Il rifugio dello scrittore

Accenti gravi e accenti acuti?

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  1. Anemonephobia
     
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    Salve. Sarebbe possibile conoscere le regole di utilizzo di questi due tipi di accento? Non ricordo che mi sia mai capitato di averli scambiati, tuttavia, ho bisogno di ricordare. Molte grazie.
     
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    Grazie Anemone, mi dai una grossa occasione per spiegare una cosa importante.
    Per quanto riguarda la scrittura, l'unica vocale che esige la diversificazione è la E.

    In pronuncia le cose sono ben diverse...

    Come dicono gli insegnanti di dizione, noi italiani non abbiamo solo cinque vocali, bensì sette.
    Difatti abbiamo:
    a (inalterabile: si pronuncia sempre alla stesso modo, con suono "aperto", come se avesse l'accento grave). Ah! è uguale alla A di arancia così come la A di città.

    e (alterabile: si pronuncia sia come quando è cupula [ è ] con suono "aperto" e sia con suono chiuso, quando parliamo della semplice congiunzione, ma anche quando la segniamo con l'accento acuto in quelle parole che richiedono la pronuncia della E "chiusa" [perché, trentatré, sé {nominale} ma anche il se della frase ipotetica si pronuncia con la E chiusa [ accento acuto ].
    In scrittura: poté (lui), scuoté, affinché, purché...
    In pronuncia: ballétto, stivalétto, gallétto, grillétto...]).
    Ergo: é [al posto di è {copula}], , e perchè, in italiano, NON esistono.


    é (si segnala in fine parola, e si lascia senza segno se all'interno [vedi sopra])

    i (in passato, si usava - anche - í [per segnalare il suono particolarmente chiuso di una I finale]).
    Invece, per segnalare l'unione contratta della doppia ii [finii, gioii, mi pentii...)
    si usava l'accento circonflesso î, che risultava molto utile per distinguere l'accezione specifica in caso di parole omografe (principi [plur. per i figli dei re]) e principî [plur. di principio] per chiarire il fatto che si trattava di quei pensieri fondamentali e morali, insiti in ognuno.

    o (si pronuncia come io ho e, se non necessita dell'accento quando si trova in fine parola, resta una O senza segno, tranne...
    ... in pronuncia, luogo in cui la O può assumere due suoni diversi, anche nella stessa parola (suono aperto e/o chiuso). La pronuncia è sempre chiusa in fine di parola:
    pòmódòró, còrridóió, pròmóntòrió, azióne, fórse, fòrza, móndiale, mónte, móntagna, Móntécitòrió... ... quéstó ó quélló?

    La pronuncia della ó (vedi sopra: quando la O è chiusa, le labbra fanno un cerchietto, come quando vogliamo fischiettare. Con la O aperta [ò] spostiamo la bandibola verso il basso, mentre con la O chiusa [ ó ], la mandibola non si muove, e le labbra si contraggono per formare quel cerchietto.
    u (inalterabile: si pronuncia sempre alla stesso modo, con suono "aperto")
    Per "vizi" dialettali, la U, a seconda della zona, la pronunciamo iU oppure oU.

    Edited by Axum - 16/9/2018, 22:38
     
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1 replies since 21/5/2018, 18:10   141 views
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