedi sul letto a gambe incrociate, scrutando il buio della camera con sguardo febbrile. Sono state le urla disperate di tua figlia a svegliarti?
    Un brivido ti passa su per la schiena, dandoti la sensazione di stare indossando vestiti fradici e ghiacciati da ore. Hai paura, io lo so.
    Mi lanci un'occhiata fulminante, poi veloce ti metti a tastare il comodino, in cerca del baby-monitor.
    Lo ritrovi per terra, spento e senza pile. Come hai fatto a scordarti di accenderlo? Proprio non ti interessa della tua bambina.
    «Certo che mi interessa di lei.» Mi rispondi freddamente, senza crederci troppo. «E comunque tu potresti anche smetterla di parlarmi, tanto so chi ti manda»
    Accendi la abat-jour sul comodino affianco al letto e improvvisamente la tua stanza viene illuminata in tutto il suo orribile squallore.
    Sbatti gli occhi un paio di volte, svegliandoti definitivamente dal tuo torpore sia fisico che mentale.
    Ti alzi dal letto lentamente infilandoti la vestaglia e poggiando i piedi sulla tua moquette, che di sicuro ha visto giorni migliori.
    Mi guardi ancora per qualche secondo e infine decidi di darmi le spalle. Ma io voglio divertirmi ancora un po' con te: osservarti non mi basta. Chi è che mi manda, secondo te?
    «È naturale!» Mi rispondi stupita «Ti hanno messo lì i servizi segreti per spiarmi e usarmi come cavia per la lettura del pensiero; ma non sono mica stupida io! Ah no! Lo so benissimo che funzioni solo da aperta, per questo ti tengo chiusa, così resti una semplicissima valigia rossa.»
    Sorridi soddisfatta di te stessa e della risposta assurda che mi hai dato. Non puoi crederci davvero. Non puoi essere così stupida, così ottusa da pensare una cosa del genere. Oppure sì?
    Rido. Le tue ora labbra si contraggono in una smorfia di disgusto. La tua sicurezza vacilla e sento chiaramente il battito del tuo cuore accelerare. Chiudi gli occhi e ti porti le mani sulle orecchie, ti accovacci su te stessa, e nascondi la testa fra le ginocchia. La mia risata ti impaurisce, mi fa piacere saperlo. Adoro stuzzicarti.
    Sciocco ammasso di ossa e carne ... Quali servizi segreti? Sei stata proprio tu a comprarmi tre giorni fa, pensando che fossi un ottimo acquisto perché rigida e resistente. Se non te lo ricordi, oltre a essere pazza, hai pure problemi di memoria, mia cara...
    Ti schiarisci la voce e scuoti la testa, riprendendoti in fretta da quel breve attacco d'ansia. Mi rivolgi uno sguardo gelido ed esci dalla stanza.
    «Sì sì, intanto tu parla eh … »
    Non mi credi, lo so. Ma è andata così, davvero. Tre giorni fa mi hai acquistato, mi hai portata a casa e mi hai lasciato in questo angolo puzzolente d'allora. Non è stato molto carino sai? La moquette è fredda e sporca di Dio solo sa cosa. Poi è piena di bruciature di sigarette … E riguardo a quello che ieri mi hai infilato nella pancia… Non è che non apprezzi i doni e le cose gratis, però…
    Interrompo il mio parlare solo perché mi accorgo che tu non mi stai dando minimamente retta. Anzi, hai addirittura cambiato stanza e ti sei diretta nella cameretta della piccola. Anche se ti sei messa lì nell’angolo per non farti vedere, lo so dove sei. La tua immagine riflessa nello specchio sopra la culla della bimba mi arriva chiara e inespressiva.
    Fissi il fagottino che riposa all’interno della culla con sguardo spento, quasi annoiato.
    All’improvviso sul tuo viso si dipinge un’espressione di stupore, come se ti avessero svegliato da un lungo sonno con una secchiata di acqua gelida. Ti porti le mani alle orecchie, chiudi gli occhi e stringi i denti.
    «Non piangere piccola. Non piangere!»
    Stai cercando di rassicurare la bambina, ma da qui le tue parole di conforto suonano più come una minaccia.
    Nervosa lasci la stanza di tua figlia e attraversi il breve corridoio lanciando occhiate qua e là. Ti sento andare in cucina, spostare qualche pentola e poi dirigerti in bagno.
    C’è qualcosa che non va, mia cara? Stai facendo un gran baccano, verranno a dirti qualcosa se non la smetti.
    «Stai zitta, ma quanto parli?» Mi dici esasperata rientrando in camera da letto con passo svelto. Ti guardi intorno, ti chini e cerchi qualcosa sotto al letto, che non trovi.
    «Ha perso di nuovo la bambola, per questo strilla come un'aquila.» Mi dici chinandoti vicino a me per controllare i cassetti del comodino alla mia destra.
    La bambola dici? Non ho visto molto bene, ma quello che ieri hai cacciato a forza dentro il mio stomaco potrebbe sembrare proprio una bambola. Magari è quella che cerchi… Perchè non dai un’occhiata?
    Ti volti verso di me fissandomi. Le tue mani indugiano un secondo sfiorando la mia cerniera. Sembri quasi avere paura di me, eppure non mordo, lo sai bene. Dico solo che forse la tua bimba smetterebbe di piangere se le restituissi la bambola che mi hai affidato, per non so quale motivo. E poi faresti un favore pure a me, è così sporca che mi fa un po’ orrore tenermela addosso, quindi te la restituisco volentieri.
    Con sguardo deciso cominci ad aprire la cerniera, ma ti blocchi quasi subito. Ti osservi le mani e cominci a gridare spaventata, allontanandoti il più possibile da me, mettendoti con le spalle al muro. Scuoti la testa e inizi a piangere istericamente incassando la testa fra le gambe raccolte al petto.
    Proprio non capisco cosa stia succedendo, non ti ho fatto niente. Ho solo detto che potresti controllare se la bambola ce l’ho io. Tutto qui.
    Silenzio. Il tuo pianto si affievolisce sempre di più, fino a scomparire. Alzi la testa lentamente e mi guardi attraverso qualche ciuffo di capelli biondi bagnato dalle lacrime. È uno sguardo di ghiaccio, mi spaventerebbe, se fossi capace di provare emozioni.
    Pian piano ti alzi in piedi, stringendo lungo i fianchi i pugni così forte da lasciarti quasi il segno. Stai tremando, non più dalla paura, ma dalla rabbia.
    Ti chini, chiudi definitivamente la mia cerniera e mi sollevi sopra la tua testa. Con un urlo agghiacciante e disperato mi scaraventi dall'altra parte della stanza.
    Sbatto contro il muro e sento un rumore sordo: deve essersi sicuramente rotto qualcosa qui dentro. Evidentemente non era così importante.
    «Credi davvero che sono così stupida da cascarci?! Lo so cosa vuoi, ma io non ti apro, non ti libero! I pensieri sono miei e basta e rimarranno nella mia testa!»
    Ti sistemi in un attimo i capelli e respiri profondamente, cercando di calmarti.
    Mi lasci a terra vicino in questa posizione scomoda e ti precipiti a consolare la piccoletta, cullandola nervosamente. Continui a guardarti intorno, mentre ti chiedi, imprecando, dove possa essere finita quella maledetta bambola.
    Rientri in camera continuando a dondolare le braccia, con un cenno di sorriso. A quanto pare sei riuscita a calmarla. Adagi il fagottino sul tuo letto e le rimbocchi le coperte. Decidi che è meglio farla dormire nel lettone, starà più comoda.
    Ti siedi accanto a lei e la osservi. Le sfiori i capelli neri, con disprezzo malcelato.
    « Adoro vederla dormire» dici seria. Lo sguardo che le stai rivolgendo è privo di una qualsiasi emozione. Perso in vecchi ricordi che profumano di salsedine.
    A cosa stai pensando?
    Improvvisamente ritorni con la mente ad un anno fa; a quando per la prima volta quell’uomo decise di rivolgerti la parola, anche se eri una semplice ed umile cameriera.
    La sua voce dolce e allo stesso tempo strafottente riecheggia nella tua mente aprendo vecchie ferite.
    «A che ora finisci il turno?» ti aveva detto a bassa voce, rivolgendoti un sorriso. Non hai risposto, e seria hai continuato a prendere le ordinazioni. Dentro di te, però, eri lacerata tra la voglia matta di fare qualcosa di stupido e seguire quell’avvenente sconosciuto, e la paura che la gente lì fuori potesse considerarti matta perché ti capitava spesso di sentire voci inesistenti.
    Quella sera, finito il turno, hai trovato il ragazzo seduto fuori dal locale, intento a fumarsi una sigaretta, con gli occhi nocciola che fissavano la luna. Il tuo cuore mancò un colpo. Era lì per te. Ne eri certa.
    Lanciò via la sigaretta e si alzò in piedi, tendendo la mano verso di te, invitandoti con lo sguardo in posti sconosciuti.
    «Mi hai fatto aspettare tanto, sai?» disse con una punta di rimprovero.
    «Io non te l’ho chiesto»
    Rise divertito e ti prese per mano, portandoti via.
    Ti condusse in riva al mare, a guardare le stelle. Ricordi ancora i suoi occhi brillare di una luce particolare quando ti guardava, la stessa luce della luna che quella sera gli illuminava il volto sorridente.
    La sua pelle profumava di fiori d’arancio e i suoi capelli neri e riccioluti, mossi dalla leggera brezza marina, ti davano un senso di libertà mai provato prima.
    Passaste tutta la notte a parlare e a ridere per qualsiasi cosa, mentre i vostri corpi, quasi inconsciamente, si avvicinavano l’uno all’altro sempre di più.
    Quando ormai eri talmente vicina da poter sentire il suo respiro sulla guancia, il giovane ti baciò incrociando le sue dita con le tue.
    Te lo ricordi come se fosse stato ieri: quel giorno i vostri cuori si sono uniti e la passione vi ha travolto tanto velocemente da lasciarti senza fiato. Ma così come il fuoco incontrollato di un incendio brucia senza lasciare nient'altro che ceneri, anche il vostro amore, una volta consumato è rimasto lì, immobile. Carbonizzato.
    Stai pensando ancora al padre di lei, vero?
    «Stai zitta, non parlare. Non sai proprio niente di lui.» Mi rispondi con rabbia e la tua voce trema. Col pensiero ritorni a quel freddo giorno d’inverno. Avevi appena scoperto di essere incinta ed eri al settimo cielo… ma lui no. Ti ha lasciato in mezzo a quella strada e non si è più fatto vedere. Non è così? Non piangere, non ce n’è bisogno. Tanto lo sai che è colpa tua, avresti dovuto sapere che sarebbe finita così; del resto non ha mai sopportato i tuoi deliri e le voci che tu sola senti.
    «Smettila di parlare, smettila o ti butto dalla finestra!»
    La tua voce è rotta dal pianto e i tuoi occhi sono rossi. Quell’uomo non ti ha mai trattata con rispetto e non ti ha mai amata, lo capisco. Ma so che non è per questo che sei disperata. Oh no… no di certo. Tu sei arrabbiata più con te stessa per aver dato alla luce una bambina che non ami, perché ti ricorda troppo lui. È inutile che scuoti la testa, io so la verità, io so tutto di te.
    Sbianchi. Ti avvicini a me e tenti di sollevarmi, ma sei troppo debole e spaventata. Esplodi in un pianto isterico, raggomitolata su te stessa, a terra. Eppure si risolverebbe tutto se solo ti decidessi a guardare al mio interno. Sono certa che tutti i tuoi problemi sparirebbero all’istante.
    Mormori qualcosa tra le lacrime che non riesco a capire. Tiri su col naso e ti asciughi gli occhi col dorso della mano. Continui a farfugliare la stessa cosa mentre ti alzi e ti avvicini al telefono.
    «Devo chiamare Ilaria… Devo chiamare Ilaria...» Componi un numero e attendi impaziente, picchiettando i tavolo con le dita. Guardi l’orologio appeso al muro e ti agiti maggiormente. Sei in ritardo.
    «Cooperativa Sociale “Il Falchetto”. Pronto?»
    «Ilaria … Bimba … » dici nervosamente. Sembra improvvisamente che tu non sappia più parlare. La voce della ragazza è squillante e fastidiosa. Ti dice che arriverà da te tra venti minuti e che non devi preoccuparti, perché ha le chiavi.
    Sospiri sollevata. Vai in bagno, ti lavi e ti vesti di fretta. Prendi le chiavi sullo scaffale del corridoio vicino alla porta ed esci.
    Non passano nemmeno trenta secondi che rientri e mi porti con te.
    «Preferisco tenerti d’occhio...» Mi dici trascinandomi giù per le scale, facendo un gran baccano.
    Per strada noti che la gente ti guarda storto e si copre il naso. Ma tu fingi di non vederli e sali in metropolitana, cercando un posto libero.
    La gente intorno a te continua a fissarti e a storcere il naso. Parlottano fra loro. Ti stanno chiamando “assassina”? Come osano…
    Il tuo cellulare squilla. È Ilaria.
    «Alessia, la piccola non è nella sua culla! C’è solo la sua bambola sul tuo letto. E in camera tua … Oh mio Dio… cos’è tutto questo sangue sulla moquette? Alessia cosa è successo? Alessia?»
    Ma tu non rispondi. Intorno a te senti mille voci che gridano e che ti insultano. Ti stanno accerchiando guardandoti con odio.
    “Assassina! Assassina!” gridano senza pietà. Ti porti le mani alle orecchie, ma le grida diventano solo più forti.
    «Non è vero, non è vero! Non sono un’assassina, non ho fatto nulla, nulla!» Cerchi di sovrastare le voci, ma non ci riesci. Cerchi di gridare ancora più forte: qualcuno dovrà pur sentirti? L’uomo di fronte a te ti fissa in maniera strana, quasi preoccupato. Sta avendo pietà di te? Oppure è spaventato? Non riesci a capirlo.
    Cominci a tremare e ti dondoli sul posto per calmarti.
    «Assassina… assassina… io...»
    Ti blocchi con gli occhi spalancati e le mani sulle orecchie. Delle immagini e dei suoni ti tornano alla mente: il baby monitor che cade, le urla ti tua figlia e lo spigolo del comodino…
    Ti volti verso di me fissandomi nuovamente con orrore e con le lacrime agli occhi.
    Alessia...
    «No … »
    Alessia, penso proprio sia ora che tu dia un’occhiata al mio contenuto...

    Edited by Axum - 10/12/2017, 18:58
     
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    "A trattar le persone secondo il merito, chi mai si salverebbe dalle frustate?"

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    D'ora in poi, quando penserò a come possano svilupparsi i pensieri e le azioni di una persona disturbata, mi ricorderò di questo tuo racconto. Veramente originale, macabro e al tempo stesso (passami il termine e vedilo in senso lato) "realistico". Brava!
     
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    Il cavaliere tenace

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    Una cameretta perennemente disordinata.

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    Eccolo, il mio racconto preferito!
    Ora posso dirlo apertamente, avevo scommesso sulla vittoria di questo racconto e sono soddisfatto che comunque ci sia andato molto vicino!
    Il punto di vista di narrazione è originalissimo, anzi, forse è un eufemismo. L'idea è talmente geniale che secondo me è in grado di far passare inosservati altri eventuali errori, che io per l'appunto non ho saputo notare, ero troppo preso da quanto interessante fosse la storia.
    Hai saputo mostrare la pazzia in modo molto funzionale, a cavallo tra il comico e il macabro.
    Non so cos'altro dire, penso che vada semplicemente letto. :)
    Di nuovo congratulazioni!
     
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    Caspita ragazzi, grazie!
    In realtà questo racconto, non so perché, non mi entusiasma molto, noto molte imperfezioni che potevano essere evitate e un senso di "cose affrettate" che non mi convince.
    Però sono davvero molto contenta che a voi sia piaciuta, mi rende orgogliosa, e anche molto imbarazzata! Non sono abituata a ricevere complimenti così positivi :wub:
    Grazie ancora :fioribianchi:
     
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    "A trattar le persone secondo il merito, chi mai si salverebbe dalle frustate?"

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    Tutto è migliorabile nella vita, ma quello che tu definisci "affrettato", riferito alla velocità e confusione di pensiero di una persona disturbata, può essere un punto in più.
     
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    Posso dire che é anche il mio preferito. Un crescendo di angoscia e orrore che prende lo stomaco. Infatti non conoscendo il tuo stile, ero convinta fosse di EmmeTi (credimi: è un complimento ;)
    Complimenti Cuore :)
     
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    @Kishu: Forse hai ragione :)
    @Trammy: grazie Tramontana! Lo prendo certamente come un complimento! Sono contenta che ti abbia coinvolto così tanto :D Anche il tuo racconto mi è piaciuto, nemmeno io ti ho riconosciuta però :P Mi sa che non leggo abbastanza su questo forum. Rimedierò presto :D
     
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    Ne parlavo nel thread della sfida, perché ho provato brividi, ho visto immagini come appartenessero a un film, ma qui ho sentito anche gli odori, i sapori, il tatto, l'ansia che si taglia a fette, la tensione introspettiva in un narrato scattante e stracolmo di archetipi collettivi, come la maternità, il rimorso, l'inedia degli sconfitti, lo strazio di chi lotta contro il nemico più temibile: sé stesso, scambiandolo per il "mondo" e le circostanze ambientali.

    Originalità, sì: è la parola d'ordine per questo racconto attanagliante, mozzafiato, che ti mette in apnea con un narratore onnisciente focalizzato all'interno, come si fa con gli stalker telefonici, coi fantasmi e con gli aguzzini che ti controllano tramite telecamere nascoste.
    Focalizzato all'interno, dicevo... Più all'interno di così non si può, perché quell'interno è la testa. :gioia:

    Strabiliante l'astuzia dell'assenza corsivo - o altri segni - per non delimitare la valigia, e dunque la suddivisione con caporali quando parla la persona fisica, personaggio e narrante in simultanea.

    Non so se conosci, ma c'è molto di itchcocchiano in questo racconto. E nessuno è mai davvero riuscito a replicare l'immenso Alfred Hitchcock, che ha fatto scuola dopo aver rivoluzionato il Giallo e partorendo lo psyco-thriller shocker cinematografico.
    Be', qui la valigia è mamma Bates di Norman, in Psyco. L'assassino inconsapevole litiga con la coscienza, anche qui, ma il bello è che si capisce piano piano, riga dopo riga, in una meravigliosa "spizzicata" da poker.
     
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  9. EmmeTi
     
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    Davvero molto bello!
    La scelta della prima persona e dei dialoghi immersi nel narrato trasmettono quella confusione e frenesia che caratterizzano la protagonista stessa. Il tutto è un crescendo ben costruito, che ti lascia presagire, ad un tratto (quando sembra che la bambina abbia smesso di piangere) il macabro evento, ma ti spinge a proseguire con la lettura per capire se ciò che hai intuito sia realmente accaduto.
    Concordo con Axum quando dice che c'è molto di itchcocchiano: la valigia, in realtà, parla ed è viva nella testa della malcapitata, proprio come in Psycho la madre di Anthony Perkins vive, si infuria, lo maltratta e difende nella testa di Perkins stesso. Dunque la loro follia si esplica attraverso i loro "alter ego" e li induce a sfogare la violenza omicida che covano (ma qui ci sarebbe da parlarne per giorni).
    Nel frattempo, complimenti! :)

    P.S. Grazie a Tramontana per aver pensato che il brano fosse mio, mi hai fatto davvero un enorme complimento! :)
     
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  10.  
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    @Axum e EmmeTi: non so che dire, se non "davvero grazie mille!" Mai avrei pensato che questo racconto potesse suscitare così tante emozioni, mi fate sentire così orgogliosa e, come ogni volta che ricevo dei complimenti, sono anche un po' imbarazzata.
    Purtroppo di Hitchcock no ho mai visto niente, ma conosco almeno di nome alcuni film. Effettivamente dovrei guardarmene qualcuno :)
     
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  11. Svyat
     
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    Cuore, sono piacevolmente sorpreso! Scrivi molto bene. Non capisco perché così raramente, però. :D
    Crei delle immagini molto, ma MOLTO nitide. Lodevole la riuscita di entrare dentro la testa del tuo personaggio. Sono serio, sei una trovata per gli amanti del genere. :clap2:

    Se mi permetti, di seguito ti scrivo dei miei (personalissimi, tutt'altro che professionali, stra-soggettivi) consigli:

    "Un brivido ti passa su per la schiena, dandoti la sensazione di stare indossando vestiti fradici e ghiacciati da ore." qui vedrei meglio "star" troncato, mi suona meglio. Quel "da ore" a cosa é riferito? Secondo me un vestito o é fradicio o é ghiacciato. Poi se un vestito é ghiacciato più di così non si raffredda. Anche perché ad una certa temperatura procurerebbe una ustione e non più un brivido.

    "Lo ritrovi per terra, spento e senza pile. Come hai fatto a scordarti di accenderlo? ritrovi per terra, spento e senza pile. Come hai fatto a scordarti di accenderlo?" qui basterebbe "spento". Se vuoi, per dare un tocco di misteriosita in più, come penso che avresti voluto fare, potresti scrivere in questo modo: "Lo ritrovi per terra, spento. Come hai fatto a scordarti di accenderlo? Afferrandolo ti rendi conto che é troppo leggero. Le pile erano sparite. Non ti torna qualcosa?"

    "Certo che mi interessa di lei.» Mi rispondi freddamente, senza crederci troppo." qui secondo me sarebbe meglio specificare "in cosa" credeva. Tipo: "...credere troppo alle sue parole."

    "tanto so chi ti manda»" manca un punto. :D

    "Sbatti gli occhi un paio di volte" le risate che mi sono fatto qui :schianto: . "sullo spigolo del comò" magari! Penso che intendevi le "palpebre".

    "Chi è che mi manda, secondo te?" arrivato a questo punto, comincio a pensare che farebbe bene evidenziare le repliche della narratrice che si confondono col suo narrare. Da valutare...

    "Le tue ora labbra si contraggono in una smorfia di disgusto." avrei messo "ora" all'inizio.

    "Non mi credi, lo so. Ma è andata così, davvero. Tre giorni fa mi hai acquistato," é UNA valigia quindi va "acquistatA". Anche "lasciatA".

    "Pian piano ti alzi in piedi, stringendo lungo i fianchi i pugni così forte da lasciarti quasi il segno." segno dove? Specificherei.

    "Oh no… no di certo." qui mi suona meglio "...noN di certo" ma non ti so spiegare il perché. :P

    "Eppure si risolverebbe tutto se solo ti decidessi a guardare al mio interno." qui mi suona meglio "... di guardare" il perché altresì non so.

    "Mormori qualcosa tra le lacrime che non riesco a capire." qui sembra che non riesci a capire il senso delle sue lacrime ma lo capisci benissimo. Avrei invertito le parti così: "Mormori qualcosa, non riesco a capire tra le lacrime." Forse meglio: "... in mezzo a tutto quel chiasso che fai piangendo" o qualcosa di simile. Le lacrime, in sé, non fanno rumore e non ostruiscono le vie respiratorie.

    "Componi un numero e attendi impaziente, picchiettando i tavolo con le dita." così crei un'immagine un po' insolita per un lettore. Non so se era un effetto voluto. Io comunque avrei scritto "... sul tavolo..."

    "Delle immagini e dei suoni ti tornano alla mente: il baby monitor che cade, le urla ti tua figlia e lo spigolo del comodino…" un refuso, attenta.

    Scritto questo, ti dirò che SEI BRAVISSIMA! Non ho Mai letto niente di simile. Cerco di stare alla larga da questo genere. Perciò aspetto presto un tuo racconto più vivace, più allegro, più spensierato. Ho davvero provato un angoscia a leggere. Perciò mi terrò alla larga dai tuoi horror. :P
     
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    Grazie mille Svyat per l'attenta analisi! Hai trovato cose che io mi ero persa, metterò a posto!
    Ti ringrazio anche per i gentilissimi complimenti :tmd:
    Ti prometto che scriverò cose più allegre :D Mi spiace averti angosciato, anche se vuol dire che la storia ha funzionato bene :P
     
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  13. Esterella
     
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    Molto interessante questo racconto, misterioso quanto basta, angosciante e nello stesso tempo invitante a proseguire la lettura. Brava davvero. :clap:
     
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  14. FraScribit^Frau
     
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    Mi piace, molto scorrevole. Brava :)
    Un pulp (mi fa pensare a questo genere) dove freschezza e angoscia si sposano bene!
    Ho notato qualche incongruenza nei tempi verbali, ma nessun intralcio per la lettura. ;)
     
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    Madadayo!

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    E' un piccolo capolavoro.

    Che altro dire?

    Non avrei mai pensato che la "tenera"
    Cuorediluce fosse capace di creare delle atmosfere
    del genere.

    E' evidente che anche tu abbia, da qualche parte
    nella tua mente, una valigia rossa capace di partorire
    un simile thriller-horror psicologico.

    Dovresti aprirla più spesso e tirarne fuori molti altri
    racconti come questo.
     
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