Il rifugio dello scrittore

Il burattinaio di Praga

di Maurizio Zarino

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    "A trattar le persone secondo il merito, chi mai si salverebbe dalle frustate?"

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    “Il burattinaio di Praga” è il mio primo romanzo, un noir dai tratti forti e carico di cinismo, figlio della realtà che ci circonda.


    SINOSSI


    Enrico Innocenti è uno scrittore di origini italo-ceche, misantropo e misogino, che dopo un promettente esordio perde ogni stimolo, lasciandosi andare a un'indolente carriera priva di qualsiasi ambizione e a una dissoluta vita privata. Tutto sembra cambiare quando riceve da un ammiratore un dono, un dipinto, che risveglierà in lui la passione sopita, oltre a primordiali istinti che riverserà su Chiara, l'unica donna in grado di preservare in lui una parvenza d'umanità. Costretto a frequentare una psicologa per evitare la prigione, Enrico tenterà di scavare nel proprio passato e scoprirà un nesso tra il dono ricevuto e il padre, morto trent'anni prima. In cerca di risposte, partirà per Praga dove verrà travolto da un passato cinico e prepotente.


    ESTRATTO

    Praga è incantevole in inverno. A dire il vero lo è sempre, ma il particolare fascino delle sue vie ammantate di neve dà una sensazione di pace che raramente si prova in altri luoghi, forse più caratteristici e adatti a ospitare tutte le usanze e le tradizioni legate a questo periodo dell’anno, ma certo meno ricchi di spontaneità e colore.
    Nonostante sia nato qui, a pochi passi dalla casa che diede i natali a Franz Kafka, ho potuto ammirare questo diamante incastonato al centro di un impero che non esiste più non con gli occhi di un bambino senza preoccupazioni, ma con quelli di un adulto in cerca del proprio passato senza il quale -inutile dirlo- è impossibile sentirsi completi. In fondo, cos’è un uomo se non mente, ricordi e quel poco di bagaglio emotivo che decide di portare con sé lungo tutta la sua breve esistenza?
    Dalla mia camera d’albergo –uno spartano cubicolo di pochi metri quadrati intriso di fumo di sigaretta e solitudine- udendo l’inconfondibile e meccanico rumore di un tram che avanza lentamente sferragliando lungo i binari della Karmelitská, non riesco a non pensare che anche la vita di ogni essere umano, pur districandosi tra mille vie e incroci, sia inevitabilmente destinata a raggiungere una meta prefissata, senza possibilità alcuna di deviare dal percorso stabilito; questo temo di averlo imparato a mie spese e il conto è stato molto più salato del previsto.
    Nonostante la stanchezza, non voglio ancora mettermi a letto per godere del meritato riposo: in questo momento vorrei avere il conforto di un vecchio amico, uno qualunque, uno dei pochi, con cui condividere del vino e magari del caffè caldo, ricordando il passato e tirando le somme delle reciproche esistenze, invece mi ritrovo da solo a rivivere cento e più volte nella testa tutti i fatti degli ultimi mesi.
    Vorrei poter giustificare le mie azioni e convincermi che la colpa di tutto sia di qualcun altro, ma alla fine di ognuna delle mie riflessioni giungo alla conclusione che se dopo la morte dovesse esistere qualcosa di simile all’inferno, io vi trascorrerò l’eternità non per aver ucciso a sangue freddo, ma per tutto ciò che ho fatto in seguito.
    Se le circostanze non fossero tanto tragiche, tutto questo potrebbe quasi avere i contorni di una favola nata dalla mente di un vecchio scrittore, troppo innamorato dei suoi personaggi per farli scomparire tra le pagine di qualche polveroso romanzo, tanto da donargli un ultimo e indimenticabile palcoscenico; infatti, solo dalla mano di un folle scribacchino sarebbero potuti nascere il pittore, Jonas Abraham, e soprattutto il burattinaio, Andreas Vaniek, immagini riflesse di ognuno di noi, di tutto ciò che abbiamo di più oscuro e recondito nel nostro animo.
    Domani tornerò in Italia, ponendo novecento chilometri tra mente e cuore; forse stanotte dovrei prendere il laptop e buttare giù qualche riga per cercare di svuotare la testa da questi ossessivi ricordi, come vorrebbe che facessi la mia psicologa, ma non mi sento ancora pronto a raccontarle la mia storia: per il momento preferisco che gli avvenimenti degli ultimi mesi restino prigionieri, bloccati in quella sorta di anello che si ripete all’infinito nella mia testa come una giostra impazzita.
    Senza mai discostarsi da quello che pare un preciso e sensato ordine di eventi e sensazioni, questo loop inizia sempre nello stesso modo, nello stesso giorno, nello stesso luogo: il ricordo era quello delle piccole fitte alla base della schiena, simili a brevi e intense pugnalate appena sopra l’osso sacro, provocate dalla postura composta che ero costretto a mantenere mentre sedevo sulla poltrona posizionata accanto alla finestra, nello studio di Anna De Amici, dottoressa in psicologia da quanto si poteva evincere dall’attestato appeso accanto alla sua scrivania.
    Il traffico milanese, costantemente congestionato, che sfilava tre piani più in basso, non produceva alcun rumore all’interno di quell’ambiente così rassicurante quindi -eccettuato quel sopportabile fastidio- avevo tutto il tempo di dedicarmi a stimoli certamente più gradevoli mentre la psicologa, con tono professionale e con il suo abituale e flemmatico eloquio, insisteva nel tentare di motivare in qualche modo la mia misantropia.
    Non riuscivo a smettere di fissare le sue gambe e non cercavo in alcun modo di nasconderlo: partendo dalla scarpa, il cui sobrio tacco si confaceva perfettamente al suo rigoroso look, lo sguardo percorreva il suo arto senza sosta, lentamente, come se stesse affrontando una piacevole ma ardua scalata, facendo tappa sulla sua sottile caviglia, sul polpaccio sodo e femminile al tempo stesso e sul ginocchio ossuto, per poi bloccarsi sulla piccola porzione di coscia che la castigata gonna del tailleur lasciava intravedere; era la prima volta che lo indossava, almeno durante le nostre sedute, ma mi piaceva pensare che lo avesse fatto per me, per apparire più elegante del solito e in qualche modo dimostrare che ai suoi occhi non ero un paziente come gli altri.
    Da due mesi avevo iniziato un ciclo di sedute per cercare di approfondire e se possibile, mitigare alcuni aspetti della mia prevaricante e antisociale personalità che data l'obbligata frequentazione di ambienti culturali e pubblici, davano di me un’immagine poco lusinghiera.
    Stando a quanto afferma il mio editore, anche se sospetto che a volte lo dica solo per permettermi di conservare un minimo di dignità, di mestiere faccio lo scrittore, con una particolare predilezione per romanzi psicologici e biografie; nulla a che vedere con alcuni celebrati contemporanei i cui nomi preferisco non citare, tenuto conto che la fama dei miei scritti non oltrepassa neppure i confini nazionali, ma nonostante ciò riesco a mantenere un discreto tenore di vita, agevolato in tal senso dal non avere alcun legame affettivo.
    Potrei dilungarmi per ore parlando del matrimonio e dei devastanti effetti che produce sulla psiche umana, ma non si ricaverebbe nulla di utile dall’esporre il mio punto di vista nei riguardi di un simile argomento, se non la mia propensione a ritenere le donne poco più di un appagante diversivo.
    Giorni fa, affacciandomi casualmente alla finestra del mio appartamento, un rumore ha attirato la mia attenzione. Dopo aver osservato l’ambiente circostante, mi sono reso conto che si trattava dello sbattere d’ali di un piccione proveniente dal tetto dell’edificio di fronte; la povera bestiola, inerme, era avversata da un corvo che, convinto e spietato sostenitore della teoria della selezione naturale, lo stava divorando con ripetute e profonde beccate; di tanto in tanto la preda trovava in sé la forza per un disperato sussulto, nella vana speranza di sottrarsi al suo destino, ma senza ottenere nulla più di qualche istante di tregua.
    Spesso è dalla natura che si traggono gli insegnamenti più utili e io, modesto rappresentante della categoria, non sono mai stato disposto a sottomettermi alle vessazioni di miseri corvi, pure se muniti di un discreto fascino.
    Mi rendo conto che tali affermazioni rischino di etichettarmi come misogino, ma nonostante i miei rapporti col genere femminile non siano mai andati oltre la sfera fisica, più in là del mero piacere carnale, non significa che non abbia mai frequentato donne dotate di un discreto intelletto o con mirabili qualità morali, sebbene siano proprio queste ultime a stimolare i miei istinti più crudi e a suscitare in me desideri più intensi.
    A ogni modo, sono conscio del fatto di essere un burbero, cinico ed egocentrico, qualità che solitamente vanno coltivate con attenzione e cura. Si tratta infatti di un lungo processo evolutivo che di solito avviene tra i quattordici e i diciassette anni, ma per quanto mi riguarda la questione è molto più semplice: della vita precedente al momento in cui, da bruco qual’ero, sono uscito dal bozzolo tramutato in uno splendido e leggiadro verme, io non possiedo nessun ricordo, sebbene abbia la certezza –forse solo un'inconscia sensazione- che ci sia stato un tempo in cui ero un normale essere umano e spettava alla sensuale professionista con cui mi stavo confrontando scoprire la causa di un simile mutamento.


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    Enrico Innocenti è uno scrittore cinico e disilluso, che si ritrova impantanato nel classico “blocco dello scrittore”, e in una vita apparentemente vuota, priva di rapporti umani, se non quello fittizio con un'attraente psicologa e quello freddo e distaccato con una madre sempre stata assente. Nel marasma di un'esistenza lasciva e dissoluta, però, un dono inaspettato lo sconvolge: è un macabro dipinto, dai toni, figure e colori angoscianti. Tale omaggio risveglia in lui dei ricordi e delle sensazioni che lo spingono a fermarsi, finalmente, per guardarsi intorno. Qualcosa sta accadendo, o è accaduto, ed Enrico deve comprenderne i meccanismi, poiché soltanto in quel modo capirà anche i propri, allargherà le maglie del suo passato e comprenderà il perché dei suoi rancori.
    Decide, allora, di tornare nella sua città natale: Praga e di mettersi sulle tracce dell'autore del dipinto. Sul suo cammino diverse figure, chi violente, chi misteriose, si succederanno e ostacoleranno il suo percorso verso la verità, a tal punto da spingerlo a svegliare quella parte sedata di se stesso, quella che ultimamente faceva spesso capolino. Dopo fughe, lotte e tentativi di depistaggio, la verità verrà a galla e mentre i pezzi del puzzle troveranno la loro giusta collocazione, anche i pezzi del suo animo riusciranno a riassemblarsi, per dar voce al “mostro” interiore che ognuno di noi cova nel profondo.

    L'opera è un thriller dalla forte introspezione psicologica.

    Il messaggio che traspare non è così evidente come sembra, ma potrebbe mutare a seconda del lettore, della sua coscienza e del suo modo di concepire il Bene e il Male.

    I temi trattati sono la ricerca di se stessi, l'avidità sentimentale e l'incapacità di amare, il Viaggio inteso sia come spostamento fisico in luoghi reali, che temporale, attraverso le epoche e i ricordi del passato. Più nello specifico, è possibile riscontrare due temi molto ricorrenti:
    -la Violenza di quei soggetti Dominanti, che con pressioni sia fisiche che psicologiche, hanno bisogno di manipolare gli altri per sentirsi immortali. Dunque esercitano un potere subdolo e meschino, rafforzato dalla difficoltà dei Manipolati stessi di liberarsi. Questi ultimi, infatti, non hanno la forza di rinnegarli, di condannare le loro azioni deplorevoli o denunciarli, e li subiscono per un recondito bisogno di essere giostrati, proprio come burattini.
    «Dimmi solo una cosa. Sei fiero della tua vita?» Lo sentii sospirare. «Non è mia. Appartiene al burattinaio.»
    (p.206). Edizione del Kindle.
    «Tu sei arrivato fino a qui solo perché lui te l’ha permesso. Non sei altro che un burattino nelle sue mani, tutti lo siamo.»
    (p.199). Edizione del Kindle.
    «Ma lei è un burattino da quando è nato, ancora non l’ha capito?... ».
    (p.178). Edizione del Kindle.

    -la natura tormentata di un artista, e nello specifico di uno scrittore, che non sempre è un filantropo o scrive per compiacere un pubblico.
    CITAZIONE
    «Perché io non l'ho mai voluto fare, questo mestiere. Non ho mai voluto che migliaia di persone sapessero chi sono, come vivo, cosa faccio. Io volevo scrivere solo per me stesso... » (pp.58-59). Edizione del Kindle.

    Ma che deve farlo per necessità, perché non può fare altrimenti e nonostante detesti i risvolti “umani” del comunicare e trasmettere le proprie idee o storie, sa di non poterne fare a meno.
    CITAZIONE
    «Essere uno scrittore è come risvegliarsi un giorno e accorgersi di avere come un fuoco dentro lo stomaco... alcuni lo vedono come un male da estirpare, altri scelgono di conviverci e di tenerlo sotto controllo scrivendo... Tu devi scrivere per vivere, non per sopravvive». (pp.59-60). Edizione del Kindle.

    Dopo aver letto l'ultimo capitolo del romanzo, ci si chiede: qual è il vero confine tra il Bene il Male? Abbiamo tutti noi un limite oltre il quale arriveremmo a compiere gesti inaccettabili? Abbiamo tutti noi una parte oscura e malvagia che potrebbe prendere il sopravvento su quella “buona”, e quanto è profonda e nascosta? È davvero così sedata? Quanto le serve perché si risvegli, e soprattutto, saprei tenerla a bada se venisse fuori?

    La caratterizzazione dei personaggi è buona ed efficace, poiché permette al lettore di comprenderne bene la psicologia. Tuttavia una maggiore descrizione dei connotati fisici, dei modi di vestire, di fare e, in generale, maggiori dettagli sul loro aspetto avrebbero permesso di fissarli bene nella mente, così da lasciarne una traccia più indelebile. Il mio preferito è il protagonista, poiché il suo modo di essere tormentato e introverso, refrattario ai sentimenti e alle tenerezze umane, lo rende inevitabilmente irritante ma attraente.

    Non ho notato particolari Deus ex machina, se non forse per l'intervento dell'avvocato Noto.
    La sua scelta di inviare il dipinto a Enrico risulta leggermente forzata, visti i risvolti successivi. Si arriva, infatti, alla fine pensando che lui abbia un ruolo molto più decisivo e determinante, per poi scoprire che i motivi che l'hanno spinto a fare ciò che ha fatto non sono fortemente giustificati.
    «Ormai non mi resta molto, quindi ho voluto divertirmi a mescolare le carte, a spingerla verso la verità.». (p.178). Edizione del Kindle.


    L'opera presenta diversi punti di forza. Prima di tutto le ambientazioni sono ben descritte e hanno grande fascino. Praga viene ripresa nei vicoli più malconci, nei locali più lerci e decadenti, ma anche nelle strade più vive e colorate. Se ne possono intuire le tradizioni e persino il freddo pungente di una neve quasi onnipresente. In secondo luogo i personaggi sono inseriti bene, si succedono senza sovrapporsi e hanno tempistiche tali da lasciare il tempo di farsi metabolizzare. Il protagonista è volutamente poco empatico, arrogante, molto poco delicato e non è lì a reclamare le simpatie di chi ne segue l'evoluzione, e forse proprio per questo risulta attraente.
    La sua struttura è molto equilibrata: l'inizio è rapido, scorre in modo fluido, ci permette di comprendere subito la psicologia di Enrico, senza mai stancare, e di immergerci nella sua vita. Inoltre ci fornisce tutti gli elementi necessari per affrontare il corpo centrale, descrivendoci il personaggio della madre, quello della psicologa, del suo editore e della donna che ha “amato” e ferito. In poco tempo si intuisce la Domanda Drammaturgica principale, ovvero: cosa c'è dietro quel quadro? Perché tanta violenza? Che nesso c'è tra il quadro e il passato di Enrico? Qual è il suo passato?
    Il corpo centrale è pieno di elementi interessanti. Comprende il viaggio, le indagini e l'ingresso di diversi personaggi chiave. Non annoia mai, è dinamico, non è mai prevedibile.
    Il finale segue una corretta costruzione climax-crisi-conseguenze, dove le rivelazioni colpiscono e il finale particolarmente originale, sconvolge e turba, suscitando non pochi dissidi interiori.
    Per quanto riguarda i punti deboli: manca un po' di pathos nelle scene che avrebbero potuto impressionare maggiormente attraverso un uso più accurato dei dettagli. Non si riesce bene ad “annusare”, “toccare”, “udire” alcune scene, poiché a volte sono prive di elementi sensoriali che avrebbero permesso al lettore di viverle. Inoltre, nella parte iniziale, il protagonista appare cinico più a parole che a fatti. La descrizione di abitudini quotidiane, reazioni, modi di fare o di dire schietti, arroganti o scortesi avrebbero impresso la sua natura in modo più efficace, nell'immaginario del lettore.

    Lo stile dell'autore è chiaro ed essenziale. Non presenta un vocabolario complesso, articolato o ridondante, ma semplice ed efficace.

    Consiglierei questo libro per l'interessante evoluzione psicologica di un uomo comune, dal passato oscuro, che dirotta verso esiti molto originali. Lo consiglio perché per essere un romanzo di esordio, è un ottimo esempio di buona scrittura, che non scade mai in retorica gratuita, scene scontate o trame prevedibili, ma ha un abito molto internazionale e accattivante.

    A Maurizio: spero che tu possa continuare su questa strada intrapresa e non perdere mai la voglia di scrivere storie alternative, di mostrare l'altra faccia della medaglia, di avere il coraggio di parlare di cose scomode e sconvolgenti, senza paura di esporsi o di smuovere eccessivamente le corde dell'animo umano.
    CITAZIONE
    «... Nelle mani e nella mente di uno scrittore c'è un potere immenso, qualcosa che armi e denaro non potranno mai distruggere. Non dimenticarti mai che si può scegliere di scrivere, ma non si può scegliere di essere uno scrittore... ».
    (p.59). Edizione del Kindle.


    Edited by EmmeTi - 10/2/2018, 01:29
     
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    Wow. Questa non è una recensione, è una radiografia. Comunque grazie :D
     
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  4. FraScribit
     
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    Complimenti per la pubblicazione!
     
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  5. EmmeTi
     
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    CITAZIONE (KISHUSEIKO @ 16/2/2018, 18:37) 
    Wow. Questa non è una recensione, è una radiografia. Comunque grazie :D

    Beh, questo è lo scopo della nuova sezione :D
    Comunque è stato un piacere! :)
     
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    CITAZIONE (FraScribit @ 16/2/2018, 20:12) 
    Complimenti per la pubblicazione!

    Grazie :)
     
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5 replies since 18/10/2017, 16:09   180 views
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