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Giulia Glorani.
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Non era raro vedere Silvia attraverso le vetrine di quel caffè, vicino a Piccadilly Circus. Non le piaceva mettersi in mostra, così sceglieva sempre quel posto nell'angolo a destra, o quell'altro accanto al muro, con le poltroncine imbottite. Tutto, purchè fosse lontano dalla vista di occhi indiscreti o almeno, così le piaceva pensare. Eh sì, perchè dalla strada la si poteva vedere eccome, Silvia, dolcemente appallottolata nel suo maglione cachi a collo alto, con le maniche stropicciate fino a coprirle le nocche.
Ancora meno raro era che la si vedesse stringere tra le mani uno spesso volume di carta ingiallita, e per il tempo e per colpa di qualche tazza di tè di troppo, versatagli addosso in un momento di frenesia da scrittura.
Si può quasi dire che Silvia fosse parte dell'arredamento vintage di quel caffè, non troppo pubblicizzato, non troppo famoso, non troppo frequentato...un po' come lei. A tratti la potevi vedere confondersi con quanto la circondava.
Il legno chiaro del pavimento andava a braccetto con il colore del suo incarnato, pallido e luminoso come la luna piena d'inverno. Allo stesso modo, il connubio delle pareti color mattone intenso e le sue labbra, costruivano sinfonie mai eseguite prima. Così come, d'altronde, la luce fioca che si rifletteva sui suoi lunghi capelli biondi, morbidamente legati a treccia, a scivolare sulla spalla sinistra.
Forse quel locale era addirittura diventato più bello da quando Silvia lo frequentava, pensò Carlo, che del The Writer's Coffee era il barista. Amava il suo lavoro, si sapeva, ma riusciva a farlo ancora di più quando gli capitavano clienti come lei. Non era una questione di estetica, bensì di luce, di quell'aurea intensa e palpabile che gli occhi di Silvia emanavano, delle espressioni del suo volto, del modo nel quale la bocca le si arricciava, quando sorrideva. Probabilmente se ne era innamorato al primo sguardo, quando quel giorno, intento ad osservare quel piccolo e simpatico neo che aveva a lato della bocca, le rovesciò il tè bollente sul taccuino.
Si era subito scusato, mortificato e dannatamente costernato per l'accaduto e gliene aveva preparato un altro, con la goffaggine che lo contraddistingueva quando era emozionato. Ma sorprendentemente, Silvia era impassibile, non si era scomposta se non il tempo necessario ad indossare il suo sorriso più bello.
"Non ti preoccupare..." - sussurrò dolcemente, con labbra che sapevano di rosa.
"A me capita praticamente tutti i giorni, ma se possibile, tutto questo tè appiccicoso, che incolla le pagine del mio taccuino, gli ha conferito, negli anni, ancora più valore. Ricordo ogni goccia che ho spanto su di esse, così come le emozioni che ho provato, durante quelle giornate."
Carlo sorrise, non si aspettava di certo una risposta così singolare, unica nel suo genere.
"Guardando questa macchia scura, datata 17 gennaio 2006, mi ricorderò della prima volta che sono entrata in questo locale, mentre stavo scrivendo una poesia ispirata ad un senzatetto che avevo incontrato poco prima. Mi ricorderò del barista di quel locale, ch'aveva l'onestà dipinta negli occhi, così come la dolcezza assopita nel cuore. E respirerò il profumo di quel tè nero bollente, con latte caldo aromatizzato alla cannella, che ho bevuto per la prima volta ed a cui non ho più saputo rinunciare."
Carlo era incredulo, di fronte a lei: la bocca spalancata, quasi a voler raccogliere tutti i moscerini di una serata estiva, i palmi delle mani appoggiati al bancone e lo sguardo sognante.
Silvia aveva inconsciamente, quel giorno, inziato a scrivere la prima pagina della loro lunga vita assieme, su di quel taccuino così sporco e vissuto, un po' come le piaceva viversi la vita: a pieno, selvaggiamente, senza regole nè costrizione alcuna.
E Carlo, messe da parte timidezza e goffaggine, le aveva strappato delicatamente quello stesso taccuino dalle mani, impaziente di poter scrivere il suo, personalissimo, finale.
Quella non era più soltanto la storia di Silvia, nè quella di Carlo o del The Writer's Coffee.
Quella era diventata la LORO storia.
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Un modo veramente bello e romantico di descrivere come a volte, quasi come fosse predestinato, nasce un amore! E non dirmi che anche in questo racconto non ci sono grandi spunti di poesia:
Sarebbe presuntuoso intitolarla " A Silvia "
ma...
Il viso sognante
sopra un libro ingiallito,
negli occhi la luce
e dipinto sul viso
un biondo sorriso
riflesso nel tè.
Leggerti e sognare è un tutt'uno!
PS:CITAZIONEversatagli
o meglio " versatasi ".. -
jjackmore.
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Allora, tolto il LORO finale che mi mette un'ansia il tutto maiuscolo incredibile ahahah
Oltre alle cavolate mi è piaciuta tantissimo, un dolce sogno. Di quelli che poi la testa ti scivola dalla mano che la sta reggendo e ti svegli, di solito capita così nella vita reale. Fortuna che siamo scrittori e la vita reale non fa troppo per noi
Jack. -
Giulia Glorani.
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Ciao Al44to, ti ringrazio davvero per il tuo meraviglioso commento. E' vero che ci sono spunti di poesia perchè ho un modo, forse poetico di scrivere...ma sai che non sono capace di scrivere poesie? Non so se sia una questione di allenamento oppure d'esser portati....un po' me ne dispiaccio sinceramente...
Per quanto riguarda "versatagli", avevo scelto questa parola perchè il tè veniva versato sul taccuino e non addosos a lei, ma adesso vado a rileggermi bene il tutto, secondo il tuo suggerimento e provo a modificare!! Grazie, come sempre...perchè penso che lo scambio di critiche costruttive sia più un regalo che non una cosa per cui arrabbiarsi. Ti auguro una buona giornata!
jjackmore, ringrazio anche te, davvero molto gentile. Il loro maiuscolo era per enfatizzare, ma comprendo che possa mettere ansia eheheh.....ti auguru una buona giornata!. -
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CITAZIONEAncora meno raro era che la si vedesse stringere tra le mani uno spesso volume di carta ingiallita, e per il tempo e per colpa di qualche tazza di tè di troppo, versatagli addosso in un momento di frenesia da scrittura.
Hai ragione scusami! Versatagli si riferisce allo spesso volume di carta ingiallita! Non so perchè l'attenzione rimanga in maniera così forte ancorata a " la si vedesse ". -
Giulia Glorani.
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Ma no figurati, se l'attenzione rimane fissa lì, vuol dire che c'è qualcosa che non va, di fondo. Provo a rileggere e a capire che cos'è =) . -
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“Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.” Albert Einstein
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Bello!
Sai ambientare come in un dipinto! Si riesce a vedere fisicamente con gli occhi,
il luogo dove si svolge il racconto.
Dote non comune.
Parafrasando una nota e vecchia pubblicità: scrivi creando un'atmosfera.. -
Giulia Glorani.
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Che complimento meraviglioso questo....come iniziare bene la giornata! Un grazie sincero.... . -
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Ciao Giulia, storia dolce e delicata,anche a me è piaciuta molto l'ambientazione e la cura descrittiva e anch'io toglierei il LORO.... brava! 
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Giulia Glorani.
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Ti ringrazio Amalasunta =) .
Un finale per due |
