Il rifugio dello scrittore

Chi ben comincia...

INCIPIT 3

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    "A trattar le persone secondo il merito, chi mai si salverebbe dalle frustate?"

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    L'allegro vociare degli studenti si spense rispettosamente non appena il professor Pinkerton mise piede nell'aula. Sorridente come al solito, l'insegnante posò la borsa sulla cattedra e poi si rivolse ai ragazzi:
    -Oggi faremo una lezione un po' particolare...
     
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    “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.” Albert Einstein

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    @KISHUSEIKO

    c'hai preso gusto, vedo!
    Ma il dettare incipt non ti esimera dal parteciparvi!


    troppo comodo


    Edited by stonestein - 17/11/2017, 11:37
     
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    Aspetto le vostre proposte :B):
     
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    Ooooh questa del professore mi ispira assai! Ho già una idea, che peraltro
    si basa (in parte) su un episodio realmente accaduto XD
     
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    Molto bello l'incipit Kish, ma... un prof. Rossi o Ferrari, no...? Vabbe' mi rassegnero' alla sudditanza anglofona.... ;)
     
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    Amalasunta, in tv ho sentito l'aria della madame Butterfly e mi è venuto da mettere quel nome :D
     
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    Pinkerton era anche il nome della celebre agenzia investigativa
    americana.

    Della serie che quel prof riesce a sgamarti sempre eh eh.
     
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    Questa volta ho superato me stesso in quanto a schifezza


    L'allegro vociare degli studenti si spense rispettosamente non appena il professor Pinkerton mise piede nell'aula. Sorridente come al solito, l'insegnante posò la borsa sulla cattedra e poi si rivolse ai ragazzi:
    «Oggi faremo una lezione un po' particolare...»
    Pinkerton non era nuovo ad uscite del genere; nel silenzio calato come gelo, aleggiava quasi palpabile, dello sgomento misto a curiosità. Lo sapevano bene i ragazzi che non c’era d’aspettarsi nulla di buono.
    «Come dicevo, oggi faremo…»
    Gli piaceva quella sensazione di onnipotenza, ogni qualvolta dall’alto della sua cattedra, li scrutava timorosi mimetizzarsi tra i banchi come camaleonti, prendendo sembianze e colori dell’arredo scolastico.
    Tronfio, sullo scranno della sua saccenteria, scrutava con occhietti strizzati dietro spesse lenti, l’effetto delle sue parole.
    Anche l’entrata improvvisa e teatrale aveva avuto la sua parte.
    Come gli piaceva entrare con passo fermo, scandendone il ritmo bellicoso al pari di una marcia militare.
    Come gli piaceva esser chiamato professore! Lo riempiva d’orgoglio: compensava il suo aspetto fisico, piccolo, goffo, testa sproporzionata, pochi capelli e denti uno si e due no.
    Fin da piccolo, inteso come età perché come statura lo era ancora adesso, veniva deriso, prima dai compagni di giochi, poi di classe e poi dalle donne.
    Sembrava che la natura avesse voluto vendicarsi dell’uomo proprio su di lui: un concentrato di bruttezza.
    «Allora, oggi faremo…»
    Li scrutava mentre un tramestio tradiva l’ansia degli alunni.
    Specialmente l’alunno Smith.
    Lo odiava.
    Alto, bello, sempre conteso dalle alunne.
    Anche intelligente: non riusciva mai a sputtanarlo di fronte ai suoi compagni. Sapeva sempre tutto, il presuntuoso.
    «Ma primo o poi ti becco impreparato, e allora…» pensò in prede alla collera.
    Nel frattempo gli alunni, seminascosti dai banchi, gesticolavano tra loro, ben attenti a non farsi vedere.
    Mimavano in tutto e per tutto il prof.
    Dita che si infilavano nel naso roteando a più non posso.
    E più ravanavano, e più sghignazzavano.
    Per sua disgrazia, Pinkerton aveva anche il setto nasale deviato, e questo gli causava una fastidiosa otturazione respiratoria, curabile unicamente con una rimozione meccanica del muco eccedente divenuto secco.
    In parole povere, il disgraziato, doveva sturare le vie respiratorie con le unghie delle dita.
    Il guaio era che la cosa avveniva ormai automaticamente, per cui si ritrovava a compiere tale atto inconsapevolmente davanti a tutti, alunni compresi.
    Non per nulla, venne soprannominato lo “scapperone!”
    Quello che terrorizzava gli studenti, non era il pericolo di essere interrogati o l’argomento nuovo che voleva trattare, ma era la paura di essere chiamati al suo cospetto ed essere in qualche modo toccati da quelle dita pregne del suo muco non sempre secco.
    Anche il solo maneggiare i loro quaderni trasmetteva loro uno stato di schifosa angoscia.
    «Allora oggi, per vostra fortuna, parleremo di…un argomento a vostra scelta!»
    A quelle parole, la mimica delle dita nel naso prese a vorticare furiosamente, e a stento trattennero le risa.
    Pinkerton proseguì non curante dell’agitazione, imputandolo al timore che avevano di lui.
    «Signor Smith,si faccia avanti e ci eruditi del suo saccente sapere…»
    «Si professore, parlerò di solidi geometrici, esattamente delle sfere…»
    Sorpreso, Pinkerton gli domandò: «come mai proprio sfere? Come le è venuto in mente?»
    E Smith: «Grazie a lei!»
    «A me?»
    «Si professore, colpa della sua abitudine di arrotolare con le dita quello che asporta dal suo naso, e dopo averne fatto delle sferette le catapulta come biglie in tutta l’aula!»
     
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    Aahah Stone! Fa effettivamente schifo ma non nel senso della qualità del racconto XD
    Starebbe benissimo in uno di quei libri per teenagers che mi capitava di leggere tempo fa.
    Comunque ecco il mio contributo.


    L’allegro vociare degli studenti si spense rispettosamente non appena il Prof. Pinkerton mise piede nell’aula.
    Sorridente come al solito, l’insegnante posò la borsa sulla cattedra e poi si rivolse ai ragazzi:

    <<oggi faremo una lezione un po’ particolare…>>

    Il Professor Pinkerton si aggiustò gli occhiali sul naso adunco e scrutò gli alunni sull’orizzonte delle sue lenti bifocali. Sguardi di sollievo per una verifica mancata, di curiosità per un annuncio diverso dal solito, di disorientamento per la rottura della routine scolastica. E poi paura per quello che il malefico Pinkerton, poliedrico docente di economia, potesse avere in serbo per loro.

    <<desidero che scegliate uno tra voi. Egli sarà quindi sottoposto ad interrogazione…>>

    Le sue parole scatenarono un brusio concitato.

    <<non ho finito, di grazia. Il resto della classe aiuterà il prescelto nella sua preparazione con ausilii al ripasso, preparazione di note e…suggerimenti durante la prova stessa.>>

    Gli occhi degli studenti si spalancarono, e ruotarono di vari gradi per incrociarsi fra loro.

    <<avete un’ora di tempo perciò, al lavoro!>>

    Il Professor Pinkerton passò il resto di quell’ora compiacendosi della laboriosità dei propri discenti e sfogliano l’ultimo numero del suo quotidiano favorito.

    <<mhh l’industria manifatturiera ancora in ribasso. Ovvio se insistono a voler produrre solo radioline, tostapane e cellulari. Mai visto andare in crisi chi produce bombe, fucili e missili? Tch tch…>> commentò sottovoce.

    <<il tempo è scaduto. Dunque, chi avete scelto?>>

    Un ragazzo occhialuto e tremante si fece avanti e si sedette sulla sedia, sistemandosi sulle ginocchia il faldone amorevolmente preparato dai suoi compagni.

    <<molto bene Signor Stukov. Saprebbe riferire al sottoscritto e alla corte, pardon, al resto della classe che cosa si intende con l’acronimo inglese ROI?>>

    Il giovane Stukov sbiancò come un termosifone di porcellana. Il Professore concluse che doveva trattarsi del freddo, del resto era pieno Gennaio.

    <<ro…Roy….>>

    <<roi Mr. Stukov, ROI. Suvvia. Lei sa di sapere.>>

    Le vibrazioni delle sue gambe arrivarono ad un punto tale da far cadere a terra il plico.

    <<signor Stukov perché questo spettacolo deplorevole? Eppure lei sa che può chiedere suggerimenti al resto della platea in qualsiasi momento!>>

    Una mano si alzò.

    <<la parola alla difesa, dunque. Missis Steiner, prego.>>

    <<l’acronimo ROI sta per “Return of Investment”, ritorno dell’investimento>>

    <<esattamente! Su signor Stukov si segga nuovamente e compia i dovuti preparativi per la domanda successiva.>>

    Il resto dell’interrogazione filò liscio come una palla da curling sul burro. Quando il giovane Stukov non ricordava qualcosa un altro dei suoi compagni, tipicamente la Signorina Steiner, era pronta ad accorrere in suo aiuto.

    <<ottimo Signor Stukov, assolutamente più che accettabile. Direi che alla luce della sua eccellente performance mi sentirei di assegnarle il massimo dei voti.>> concluse il Professor Pinkerton, facendo eco alla soddisfazione del suo alunno.

    <<e visto che anche il resto della classe ha partecipato alla sua preparazione, mi vedo di assegnare al resto della classe una F - - - ->> aggiunse lisciandosi i baffi.

    L’annunciò scatenò un coro di feroci proteste, di cui Miss Steiner si fece presto portavoce:

    <<ma Professore!! Siamo noi che abbiamo fatto tutto il lavoro e gli abbiamo suggerito ogni risposta! Perché dovremmo avere un voto inferiore al suo che ha fatto meno di noi?!>>

    Il docente scosse la testa: <<mi delude Miss Steiner. Credevo che avesse già colto il succo della lezione.>>

    <<e quale sarebbe?>>

    <<come funziona il Capitalismo, Miss Steiner. Una lezione che ognuno di voi dovrà apprendere una volta uscito da qui.>>
     
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    Xarthin
    contrariamente a me, sei riuscito a dare una bella morale
    bello.
    Si legge in un fiato.
     
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    Nah pure il tuo racconto è niente male. Peraltro non
    è sempre necessaria una morale affinché una storia sia
    valida, a differenza di ciò che pensavano ai tempi della
    regina Vittoria.
     
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    Dopo leggo i vostri pezzi.
    Aspetto che proponiate anche voi degli incipit. Non ho l'esclusiva :D
     
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    Ci sto pensando... appena ho l'idea giusta la propongo.
     
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    "A trattar le persone secondo il merito, chi mai si salverebbe dalle frustate?"

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    Stone, che schifo! Hai davvero concentrato i peggiori difetti in quel professore
    Bella prova, Xarthin. Ti voglio presente al prossimo Penna contro Penna :D
     
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    Ci sarò Kishu, e grazie per l'apprezzamento che per
    una matricola completa come me significa molto.
     
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