Il rifugio dello scrittore

Mario

Breve noir

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    In spoiler la versione originale
    " Avanti parla! Tanto lo sappiamo che sei stato te, è inutile che continui a negare"
    Il poliziotto è in piedi all'altro lato del tavolo, appoggia le mani sul piano e si sporge verso l'imputato .
    Mario si fà piccolo piccolo sulla sedia, è stanco, ha sete, caldo ma soprattutto ha paura. Questo è il terzo agente che durante la notte si avvicenda per l'interrogatorio, nessuno vuole credere alla sua versione.
    “ Lo giuro“ piagnucola “Io non le avrei mai fatto del male, io l'amavo ... era mia moglie!”
    “ Allora riferiscimi con precisione la tua giornata di ieri”
    “Ancora!? L'ho già raccontata più volte ai tuoi colleghi, sono stanco, da quanto tempo mi tenete qui?” Si guarda intorno, non c'è niente a parte un tavolo e due sedie, nella parete di fronte un grande specchio lo riflette, ha la barba lunga e i capelli grigi sono in disordine, ha gli occhi cerchiati di rosso e lo sguardo stupito di chi non ha capito cosa sta succedendo.
    Il poliziotto lo incoraggia a parlare e ammorbidendo il tono di voce continua “ Vedi Mario, lo so che sei stanco, ma ti assicuro che appena avrai confessato potrai finalmente riposare”.
    L'uomo alza lo sguardo sul suo interlocutore “Non posso confessare un delitto che non ho commesso” dice mestamente scuotendo la testa.
    L'agente si siede di fronte a lui e guardandosi le mani con finta noncuranza lo incalza sempre con lo stesso tono amichevole “Allora ti dico io come sono andate le cose” Sospira poi alza gli occhi sull'imputato e ricostruisce la sua versione dei fatti “ Ieri sei tornato a casa prima del solito e trovandola con un altro uomo non hai retto più, in un impeto di rabbia l'hai uccisa con il taglierino che manca dalla tua borsa da lavoro, ormai è fatta, devi prenderti le tue responsabilità!” Poi continua ”Cominciamo da capo, ieri mattina ti sei svegliato ...”
    “ Mi sono svegliato alle 6,30“ Si arrende Mario “Mi sono vestito e ho preso il caffè, verso le 7,00 ho salutato Daniela che era rimasta al letto e sono uscito per andare a lavorare nel cantiere”
    “E' successo qualcosa di diverso dal solito?”
    “No, mia moglie non si alza … alzava mai insieme a me, rimaneva al letto ancora un'oretta. Lei stava dormendo, l'ho baciata sulla fronte, piano piano per non svegliarla e sono uscito senza far rumore”
    Grosse lacrime gli rigano il volto e ruotano pigramente verso le labbra, Mario se le asciuga con il dorso della mano e continua la sua ricostruzione. “La mia macchina era parcheggiata sotto casa quindi in pochi minuti ero già sulla strada principale, alle 7,30 ero dentro il cantiere, noi non abbiamo cartellini da timbrare ma qualcuno deve pur avermi visto!”
    “Per ora nessuno ce lo ha confermato, nemmeno il capo cantiere anche se ammette che il tuo lavoro di elettricista è andato avanti come previsto” “Cosa vuoi che sappia il capocantiere? Quello viene la mattina presto ad aprire i cancelli poi se ne va per tornare soltanto la sera all'ora di chiusura” ribatte Mario “Lavori con dei colleghi?” “Siamo in due ma il mio compagno ieri mattina si è presentato tardi, ho fatto tutto da solo” Mario si prende la testa tra le mani, appoggia i gomiti sul tavolo e chiude gli occhi, ha la sensazione che qualcosa gli sfugga ma non è abbastanza lucido per ragionare, ha bisogno di dormire “Adesso basta! Arrestatemi oppure lasciatemi andare io non dirò più una parola”
    Da dietro lo specchio gli inquirenti seguono l'interrogatorio, sono stanchi anche loro, si guardano e scuotendo la testa uno dei due dice “C'è poco da fare non abbiamo niente contro di lui, solo qualche indizio, non c'è neppure la prova che la moglie fosse infedele, ci sono soltanto chiacchiere di paese” Sospira prima di continuare “Dobbiamo lasciarlo libero, per ora, e intanto raccogliere prove più concrete.
    La “bestia” ha adocchiato la sua prossima preda, l'iter è sempre lo stesso, le pedina per un paio di giorni, individua dove abitano, si accerta degli orari del marito e di eventuali figli poi le “contatta” in casa quando è certo che sono sole.
    Piegando la testa sulla spalla osserva la donna mentre riempie il carrello della spesa, è una bella signora intorno ai 50 anni “è così che mi piacciono, mature al punto giusto” sorride tra sé al pensiero di quello che succederà, probabilmente il giorno dopo.
    “in genere sono passive, ma non perché ho in mano un coltello, affatto, quello è un alibi, anche loro ogni tanto hanno voglia di qualcosa di nuovo e io sono pronto ad accontentarle” sorride alla cassiera mentre paga la sua birra “Anche questa avrebbe bisogno di una mia visitina”
    Zoppicando vistosamente si allontana dal supermercato.
    E' quasi mezzogiorno quando Mario esce dalla questura, è una splendida giornata di giugno e il sole gli ferisce gli occhi dopo tante ore di veglia e di oscurità.
    Non ha voluto che lo riaccompagnassero i poliziotti, ha la necessità di respirare aria pura, camminare e pensare, ci sono cose che non gli tornano ma la sua mente è lenta, ha bisogno di riposo prima di riuscire a mettere in ordine gli avvenimenti e tirare le somme.
    Perso nelle sue fantasie non si accorge della macchina che lo ha affiancato e sussulta al suono del clacson che vuole attirare la sua attenzione, è Andrea, il suo collega, quel disgraziato, se fosse venuto puntuale al lavoro lui adesso avrebbe un alibi e potrebbe concentrarsi soltanto sul dolore che sta provando per la perdita di Daniela.
    I due si scambiano frasi di circostanza poi Andrea riparte con la sua twingo gialla, Mario la segue con lo sguardo, che colore terribile per una macchina , e sul vetro posteriore c'è un grande adesivo blu di una palestra locale, ma adesso ha i suoi problemi a cui pensare .
    Non può tornare a casa in quanto scena del crimine, ma non ci andrebbe comunque, non riesce a togliersi dalla mente la scena atroce che gli si è presentata davanti agli occhi la sera prima quando è rientrato dopo il lavoro.
    “Daniela sono io, cosa hai preparato per cena? ho una fame da lupi” si toglie le scarpe e le mette come al solito sul balcone, è strano che la moglie non gli sia venuta incontro per salutarlo con un bacetto, forse è in bagno.”Daniela tesoro dove ...”
    Niente avrebbe potuto prepararlo a quello che stava vedendo, sua moglie, il suo unico e grande amore ai piedi del letto in un lago di sangue, solo il suo splendido viso è stato risparmiato dalla furia omicida. Si avvicina, cerca di capire se è ancora viva, spera di percepire un respiro, un rantolo ma niente, la sua fronte è fredda e il colorito è sparito dalle guance, è completamente nuda, il corpo martoriato da un oggetto tagliente e ci sono impronte di scarpe da uomo nel sangue intorno a lei. Mario non riesce a respirare, il dolore è una grossa mano che gli sta strizzando il cuore, lo stomaco, le viscere, cercando di trattenere i conati di vomito chiama un'ambulanza, poi la copre pietosamente con un lenzuolo.
    Il sapore amaro delle lacrime lo riporta alla realtà, le asciuga con il solito gesto della mano e si avvia verso l'unico albergo del piccolo centro dove prende una stanza per la notte.
    Il getto dell'acqua calda della doccia lava via il sudore e l'odore della morte, ma non riesce a eliminare l'angoscia che prova in questo momento. Scosso dai singhiozzi e piegato in due dal dolore si addormenta su quel letto di albergo e sprofonda in un sonno agitato.
    Si lamenta, si dimena e sogna , sogna la sua Daniela che dorme bellissima nel loro letto, si china su di lei per baciarla come ogni mattina, poi è in macchina e si appresta a partire, guarda sullo specchietto retrovisore e aspetta che passi la vettura che sta transitando piano piano, con la coda dell'occhio vede che ha qualcosa di blu sul lato posteriore, poi accende la radio e si immette in strada.
    Adesso è sul lavoro, il suo collega è ancora più in ritardo del solito, Marco sorride tra sé, a volte succede che fa le ore piccole e il giorno dopo viene con le scuse pronte ed un sacco di aneddoti piccanti sulla notte appena trascorsa. Andrea arriva trafelato e fresco di doccia “ne devi avere di cose da raccontare oggi Casanova, cos'è, la signorina non voleva più lasciarti andare?”
    L' altro lo guarda, sembra stanco “lascia perdere, non ho voglia di parlarne adesso” e si mette al lavoro di buona lena per recuperare il tempo perso. Marco osserva il suo abbigliamento “a che ti serviva un nuovo paio di scarponcini da lavoro?, la ditta ce li ha passati solo un mese fa ...”
    “OH Mario! Ho detto che non è giornata! Piuttosto prestami il tuo taglierino che io devo averlo perso.
    La bestia adesso è sotto casa della prescelta, sono le 17,00 il marito è appena rientrato e lui ha il quadro completo della situazione “Perfetto tesoro, ci vediamo domani... tuttavia devo stare più attento, l' ultima voleva fare la preziosa, non aveva intenzione di stare ferma ed è riuscita a togliermi il passamontagna” chiude gli occhi per rivivere quel momento, ha un'erezione al pensiero della lama che affonda nella carne. Massaggiandosi la guancia solcata da una profonda cicatrice si ripromette di ripetere l' esperienza. Mette in moto la piccola utilitaria e si reca sul posto di lavoro.
    Mario si sveglia di soprassalto, il suo subconscio gli ha dato delle indicazioni, ci sono cose che i poliziotti non gli hanno chiesto, momenti della giornata che non hanno avuto interesse ad approfondire perché convinti della sua colpevolezza, si alza dal letto e inizia a camminare avanti e indietro per la stanza, nella sua mente tutto combacia. Come tanti pezzi di un puzzle inseriti al posto giusto gli avvenimenti prendono significato. “Andrea ha la macchina piccola con un adesivo blu, era lui la mattina davanti casa mia, ha aspettato che me ne andassi poi è salito in casa facendosi aprire con una scusa, Daniela lo conosceva, per questo l'ha lasciato entrare. Ha tentato di violentarla e quando lei ha opposto resistenza l'ha uccisa forse proprio con il taglierino come pensano gli inquirenti. Troppe cose portano a lui, gli scarponcini nuovi perché i vecchi erano macchiati del sangue di Daniela e il taglierino che dice di avere perduto ...”
    La macchina della polizia vola a sirene spiegate verso il cantiere, c'è stata la telefonata di Mario che si autoaccusa di un omicidio “Che stronzo” dice il poliziotto “Non poteva confessare stanotte!”
    Lo trovano seduto su un gradino all'esterno dell'edificio in costruzione, ha in mano una spranga di ferro, arma improvvisata per uccidere il collega “E' stato lui ad assassinare mia moglie e io ho ucciso lui”si alza in piedi porgendo i polsi a un agente “Ora potete arrestarmi”
    Appena dentro l'edificio Andrea è agonizzante sul pavimento.
    Ieri è stato il suo venticinquesimo compleanno, aveva ricevuto due regali: dalla mamma un paio di scarponcini nuovi molto graditi e subito indossati, dalla fidanzata la notizia di una inattesa gravidanza, cosa che all'inizio lo aveva un po' sconvolto.
    Quando sente la sirena della polizia al capocantiere si gela il sangue nelle vene, sta togliendo un adesivo della palestra dal cofano posteriore della sua utilitaria.
    Fa un sospiro di sollievo quando le macchine lo oltrepassano per fermarsi all'edificio accanto, si avvicina zoppicando al capannello di gente che si è formato e massaggiandosi la profonda cicatrice che ha sul viso pensa con disappunto che domani dovrà rimandare l'appuntamento con la bella signora mora.

    - Avanti parla! Tanto lo sappiamo che sei stato tu, è inutile che continui a negare!
    In piedi, all’altro lato del tavolo, il poliziotto lo esortava a parlare. Appoggiò le mani sul piano e si sporse verso di lui.
    Mario si fece piccolo piccolo sulla sedia, era stanco, aveva sete, caldo ma soprattutto aveva paura. Quello era il terzo agente che durante la notte si era avvicendato per l'interrogatorio, nessuno voleva credere alla sua versione.
    - Lo giuro - Piagnucolò - Io non le avrei mai fatto del male, io l'amavo... era mia moglie!
    - Allora ricostruisci, con precisione, la tua giornata di ieri.
    - Ancora!? L'ho già raccontata più volte ai tuoi colleghi! Sono stanco, da quanto tempo mi tenete qui?
    Si guardò intorno, non c'era niente a parte un tavolo e due sedie. Nella parete di fronte un grande specchio lo rifletteva. Aveva la barba lunga e i capelli grigi erano in disordine, gli occhi cerchiati di rosso e lo sguardo stupito di chi non ha ancora capito cosa gli sta succedendo.
    Per incoraggiarlo a parlare, il poliziotto ammorbidì il tono:
    - Vedi Mario, lo so che sei stanco, lo sono anche io. Ma ti assicuro che appena avrai confessato potrai finalmente riposare.
    L'uomo alzò lo sguardo sul suo interlocutore - Non posso confessare un delitto che non ho commesso - Disse mestamente, scuotendo la testa.
    L'agente posizionò la sedia di fronte a lui e si mise a sedere, guardandosi le mani con finta noncuranza lo incalzò,cambiando tono, senza sforzarsi di essere amichevole:
    - Allora ti dico io come sono andate le cose.
    Sospirò, poi alzò gli occhi su di lui e iniziò a ricostruire quella che secondo lui era la versione dei fatti: - Ieri sei tornato a casa prima del solito, l’hai trovata con un altro uomo e non hai retto più! In un impeto di rabbia l'hai uccisa con il taglierino, quello che manca dalla tua borsa da lavoro. Ormai è fatta, devi prenderti le tue responsabilità! - Poi continuò - Cominciamo da capo, e vedi di dire la verità, questa volta! Ieri mattina ti sei svegliato...
    - Mi sono svegliato alle sei e trenta, come al solito. - Si arrese Mario, alzando la voce - Mi sono vestito e ho preso il caffè. Verso le sette ho salutato Daniela che era rimasta al letto e sono uscito per andare a lavorare nel cantiere.
    - E’ successo qualcosa di diverso dal solito?
    - No, mia moglie non si alza… alzava mai insieme a me, rimaneva al letto ancora un'oretta. Lei stava dormendo, l'ho baciata sulla fronte, piano per non svegliarla e sono uscito senza far rumore.
    Grosse lacrime gli rigavano il volto ruotando pigramente verso le labbra, Mario se le asciugava con il dorso della mano mentre continuava la sua ricostruzione.
    - La mia macchina era parcheggiata sotto casa quindi in pochi minuti ero già sulla strada principale, alle sette e trenta ero dentro il cantiere. Noi non abbiamo cartellini da timbrare ma qualcuno deve pur avermi visto!
    - Per ora nessuno ce l’ha confermato, nemmeno il capo cantiere, anche se ammette che il tuo lavoro di elettricista è andato avanti come previsto.
    - Cosa vuoi che sappia il capocantiere? Quello viene la mattina presto ad aprire i cancelli poi se ne va, per tornare soltanto la sera all'ora di chiusura - ribatteva Mario.
    - Nemmeno i tuoi colleghi ti hanno visto! Mario! L’hai capito che sei nella merda? Nessuno ti ha visto sul posto di lavoro, non hai un alibi e tua moglie è morta assassinata! Eri geloso? Perché l’hai ammazzata? –
    A Mario sembrava di assistere a una scena che non lo riguardava, come se stesse guardando un telefilm. Non era possibile che la sua Daniela fosse morta, e non era possibile che pensassero a lui come a un assassino. Cancellò dalla mente le ultime affermazioni del poliziotto e si concentrò sulla ricostruzione di quella maledetta giornata.
    - Ho solo un collega elettricista, ma ieri mattina si è presentato tardi, ho fatto tutto il lavoro da solo. Mario si prese la testa tra le mani, appoggiò i gomiti sul tavolo e chiuse gli occhi. Aveva la sensazione che qualcosa gli stesse sfuggendo, ma non era abbastanza lucido per ragionare. Aveva bisogno di dormire.
    - Adesso basta! Arrestatemi oppure lasciatemi andare io non dirò più una parola!

    Da dietro lo specchio gli inquirenti seguivano l'interrogatorio. Erano stanchi anche loro, si guardarono, e scuotendo la testa uno dei due disse:
    - C'è poco da fare non abbiamo niente contro di lui, solo qualche indizio, non c'è neppure la prova che la moglie fosse infedele, ci sono soltanto chiacchiere di paese.
    Sospirò prima di continuare - Dobbiamo lasciarlo libero, per ora, e intanto raccogliere prove più concrete.

    Aveva adocchiato la sua prossima preda. L'iter era sempre lo stesso: la pedinava per un paio di giorni, individuava dove abita, si accertava degli orari del marito e di eventuali figli poi la “contattava”, in casa, quando era certo di trovarla sola.
    Piegando la testa sulla spalla osservava la donna riempire il carrello della spesa. Era una bella signora intorno ai cinquanta . “È così che mi piacciono: mature al punto giusto.” Sorrise tra sé al pensiero di quello che succederà, probabilmente il giorno dopo.
    “In genere sono passive, ma non perché ho in mano un coltello, affatto, quello è un alibi. Anche loro ogni tanto hanno voglia di qualcosa di nuovo, hanno bisogno di trasgressione e io sono pronto ad accontentarle” sorrise alla cassiera mentre pagava la sua birra “anche questa avrebbe bisogno di una mia visita”
    Zoppicando vistosamente si allontanò dal supermercato.

    Era quasi mezzogiorno quando Mario uscì dalla questura. Era una splendida giornata di giugno e il sole gli feriva gli occhi dopo tante ore di veglia e di oscurità.
    Non aveva voluto che lo riaccompagnassero i poliziotti, aveva la necessità di respirare aria pura, camminare e pensare, c’erano cose che non gli tornavano, ma la sua mente era lenta, aveva bisogno di riposo prima di riuscire a mettere in ordine gli avvenimenti e tirare le somme.
    Perso nelle sue fantasie non si accorse della macchina che lo aveva affiancato e sussultò al suono del clacson che voleva attirare la sua attenzione. Era Andrea, il suo collega, quel disgraziato, se fosse venuto puntuale al lavoro lui avrebbe avuto un alibi e avrebbe potuto concentrarsi soltanto sul dolore che stava vivendo.
    I due si scambiarono frasi di circostanza, poi Andrea ripartì con la sua Twingo gialla, Mario la seguì con lo sguardo, sul vetro posteriore c'era un grande adesivo blu di una palestra locale, ma in quel momento aveva i suoi problemi a cui pensare.
    Non poteva tornare a casa in quanto scena del crimine, ma non ci sarebbe andato comunque. Non riusciva a togliersi dalla mente la scena atroce che gli si era presentata davanti agli occhi la sera prima, quando era rientrato dopo il lavoro.
    - Daniela sono io, cosa hai preparato per cena? Ho una fame da lupi - Si tolse le scarpe e le mise come al solito sul balcone. Era strano che la moglie non gli fosse venuta incontro per salutarlo con un bacetto, forse era in bagno.
    - Daniela tesoro dove...
    Niente avrebbe potuto prepararlo a quello che stava vedendo, sua moglie, il suo unico e grande amore, era distesa ai piedi del letto in un lago di sangue. Solo il suo splendido viso era stato risparmiato dalla furia omicida. Si avvicinò, per cercare di capire se era ancora viva, sperava di percepire un respiro, un rantolo, ma niente, la sua fronte era fredda e il colorito era sparito dalle guance. Era completamente nuda, il suo corpo martoriato da un oggetto tagliente e c’erano impronte di scarpe da uomo nel sangue, intorno a lei.
    Mario non riusciva a respirare, il dolore, come una grossa mano, gli strizzava il cuore, lo stomaco, le viscere. Cercando di trattenere i conati di vomito chiamò un'ambulanza, poi la coprì, pietosamente con un lenzuolo.
    Il sapore amaro delle lacrime lo riportò alla realtà, le asciugò con il solito gesto della mano e si avviò verso l'unico albergo del piccolo centro, dove prese una stanza per la notte.
    Il getto dell'acqua calda lavò via il sudore e l'odore di morte, ma non riuscì a eliminare l'angoscia che provava.
    Scosso dai singhiozzi e piegato in due dal dolore si addormentò su quel letto di albergo e sprofondò in un sonno agitato.
    Si lamentava, si dimenava e sognava. Sognava la sua Daniela che dormiva, bellissima nel loro letto, si chinò su di lei per baciarla. Poi era in macchina e si apprestava a partire, dallo specchietto retrovisore vide la vettura che si avvicinava piano, aspettò che passasse prima di immettersi nella carreggiata. Mentre la sorpassava, notò, con la coda dell’occhio, una macchia di blu sul retro dell’automobile, poi accese la radio e la voce dello speaker inondò l’abitacolo. Subito dopo era al cantiere, il suo collega era in ritardo. A volte succedeva che facesse le ore piccole e il giorno dopo arrivava con le scuse pronte e un sacco di aneddoti piccanti sulla notte appena trascorsa
    - Ne devi avere di cose da raccontare oggi Casanova, cos'è, la signorina non voleva più lasciarti andare?
    L' altro alzò lo sguardo su di lui, sembrava stanco - Lascia perdere, non ho voglia di parlarne adesso - e si mise al lavoro di buona lena per recuperare il tempo perso.
    Marco osservò il suo abbigliamento - A che ti serviva un nuovo paio di scarponcini da lavoro? La ditta ce li ha passati solo un mese fa!
    - Oh Mario! Ho detto che non è giornata! Piuttosto prestami il tuo taglierino, che il mio non lo trovo.

    Si trovava sotto casa della prescelta, erano le cinque del pomeriggio e il marito era appena rientrato. A questo punto aveva il quadro completo della situazione “Perfetto tesoro, ci vediamo domani. Però dovrò stare più attento, l' ultima voleva fare la preziosa, non aveva intenzione di stare ferma ed è riuscita a togliermi il passamontagna” chiuse gli occhi per rivivere quel momento. Ebbe un'erezione al pensiero della lama che affondava nella carne. Massaggiandosi la guancia solcata da una profonda cicatrice si ripromise di ripetere l' esperienza. Mise in moto la piccola utilitaria e si recò sul posto di lavoro.

    Mario si svegliò di soprassalto, il suo subconscio gli aveva dato delle indicazioni, c’erano cose che i poliziotti non gli avevano chiesto, momenti della giornata che non hanno avuto interesse ad approfondire perché convinti della sua colpevolezza. Si alzò dal letto e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, in quel momento, nella sua mente tutto combaciava. Come tanti pezzi di un puzzle, inseriti al posto giusto gli avvenimenti presero significato.
    - Andrea ha la macchina piccola con un adesivo blu, era lui, ieri mattina davanti casa mia, ha aspettato che me ne andassi poi è salito in casa facendosi aprire con una scusa. Daniela lo conosceva, per questo l'ha lasciato entrare. Ha tentato di violentarla e quando lei ha opposto resistenza l'ha uccisa, forse proprio con il taglierino come pensano gli inquirenti. Troppe cose portano a lui, gli scarponcini nuovi perché i vecchi erano macchiati del sangue di Daniela e il taglierino che dice di avere perduto... – Quella mattina, dopo aver dormito qualche ora, Mario vide tutto con lucidità. Si vestì in fretta e uscì dall’albergo.

    La macchina della polizia volava, a sirene spiegate, verso il cantiere. Al commissariato era arrivata la telefonata di Mario, che si autoaccusa di un omicidio.
    - Che stronzo - disse il poliziotto - Non poteva confessare l’altra notte!
    Lo trovarono seduto su un gradino, all'esterno dell'edificio in costruzione. Aveva in mano una spranga di ferro, arma improvvisata per uccidere il collega.
    - E' stato lui ad assassinare mia moglie e io l’ho ucciso - Si alzò in piedi porgendo i polsi a un agente. - Ora potete arrestarmi -
    Appena dentro l'edificio, c’era Andrea, agonizzante sul pavimento.
    Il giorno prima era stato il suo venticinquesimo compleanno, aveva ricevuto due regali: dalla mamma un paio di scarponcini nuovi, molto graditi e subito indossati, dalla fidanzata la notizia di una inattesa gravidanza, cosa che all'inizio lo aveva sconvolto.

    Stava togliendo un adesivo della palestra dal cofano posteriore della sua utilitaria, quando sentì la sirena della polizia; al capocantiere si gelò il sangue nelle vene. Il cuore ricominciò a battere regolarmente solo quando le macchine lo oltrepassano per fermarsi accanto all'edificio in costruzione. Si avvicinò zoppicando al capannello di gente che si era formato e, massaggiandosi la profonda cicatrice che aveva sul viso, pensò con disappunto che il giorno dopo, avrebbe dovuto rimandare l'appuntamento con la bella signora mora.

    Edited by Tramontana - 4/11/2017, 17:15
     
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    "A trattar le persone secondo il merito, chi mai si salverebbe dalle frustate?"

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    Opinione del tutto soggettiva, ma io il tempo presente non lo trovo adatto alla narrativa. :)
     
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    Probabilmente hai ragione Kishuseiko. In effetti era nato al passato.
     
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    Mi piacerebbe leggerla, secondo me così perde.
     
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    Domani ci lavoro, poi se mi convince cambio. Intanto grazie per la lettura :)
     
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    Figurati. Un'altra cosa (oddio, sembro una ditta di demolizioni, invece lo trovo interessante :D ): il lessico del poliziotto lo vedrei un po' più...rude :)
     
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    E rude sia. Non demolisci, tu consigli, e io apprezzo :)

    Edited by Tramontana - 20/10/2017, 21:29
     
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    Così scorre meglio secondo me.
     
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    Grazie Kishuseiko :)
     
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    Tramontana,
    storia interessante e precisa nel suo divenire. Intreccio da manuale.
    Avrei dato "più colore" al povero marito subito dopo aver commesso l'omicidio
    Tram, bello!
     
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9 replies since 20/10/2017, 15:05   76 views
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