Il rifugio dello scrittore

Tutorial - L'interpunzione nel discorso diretto

Come intercalare la voce narrante con la parlante

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    Carissimi,

    affrontiamo questo argomento per accendere, almeno una candela, sulle numerose incertezze riscontrate qua e là nelle discussioni del forum. Non si tratta di regole né di consolidamenti avvenuti tra canuti accademici; sono semplici suggerimenti.

    Partiamo con i segni, comuni e non comuni, che possiamo/vogliamo usare.

    Le virgolette caporali, dette anche sergenti, non sono d'obbligo, ma le consigliamo per la – sebbene opinabile – bellezza grafica.
    Si ottengono come segue:
    aperte = Alt+174 (per i numeri, parliamo di quelli sul tastierino numerico. Alt resta premuto fino al termine della digitazione).
    chiuse = Alt+175
    Avremo:
    «Frase del parlante».

    Faremo molto volentieri a meno di:
    <<frase del parlante>>.
    poiché, dal punto di vista grafico, risultano "non bellissime".

    Possiamo, volendo, usare quelle alte:
    "Frase del parlante".
    Ma in tal caso non potremo usarle quando vorremo "virgolettare" una frase o una parola per segnalare la sottolineatura tonale che vogliamo trasmettere al lettore.

    Oppure due trattini (lunghi) spaziati:
    – Frase del parlante. –
    Lo faremo se non abbiamo intenzione di usare gli incisi, né per il narrato né per il testo intercalato* tra parlante e narrante.

    Persino due apici (apostrofi)
    'Frase del parlante'.

    Vetusti ma sempre validi, due trattini bassi:
    _Frase del parlante._

    Possiamo notare che l'unica costante dell'interpunzione, in tutti gli esempi, è il punto fermo.
    Nessuno ci impedisce di usarlo all'interno delle caporali:
    «Frase del parlante.»
    Tuttavia, dal punto di vista grafico, risulta all'occhio come una sorta di inciampo. La ragione sta nel fatto che l'occhio, al termine di una proposizione o di un periodo compiuti, oppure prima di un nuovo capoverso, è abituato alla presenza del punto fermo.

    Le ragioni del punto fermo, ineludibile, stanno in quelle frasi – del parlante – che hanno una conclusione.
    Quindi, a frase conclusa, possiamo usare:
    «Dannazione!» esplose, frustrato.

    L'esclamativo, che è un punto fermo, in questo caso, al pari dell'interrogativo, abita comodo all'interno delle virgolette caporali, e dunque possiamo proseguire in minuscolo con la voce narrante.

    Vediamo ora un altro esempio in cui un altro punto fermo sta all'interno delle virgolette:
    «Ti devo molto...» confessò con un filo di voce.
    Abbiamo compreso che i punti di sospensione sono, a tutti gli effetti, punti fermi. Vale dunque la medesima ragione esposta sopra, con l'esempio dell'esclamativo in un discorso diretto concluso.
    Le varianti che concernono: "maiuscola sì, maiuscola no" dopo i puntini, sono nell'ultimo pragrafo di quest'altro tutorial.

    Ora vogliamo usare una frase del parlante, conclusiva e col punto fermo all'esterno delle caporali:
    «Non ho nulla da aggiungere». Sancì Jack, con la solita espressione marmorea.

    Nulla che stia alla destra di un punto fermo, all'esterno delle virgolette, potrà iniziare con la lettera minuscola poiché questa è una regola – ineludibile – che dà giustizia alla corretta interpunzione.


    *L'intercalo tra parlante e narrante


    Si tratta di un "puzzle" composto da frammenti che appartengono sia alla voce parlante che alla voce narrante:

    «Dimmi...» accennò insicuro «... cosa posso fare...» mentre il sudore luccicava sulla fronte «... per te?» poi tacque e attese la reazione di Marta.

    I puntini dell'esempio sopra non sono obbligatori ma rendono bene l'incertezza, la titubanza, la cautela verbale del parlante.

    Vediamo, lo stesso annidamento, con l'uso dei trattini che separano e distinguono la narrante dalla parlante:

    «Dimmi... – accennò insicuro – ... cosa posso fare... – mentre il sudore luccicava sulla fronte – ... per te?» poi tacque e attese la reazione di Marta.

    La differenza consiste nell'annidamento della narrante nella parlante in modo distinto, soltanto per aiutare l'occhio, e abbiamo usato due sole caporali: una per iniziare, l'altra per concludere il discorso diretto. Abbiamo usato la voce narrante alla stregua di ripetuti incisi che la distinguono (all'occhio).

    Ora, sempre con due sole caporali, vediamo il parlante senza incertezze né titubanza, cioè senza l'uso dei punti di sospensione:
    «Dimmi, –esordì sicuro– cosa posso fare –con i muscoli del volto tesi– per te?» poi tacque e pretese la risposta di Marta.

    Come abbiamo risolto?
    Con un benedetto corsivo corredato da trattini (lunghi) serrati, che ci hanno permesso una distinzione netta, evidente, messa in atto con una bella grafica, pur nel rispetto ferreo che meritano le regole dell'interpunzione. Se avessimo fatto al contrario (corsivo per il parlante), avremmo ottenuto il medesimo buon risultato. Ma se optiamo per un metodo/formula, dobbiamo mantenere rigorosa la costanza, dall'incipit fino all'ultima frase dell'intero racconto o romanzo.

    Ogni dubbio si scioglie in base a questo semplice accorgimento:

    Se il punto fermo è fuori dalle virgolette, occorre a seguito la lettera in maiuscolo poiché la stessa è situata immediatamente alla destra del punto fermo.





    Fonte: autonoma (me medesimo).
     
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